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L’APPELLO / Gilda De Caro: Aiutateci a salvare la Biblioteca Civica di Cosenza

di GILDA DE CAROCamminare per le strade di Cosenza mi appaga molto, ho degli itinerari preferiti, una meta speciale attualmente è corso Plebiscito, dove da pochi mesi si è aperto uno scenografico panorama su tutta la città, la confluenza dei fiumi, i colli e i monti verso il mare, il corso del Busento che scende dalle gole di Paterno, dove ipotesi molto credibili collocano la leggendaria tomba del re distruttore e poi distrutto, aperta la valle del Crati e il Pollino sullo sfondo. Ma in questi ultimi mesi evito le passeggiate: incontro conoscenti e persone sconosciute che mi fermano e mi pongono una domanda che mi dà disagio. «A che punto siamo con la Biblioteca?».  «Che dobbiamo fare ancora?» – si è risolta la condizione dei dipendenti – «Li hanno pagati, li pagano e il Sindaco che dice?».

Cerco di rispondere raccontando quello che come Civicamica si è messo in atto, le iniziative, la celebrazione dei 120 anni della Civica, che hanno registrato successo e affluenza di cosentini con il supporto di Comune e Regione, che il Presidente della Provincia  ha reso operativo l’accordo di collaborazione con la Nazionale, mettendo al lavoro i tirocinanti della Regione, che a sua volta ha  predisposto finanziamenti in bilancio e assegnato bandi vinti, ma poi mi stringo nelle spalle e ho difficoltà a dire che ancora nonostante mesi e mesi di impegno e contatti e discussioni, la situazione non è molto cambiata, nonostante gli indirizzi positivi della nuova direttora  di recente nomina. 

Mi scatta un meccanismo, vorrei, con le dovute proporzioni del caso, avere per un istante la forza persuasiva di Caterina da Siena , quando scriveva a Gregorio XI nel 1376 : «E con questi modi voi verrete e averete la riformazione delli buoni pastori della Santa Chiesa… Ma confortatevi, e venite, padre, e non fate più aspettare li servi di Dio, che s’affliggono per lo desiderio»  o quando si rivolge a Bernabò Visconti:  ” E è di tanta fortezza  questa città e di perfetta signoria, che né dimonio né creatura né la può torre, se voi non vorrete. Ella non si perde mai, se non per lo peccato mortale».

Ecco vorrei avere la forza di parola per dire a chi ne ha le prerogative e il potere: «ma che si aspetta? Perché non risolvere una volta per tutte la questione della Civica cosentina?».

È evidente che non ho il sacro fuoco della Santa, ma forse un poco di tenacia la possiedo insieme a molti altri cosentini, che non demordono verso la questione. Certamente quello che accade nel mondo attira l’attenzione come, per esempio, New York Internatioanl Antiquarium Book Fair, appunto una fiera del libro antico, che si è tenuta a New York nella settimana di mezzo marzo, presenti le più importanti librerie antiquarie, in maggior parte italiane con le università inglesi e americane. Un appuntamento che costituisce una sorta di borsa valore di incunaboli e cinquecentine, e altre preziose rarità acquistate e vendute a cifre molto significative.  

Successiva alla lettura dei giornali, si accende l’attenzione e si riflette  sull’enorme patrimonio della nostra Biblioteca, come le edizioni nei secoli della Comedia dantesca e di altre opere dell’Alighieri, stampate, annotate  da altri autori  come Foscolo, Mazzini, Gioberti, illustrate da artisti raccolti da Alinari o quella torinese con i dipinti di Dante Gabriele Rossetti, opere stampate a Londra a Berlino a Venezia a Napoli, edizioni di versioni  in dialetto calabrese, napoletano, siciliano, cosi per l’Orlando Furioso, di cui sono presenti numerose edizioni con commenti di illustri autori, adornate da incisioni e illustrazioni di delicata bellezza, di cui la più antica e importante è quella del 1580, Valgrisi Venezia: «tutta ricorretta e di nuove figure adornato, con gli avvertimenti e le dichiarazioni di Jeronimo Ruscelli, la vita dell’autore descritta dal signor Giovan Battista Pigna» o  una edizione del 1575 : de Rime e Satire di  M. Ludovico Ariosto da lui scritte nella sua gioventù con l’annotazione intorno a’ concetti e brevi dichiarazioni d’alcune historie che in esse si contengono  di Messer Francesco Turchi trevigiano. In Venezia appresso Giuseppe Gugliemo.      

Che dire di Tasso, numerose le edizioni nei secoli, ma certamente la più pregevole quella del 1583, ancora in vita l’autore: “Delle Rime e delle Prose del signor Torquato Tasso, edizione adornata con vaghe figure, Napoli”.  Poi Telesio e gli umanisti suoi coevi, trattatistica del Seicento e i volumi originali de L’Encyclopedie e altro e altro ancora di più antico e prezioso.  L’elenco è lungo, perché vasta è la collezione di opere pregevoli e importanti.  

La città deve esserne consapevole! Di tanto valore se ne deve avere contezza, a che non si pensi che la Biblioteca Civica sia un “carrozzone” o uno stantio istituto solitario e silente. Credo sia giusto valutare con accuratezza il rapporto costi benefici, visto che va tanto di moda monetizzare ciò che per sua propria natura non lo sarebbe, ma tant’è, non ci si deve ritrarre nemmeno a parlare di pecunia. Attualmente il costo complessivo annuale, secondo un calcolo all’ingrosso ricavato da ciò ch’è stato pubblicato, si aggira intorno a 174 mila euro annue, importo comprensivo dei costi di dipendenti, spese di funzionamento, servizi e consulenze, pari a 14 mila euro mensile. 

I dipendenti sono solo quattro, mentre dovrebbero essere oltre venti secondo l’organico iniziale, reagiscono alla situazione in modo esemplare, resistono e sopportano intrecciando la loro condizione con la preoccupazione per il futuro della Biblioteca. Accolgono i visitatori, che indecisi salgono l’imponente scalone, perché guidati da una Lonely Planet, accompagnano gli studenti, che dai paesi della provincia verso la  città storica e per volontà di una loro insegnante che ha frequentato la Civica per la tesi di laurea, approdano  e fanno oh, oh di stupore per la solennità del luogo, i dipendenti non si ritraggono.  

Nonostante i loro sforzi si realizza molto poco delle numerose funzioni,  che il regolamento redatto dall’Associazione Nazionale Biblioteche  prevede: i servizi fondamentali, quali conservazione e consultazione  sono assicurati, ma non per i libri rari, il prestito è limitato al catalogo generale, escluso altri, non c’è nessun intervento per la promozione della lettura, da anni non è programmata nessuna iniziativa verso i giovani e gli studenti, non si propone nessuna attività di ricerca bio-bibliografica o bibliografica così utile nella formazione dei giovani, non è in atto nessun intervento attivo di cooperazione interbibliotecaria verso altre istituzioni fuori regione o oltre, non c’è nessuna previsione dello sviluppo di fondi o acquisti di particolare rilievo, la multimedialità è inesistente dopo la realizzazione di un progetto con fondi regionali che ha visto per un triennio una vigorosa attività  in questo settore, verso le scuole e il mondo giovanile. Dunque il primo importante problema è lo sviluppo di tutta la potenzialità che la Biblioteca possiede come motore culturale nella città.  

Dopo il pensionamento del dott Pisani una caligine si è addensata sulla funzionalità della Civica, è stata realizzata la ristrutturazione dell’edificio, ma nulla si è fatto per sviluppare la forza cultuale che in essa è insita. Per assolvere a un simile compito occorre investire risorse, che avrebbero una immediata ricaduta occupazionale per i giovani laureati cosentini: una tale prospettiva riguarda tutte le istituzioni pubbliche a destinazione culturale, non si capisce perché questa dimensione viene trascurata o ignorata. Civicamica richiama a una scelta, ed è importante scegliere di investire sulla Biblioteca, magari ci sarà qualche selfie in meno, ma può essere che i giovani cosentini saranno migliori, forse meno Pop, ma sicuramente migliori.

In sintesi, Civicamica sente di avanzare alcune ipotesi, praticabili e di immediata realizzazione, non alternative e conciliabili l’una con l’altra.

  1. a) la prima immediatamente realizzabile, aprire il Consiglio di Amministrazione alle forze economiche più rappresentative nella realtà territoriale per reperire risorse e progettualità secondo quanto prevede lo Statuto. Questa ipotesi rafforzerebbe il ruolo dell’Accademia Cosentina, che conserverebbe della Biblioteca la proprietà e l’indirizzo.
  2. b) il Comune acquisisce l’edificio e l’intera Biblioteca, si risolve la vicenda con il Demanio con una pianificazione triennale, e il conferimento dell’autonomia di gestione con personale qualificato di elevato profilo specifico pubblicamente selezionato.
  3. c) la Provincia, con delega regionale, acquisisce la gestione della Civica unitamente a tutte le biblioteche storiche costituendo un polo bibliotecario provinciale per il potenziamento dei fondi storici antichi e rari, che andrebbe a rafforzare di ogni territorio la tradizione culturale, di cui la Provincia di Cosenza è ricchissima. 
  4. d) l’affidamento tramite bando a gestione esterna, sempre dopo aver definito con chiarezza lo status degli attuali dipendenti, ora quattro, tra poco tre.

La Biblioteca Civica rimane pur nelle sue incertezze luogo di apprendimento, di silenzio e riflessione e anche di incontro. Ogni volta che là vado, mi accade di trovare persone e casi di studio e ricerche: una volta le studiose dell’Istituto Telesiano, deluse perché non possono” vedere” l’edizione del De Rerum Natura, proprio quell’edizione, alla ricerca di chiose o segni di  particolare importanza per gli studiosi nel mondo, un’altra volta l’accademico di Pedagogia che nonostante l’età ricerca nei giornali d’epoca eventi e situazioni circa le condizioni educative d’inizio secolo,  poi mi imbatto nel giovane studioso di storia dell’arte, aderente a Civicamica, impegnato in una sua ricerca , che incontra nel suo percorso gli articoli sul Giornale di Calabria  del ’72 in cui  il direttore Pisani lancia appelli sulla condizione della biblioteca e sul ritardo cronico delle elargizioni da parte degli Enti, o un attore, cosentino  attivo in Francia impegnato in una ricerca su Giangurgolo perché ha in mente uno spettacolo da portare in Francia e poi in Italia, o un anziano e  assiduo frequentatore di Rose, imprenditore agricolo in pensione, che rimpiange di non aver potuto studiare nella sua prima vita e ora dimentica orario e pranzo immergendosi nelle antiche storie alla ricerca delle origini della sua famiglia e del suo paese . 

Eccola, l’avventura di una giornata in Biblioteca.  Nessun rinvio è ormai possibile.

Prima del covid e nei periodi di apertura le cose sono andate avanti. Cosenza era stata coinvolta nei finanziamenti Cipe con gli altri tre centri storici, Napoli, Taranto e Palermo, Bianca Rende (PD) in quella fase è stata molto attiva con il ministro Franceschini. Bianca insieme ad Alessandra De Rosa (Maggioranza Occhiuto) sono state le uniche consigliere comunali che hanno appoggiato Civicamica. Nella Giunta Jole Santelli, puntualmente smentita anche nelle dichiarazioni pubbliche da Occhiuto Sindaco. 

La Biblioteca senza alcun contributo ha cominciato ad accumulare un debito tremendo, i dipendenti, all’epoca 5, ora una, senza stipendio per anni e anni, contratti per il funzionamento non soluti, quindi di fatto inoperanti, dall’autunno del 2019 di fatto la Civica è chiusa. i dipendenti hanno avuto la vita travolta con danni personali gravi. Jole Santelli molto legata alla biblioteca, non appena insediata ha disposto un finanziamento straordinario necessario per saldare il debito, ma non è stato possibile incassarlo per mancanza del Durc, il consiglio di amministrazione non era riuscito a pagare i contributi per i dipendenti. 

Una vera catastrofe, l’ultimo dipendente che è andato in pensione in questo mese mi ha detto che ha dovuto pagare da sè 4 anni di contributi per poter arrivare al pensionamento. Tutto questo non si può nemmeno dire pubblicamente perché ci sono estremi di reato che colpirebbero il presidente dell’Accademia Cosentina, che è anche presidente del Consiglio di Amministrazione della Civica. 

Il prof D’Elia si sta battendo moltissimo per salvare la Civica, in continuo contatto con la sovrintendenza per i beni librari e con il ministero, teme il rischio della chiusura perpetua e dello smembramento del patrimonio. Un esito che noi Civici non vogliamo nemmeno pensare. Una situazione davvero pesante, di difficile gestione. Entra in campo Civica, che in piena autonomia lancia, luglio 2021, l’idea della raccolta fondi per la biblioteca in modo da avere una somma per pagare il Durc e contrattare con l’Inps, così la Regione, (ho stabilito un contatto con la Princi), può portare a compimento il piano della povera Jole.

Aveva stanziato 500mila euro, 300 sul bilancio e 200 sul Por, questi ultimi sono irrintracciabili, mentre i primi possono essere disponibili. L’intento di Civicamica è questo, una soluzione definitiva, risolto il debito con i privati il Ministero non avrebbe più tentennamenti per assumersi la gestione della Biblioteca. La parte del debito con il demanio rimarrebbe segnato a ruolo, trattandosi di Stato e Stato (Informazione avuta dal direttore del demanio).

Questo il quadro della situazione fino al 23 gennaio 2023, giorno in cui è stata lanciata la raccolta di fondi per la Civica, con lo slogan La Civica è un affare di tutti.

Per noi di CIivicamica si potrà con amarezza realizzare quello che il poeta predice: «Nella mia mente ho tutto calcolato/ tutto considerato, e gli anni a venire mi sono sembrati /uno spreco di fiato, /uno spreco di fiato gli anni che ho passato».

Per chi  ha in questo momento la responsabilità di decidere  potrebbe essere ancora più grave, se si realizzasse quella reciprocità di cui parla Wislawa Szymborska: «E almeno una volta ogni tanto/  ci sia l’odio dell’odio. /Perché alla fin fine /c’è l’ignoranza dell’ignoranza/  e mani reclutate per lavarsene/ le mani».

La città vota e ha votato ed è giusto così, però Cosenza, per le acque sue pregevoli, questo non lo merita! (gdc)