L’Associazione Nazionale Magistrati di Catanzaro si è espressa sulla Riforma Cartabia, ritenendola «inidonea a risolvere gli annosi problemi della qualità dell‘attività giurisdizionale, dei tempi dei processi e – soprattutto – della crescente domanda di giustizia proveniente dai tanti cittadini onesti del nostro Paese e, in particolare, di questo territorio».
«Pur in presenza – si legge in una nota – di apprezzabili, ma marginali, novità positive (in primis in materia di digitalizzazione del processo penale), a destare forti perplessità sono tra le novità più significativa dell‘impianto riformatore: la c.d. improcedibilità per le ipotesi di superamento dei termini di due anni ed un anno, rispettivamente per il giudizio di appello e per quello di cassazione, che ha l‘effetto di vanificare le risorse umane ed economiche investite fino a quel momento, oltreché a frustrare le legittime aspettative di giustizia dei cittadini, con pesanti ricadute – in termini di credibilità del sistema–giustizia e di diffusa impunità – responsabilità che non derivano produttività del personale giudiziario amministrativo e delle forze dell‘ordine nonostante le ormai note carenze di organico; con evidente e concreto pregiudizio del diritto dei cittadini di essere giudicati in modo corretto».
«La proposta di riforma – continua la nota – non tiene in alcun modo conto, peraltro, della modifica dell‘art. 603 c.p.p. e della ricorrente necessità di rinnovazione dell‘istruzione in appello; la retrodatazione dell‘iscrizione delle notizie di reato, l‘introduzione dell‘udienza filtro “predibattimentale” dei procedimenti a citazione diretta, la necessità di procedere a nuova istruttoria in caso di mutamento dell‘organo giudicante, salvo in quest‘ultimo caso, la possibilità di videoregistrare l‘assunzione della prova – attività che allo stato richiede dotazioni tecnologiche non disponibili in misura adeguata negli uffici di questo Distretto, previsioni che lungi dall‘alleggerire i processi e lo svolgimento dell‘attività giurisdizionale, determinerebbero un ulteriore rallentamento del processo».
«La previsione di meccanismi procedurali – continua ancora l’Associazione – che consentirebbero all‘indagato e alla p.o. di venire a conoscenza degli atti relativi alle indagini preliminari – scaduto il termine entro il quale il Pubblico Ministero debba determinarsi in ordine all‘azione – che non tenendo conto della complessità delle attività investigative avrebbe l‘effetto di frustrare l‘ulteriore corso del procedimento; la previsione da parte del Parlamento di criteri di priorità nella selezione delle notizie di reato da trattare che presenta profili di incostituzionalità tanto rispetto al principio dell‘obbligatorietà dell‘azione penale quanto rispetto a quello dell‘indipendenza ed autonomia della Magistratura. Nell‘ottica dell‘effettiva velocizzazione dell‘attività giurisdizionale si ritengono misure auspicabili, oltre alla necessità di risolvere il problema non ulteriormente rinviabile della carenza di organico del personale amministrativo e dei magistrati togati: – la depenalizzazione dei reati bagatellari prevedendo la sanzione penale quale “extrema ratio” nel nostro ordinamento; – la revisione della geografia giudiziaria sopprimendo gli Uffici giudiziari che per la loro dislocazione sul territorio non risultano efficienti; – l‘effettivo potenziamento dei riti alternativi, del tutto disincentivati dalla previsione della cd. “improcedibilità”».
«Un‘incisiva riforma dei giudizi di appello e cassazione – continua la nota – onde evitare impugnazioni strumentali; la modifica del sistema delle notifiche, problematica neppure risolta dalla riforma che mantiene la necessità delle notifica all‘indagato, anche successive alla prima, tutte le volte in cui si tratti di quelle relative alla citazione a giudizio».
«Siamo certi – si legge – che gli organi centrali dell’Anm non resteranno insensibili alla voce dei magistrati onesti e laboriosi che operano in questo distretto, molti dei quali di prima nomina e lontani dalle terre di origine, auspicando una netta inversione di rotta nei propositi di riforma annunciati, che rischiano non solo di alimentare una crescente frustrazione nel nostro quotidiano tentativo di assicurare effettività alla tutela dei diritti, ma – cosa ancor più grave – di instaurare un sistema che rende più conveniente delinquere, contando su una prevedibile e diffusa impunità. Noi Magistrati del Distretto di Catanzaro auspichiamo una riforma che realizzi effettivamente l‘obiettivo di velocizzare il processo, non frustrando le aspettative di giustizia dei cittadini». (rcz)