Il presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, Giuseppino Santoianni, ha dichiarato che i Distretti del Cibo per la Calabria «sono l’occasione da non sprecare ma cogliere come reale opportunità di valorizzazione delle identità».
Il presidente dell’Associazione italiana coltivatori ha voluto sottolineare il forte «valore strategico di questa iniziativa” che prova ad organizzare i sistemi produttivi agricoli ed agroalimentari locali e promuovere, allo stesso tempo, lo sviluppo delle comunità delle aree rurali, attraverso la tutela della loro identità storica e culturale».
«La Calabria – ha aggiunto – è ricca di gemme alimentari e valenze territoriale agricole che possono giocare un ruolo di primo piano nella ripartenza da tutti auspicata e che, in altri territori del Paese già oggi fa parlare bene di sé in termini di rilancio”. Secondo un recente studio di Intesa Sanpaolo, infatti, nel terzo trimestre del 2020 i distretti agroalimentari italiani hanno realizzato nel complesso oltre 5 miliardi di euro di vendite all’estero, con una crescita del +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Cifre record che, nell’ottica di una progettualità futura per l’agroalimentare calabrese, devono farci pensare e organizzare in maniera certosina la costituzione e la valorizzazione di questi sistemi territoriali che devono permettere, al comparto regionale, di fare quel salto di qualità da tutti auspicato».
Il fattore aggregante, che è sotteso alla presentazione delle domande è anche un elemento «da non tenere in secondo piano. Siamo una terra dalle mille contraddizioni e spesso divisa anche sulle risorse che potrebbero unirci. Pensare insieme, progettare tenendo conto dei fattori aggreganti guardando alla coesione ed inclusione sociale non è di poco conto se si pensa alle ricadute in termini di occupazione e competitività delle realtà locali in un contesto di marketing che guardi non più al ristretto contesto regionale ma alla globalità dei mercati e della promozione integrata».
La ruralità, la matrice storica di alcune esperienze produttive, il biologico come fiore all’occhiello dell’agricoltura regionale, possono essere volano di una «nuova stagione che ci vedrà protagonisti, come associazioni di categoria, al fianco di coloro che avranno la lungimiranza di guardare ai distretti del cibo come valore aggiunto di un sistema qualitativamente alto». (rrm)