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L'arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia: Bisogna ascoltare i giovani

L’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia: Bisogna ascoltare i giovani

di GREGORIO CORIGLIANO – «Non sono stato io che ho aiutato i tanti ragazzi che ho avuto modo di incontrare, ma sono stati tutti gli uomini e le donne che ho incontrato, che Dio mi ha permesso di incontrare, che hanno cambiato la mia vita e riempito di senso la bellezza del mio essere prete». Con gli occhi lucidi e sinceri, don Mimmo Battaglia, presidente onorario del centro calabrese di solidarietà, di Catanzaro, ed oggi, per scelta personale del Santo Padre, arcivescovo di Napoli, ha sottolineato l’importanza di ascoltare i giovani ed ha condiviso con loro la scelta di seguire il Signore.

E lo ha fatto, in un commovente incontro, al Comunale del capoluogo della Regione, voluto per festeggiare i 37 anni di attività di quel centro che ha guidato per decine di anni, prima di essere chiamato alla guida della Curia di Napoli. Un incontro che definire commovente è poco, intenso, pieno di pathos, da batticuore. Don Mimmo, come vuole essere chiamato, ha lasciato per due giorni la sede episcopale napoletana, per tuffarsi tra i suoi giovani e rivivere le giornate che lo hanno visto impegnato nella sua azione spirituale, e non solo, di vita e di rinascita. Il centro calabrese di solidarietà, lo sapevo bene, è fatto di storie, volti e speranze ed in quel centro l’arcivescovo di Napoli dice di aver imparato il senso della speranza accogliendo, ascoltando, camminando assieme a questi “volti”, facendo mia la loro storia, che è una storia che ha cambiato la mia vita.

Il cuore è a mille, quando l’arcivescovo parla, quando in silenzio l’assemblea del Comunale ascolta, quando giovani e meno giovani, convenuti da tutta la Calabria, si spellano le mani in calorosi applausi di stima super meritata. Ero lì perché informato da Franco Cimino della presenza a Catanzaro dell’arcivescovo. Al mio amico, degli anni 80, di Catanzaro, avevo chiesto qualche mese fa di essere messo in contatto Don Mimmo. E Franco Cimino lo aveva fatto subito per la nostra conoscenza “politica” – eravamo, allora nel Movimento giovanile della DC – e, sapendo dei loro rapporti di vicinanza, gli avevo chiesto la cortesia del contatto. Avrei voluto chiedere a mons. Battaglia di fare la prefazione di un libro, che uscirà in giugno, che “abbiamo” scritto con Piero Praticò, un altro mio amico del giovanile di Reggio, che aveva fatto il Cammino di Santiago.

Ne abbiamo parlato ed è venuta fuori una lunga riflessione su quel che significa e comporta il cammino. Franco Arcidiaco e Antonella Cuzzocrea stanno provvedendo alla bisogna. Per metà giugno – questa è una anticipazione- vedrà la luce, per i tipi della Città del Sole. Per dirmi che avrebbe accettato di farmi la prefazione, l’arcivescovo, nativo di Satriano, ma di missione sacerdotale a Catanzaro, ha chiesto a Cimino il mio numero.

E cosa ha fatto? Mons. Battaglia, facendomi emozionare, e non poco, mi ha telefonato. Una telefonata che avrei voluto registrare se avessi saputo farlo. Non capita tutti giorni l’occasione di ricevere la telefonata di un Arcivescovo e per di più di una Diocesi di grande rilievo come quella di Napoli. Mons. Battaglia si è ricordato dei miei trascorsi al Tg calabrese della Rai. Sempre preciso e affettuoso mi dice: dottor Corigliano, sono don Mimmo (non l’arcivescovo di Napoli) si ricorda di me?” Addirittura, dico. “Padre, certo, lei mi commuove, mi fa piangere. “Insomma, aveva accettato di scrivere la prefazione.

«Mi ricordo, benissimo, di lei». Grazie, padre, verremo con Piero a Napoli a portarle la prima copia. Andremo, così come siamo andati a riverirlo a Catanzaro. Due ore volate con le riflessioni a voce alta di don Claudio Magnago e di don Mimmo. Mons. Magnago ha ricordato di essere entrato a Catanzaro “dalla porta stretta” del Centro in occasione del suo insediamento il 9 gennaio 2023 come testimonianza tangibile del suo «esserci sempre» in quella comunità che opera nel campo del disagio e dell’emarginazione giovanile, con particolare attenzione alla prevenzione, al recupero e al reinserimento sociale di soggetti con problematiche di dipendenza patologica, ma anche di donne e di minori vittime di violenza. «Come spiegate la frase scritta sui muri di Auschwitz»? «se Dio esiste dovrà chiedermi scusa!» hanno tuonato in coro alcuni dei ragazzi in teatro guidati da Francesco Passafaro, volontario del centro. Maniago e Battaglia non hanno evitato la domanda.

Anzi. Hanno raccontato e spiegato le ragioni di una fede che per essere credibile “esce dalle sacrestie”, l’importante è “non lasciarsi prendere da giudizi e pregiudizi per non perdere il senso della bellezza dell’incontro con l’altro. La Chiesa siamo tutti noi, hanno detto i presuli all’unisono. Stare al Centro, fatto di persone appassionate, operatori e volontari – ne ha parlato la presidente Isolina Mantelli- per occupare le periferie, far vincere il bene, prestare attenzione all’altro.

Certo se Catanzaro e la Calabria fossero magnanimi nell’aiutare concretamente questi uomini “donati agli altri per scelta di vita” potrebbe significare vere opportunità di rinascita. Grazie don Mimmo, a presto. (gc)