IN CONSIGLIO REGIONALE LA PRESA D'ATTO DELLA DECISIONE DEL LEADER DELLA MINORANZA DI LASCIARE L'ASSISE;
Il presidente del Consiglio regionale Mimmo tallini

L’AULA RESPINGE LE DIMISSIONI DI CALLIPO
SINISTRA DIVISA VOTA SÍ, CHE FARÀ IL CAV?

L’Aula dice no alle dimissioni presentate da Pippo Callipo e le respinge con un voto che tradisce gli evidenti malumori della sinistra. Tre voti a favore dell’accoglimento delle dimissioni, che vengono da sinistra, segnalano una manifesta insofferenza verso il cav. di Pizzo che va fatta risalire già al primo annuncio della sua candidatura. Tant’è che mentre in conferenza di capogruppo viene espressa l’intenzione di respingere le dimissioni, poi al voto ci sono due dichiarazioni (di Aieta – Dp – e di Tassone – Pd) che in buona sostanza bocciano tout court la presenza del cav . in aula e non la motivazione della sua decisione.

Il presidente Mimmo Tallini, per la verità, aveva introdotto il dibattito con un serio invito alla riflessione sul significato e le conseguenze del gesto di Callipo. «Voglio subito precisare – ha detto Tallini – che questo atto politico non è – mai come in questo caso – una prassi d’ufficio o un vuoto riconoscimento. Ritengo invece che si tratti di un serio e forte richiamo di tutto il Consiglio regionale al senso di responsabilità e alla sensibilità politica del cav. Callipo, nella speranza che possa contribuire ad una sua riflessione profonda sulle motivazioni delle dimissioni.
Non è mai accaduto nella storia del regionalismo calabrese che il capo riconosciuto delle opposizioni abbandoni dopo solo quattro mesi la postazione politica e istituzionale a cui lo hanno delegato migliaia di elettori.
«Il mio, ovviamente, non è un rimprovero al cav. Callipo che stimo enormemente come uomo e come imprenditore di successo.  Non ho condiviso il taglio da lui dato alle dimissioni perché credo che le motivazioni vere e più profonde della sua delusione e della sua amarezza siano da ricercare negli ingiusti e ingenerosi attacchi alla sua persona da quello che io chiamo il “club dell’antipolitica”, gli “antagonisti da salotto” che passano il loro tempo a tessere trame contro i loro avversari.
Non mi piace entrare in un dibattito che appartiene tutto al centrosinistra e in particolare al Partito Democratico, ma trovo molto sensate le riflessioni che ha fatto uno dei principali sostenitori della candidatura del cav. Callipo alla presidenza della Regione, l’imprenditore De Masi. Anche lui, da uomo libero che combatte il malaffare e la criminalità, ritiene che il posto del Cavaliere Callipo sia qui, in questa Assemblea, dove non rappresenta sé stesso, ma i 245 mila elettori calabresi che hanno creduto nel suo progetto.
Onorevole Callipo,  l’immagine di un Consiglio Regionale delegittimato dopo appena quattro mesi non è veritiera e non ci fa onore. Più volte ho ammesso errori di valutazione e incomprensioni tra maggioranza e opposizione che non fanno bene all’Istituzione. Ma questo non vuole dire che questo Consiglio non abbia le carte in regola per fare un ottimo lavoro, così come abbiamo dimostrato in occasione dell’approvazione del bilancio e di altre leggi e provvedimenti.
Anche nel Consiglio odierno si discuteranno pratiche importanti, argomenti vitali e strategici. Io penso che lei, privandola di una guida riconosciuta e scaturita dall’elettorato, indebolirà la sua parte politica e più in generale tutto il Consiglio regionale. Ascolti dalla voce dei gruppi le motivazioni della decisione di respingere le sue dimissioni e si conceda un momento di riflessione prima di compiere un atto che lascerebbe un’ombra sulla sua esemplare vita di uomo e imprenditore”.

Di diverso tenore l’intervento del consigliere regionale dem Luigi Tassone che ha annunciato il voto favorevole alla dimissioni. «Il provvedimento che voteremo oggi – ha detto Tassone – è un adempimento formale del Consiglio, così come previsto dal Regolamento. Allo stesso tempo, però, rappresenta anche un passaggio che impone, a questa Assemblea e a ciascuno di noi, una riflessione rigorosa. L’atto delle dimissioni è una decisione che matura, anzitutto, nella dimensione individuale, sulla quale questo Consiglio nulla può eccepire. Si tratta di un atto che ha un suo significato – anche e soprattutto – sotto il profilo della funzione istituzionale e della rappresentanza politica. Ad oggi, noi per primi, dobbiamo assumerci un onere maggiore per rispettare il ruolo che ci è stato affidato dai cittadini calabresi. E saremmo degli ipocriti se decidessimo di non porci questo problema. Perché, fare delle affermazioni – apprezzabili, condivisibili – che vanno nella direzione di voler aiutare la Calabria a scardinare vecchi schemi e logiche superate dalla realtà storica, ed aprire una stagione di rinascita per questo territorio, comporta delle responsabilità ben precise.

«È difficile, certamente. Comporta dei sacrifici, senza dubbio. Ma è nostro dovere: bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani, perché mai il cambiamento è stato servito stando seduti sulla poltrona di casa. E invece bisogna stare sul campo, perché le resistenze ci sono eccome. E allora, noi dobbiamo assumerci questa ulteriore responsabilità. Da un lato, dobbiamo continuare a svolgere la nostra funzione in maniera virtuosa, mettendo a disposizione dei cittadini quante energie ed entusiasmo possibile. Dall’altro, abbiamo la necessità di indicare una direzione e di compiere delle scelte rigorose nel percorrere una strada nuova.  Io credo che il Partito Democratico abbia le intelligenze e le capacità per farlo, senza rincorrere nessuno. Altrimenti, se così non fosse, faremmo bene ad abbandonare il campo».

Domenico Giannetta, presidente della commissione vigilanza, accende le polemiche, prendendo le distanze da strumentalizzazioni che si sono perpetrati nei confronti della maggioranza in occasione della elezioni dei presidenti delle commissioni. Nel merito del provvedimento in discussione, ritiene che «le dimissioni di Callipo rappresentino il fallimento di un progetto politico. Pur nel rispetto della persona, non condivide l’abbandono della nave a sei mesi della elezioni. L’elettorato di sinistra è stato tradito». E richiama la minoranza ad una maggiore coerenza, anche quando richiama la prassi sull’attribuzione della presidenza della commissione speciale di vigilanza alla minoranza, tranquillizzando tutti sulla gestione non di parte della commissione da lui diretta.

E difatti, Graziano Di Natale mentre ha mostrato di apprezzare il garbo istituzionale del presidente, ha poi stigmatizza l’intervento del consigliere Giannetta, assolutamente fuori tema. Aldilà della valutazione di merito, Di natale ritiene opportuno il richiamo ad una riflessione da parte del consigliere Callipo. Una minoranza forte è garanzia di una maggioranza forte. Il Consiglio ha l’obbligo di cambiare il corso degli eventi, non fare peggio di una cattiva gestione precedente non vuol dire far bene. Le dimissioni di Callipo per la minoranza rappresentano una battuta d’arresto perché ci si era spesi in campagna elettorale per pervenire ad un reale cambiamento. Concorda col richiamo al senso di responsabilità dell’Aula e sostiene che la permanenza di Callipo sarebbe auspicabile.

Di diversa opinione Giuseppe Aieta (Democratici Progressisti Calabria) il quale ha manifestato una certa difficoltà ad affrontare la problematica. Il consigliere Callipo – detto – si dimette non per motivazioni strettamente personali, ma in netto contrasto con l’Aula. L’analisi a supporto delle motivazioni delle dimissioni mi induce, dichiara, ad esprimere il voto a favore della presa d’atto. L’Aula deve affrontare un dibattito sulle motivazioni a supporto delle dimissioni riprese anche dai giornalisti Veltri e Varano. Sarà necessario aprire una discussione sulle dichiarazioni gravi espresse perché è interesse dell’Aula ed è interesse della Calabria e della speranza per il suo futuro. Aieta ha quindi respinto il giudizio rassegnato di Callipo sulla Calabria.

Il capogruppo dem Domenico Bevacqua ha detto che «Le dimissioni del consigliere Callipo hanno colto di sorpresa anche la minoranza, dichiara. Per il centrosinistra e per il PD, soprattutto, rappresentano una sconfitta ed un motivo di grande riflessione che deve indurre a valutare le motivazioni della scelta e sulle responsabilità della politica anche nella valutazione del perché ciò sia avvenuto. Si chiede se i partiti siano in grado di aprirsi alle energie nuove e far comprendere le fatiche insite nell’esercizio del ruolo di consigliere e della politica in generale. Il PD ha tentato il processo di apertura nei confronti della società civile e continuerà questo percorso».

Secondo Carlo Guccione (Pd) è necessario evitare la saga delle ipocrisie, compresa l’espressione di voto del consigliere Aieta. Il Centrosinistra aveva pensato di pervenire ad un cambio di rotta, i consigliere possono svolgere un ruolo, finalizzato a dare il proprio apporto. Quattro mesi non sono sufficienti ad esprimere una valutazione. Consociativismo e trasversalismo hanno determinato l’infiltrarsi della mafia, si pensava ad una fase nuova, i fatti sin qui registrati non vanno in questa direzione, compresa la mancata assegnazione della presidenza della Commissione di vigilanza (giannetta deve comprendere che in politica anche i simboli hanno una valenza). Guccione ha detto di ritenere che il peggio debba ancora arrivare, dal punto di vista economico e sociale. La figura di Callipo avrebbe potuto rappresentare un’inversione di tendenza. Puerile pensare che le dimissioni di Callipo possano rappresentare una rivincita di una parte cella coalizioni all’interno del centrosinistra. L’apertura della casse da parte dell’Europa potrà rappresentare una opportunità, ma ciascuno dovrà essere ligio e rispettoso del proprio ruolo e far convergere le singole energie per un obiettivo comune. La tenuta democratica dello Stato in Calabria, ma anche nel territorio nazionale si può garantire soltanto attraverso una azione concreta».

Per la maggioranza, Raffaele Sainato (FdI) ha sottolineato come «le dimissioni del capo della minoranza debbano essere ricercate al proprio interno. Il Consiglio regionale dovrà parlare un’unica lingua, necessario interrogarsi ed essere consequenziali poiché la minoranza perde il proprio vertice ed il consiglio un valido componente. Necessario l’apporto della minoranza nelle dinamiche del Consiglio. Fratelli d’Italia è pronto ad accogliere le dimissioni di Callipo la cui scelta di dimettersi può essere condivisa, ma anche stigmatizzata».

Al voto, su 27 presenti hanno votato no 24, tre i voti a favore: le dimissioni di Callipo sono state respinte. Cosa farà adesso il cavaliere? Ribadirà le dimissioni (in tal caso gli subentrerà Billari di Democratici Progressisti Calabria) o le ritirerà? Nessuno si sbilancia, anche se l’amarezza rilevata da chi gli sta vicino lascia immaginare l’irrevocabilità della sua decisione.

Il Consiglio, dopo il voto su Callipo, ha preso una piega polemica che sicuramente tradisce – come ha fatto rilevare il presidente Tallini – una certa immaturità dei consiglieri. Le schermaglie verbali ancora una volta hanno avuto il sopravvento su una dialettica auspicabile e necessaria, soprattutto per rispetto dei calabresi e della Calabria tutta. Tra i vari punti all’ordine del giorno, approvato all’unanimità l’impegno del Consiglio di sostenere la candidatura di Tropea a capitale italiana della cultura del 2022.

A chiusura si è tentato un dibattito su una mozione sul Ponte, introdotto da Domenico Giannetta: «È finito il tempo di fare passerelle – ha detto Giannetta – non sia il tema di uno sterile dibattito quello del Ponte. Occorre valutare non solo la sua importanza strategica, ma le implicazioni economiche che il progetto lascia intravvedere. Bevacqua ha detto di evitare di «creare un deserto nel deserto»: a cosa serve un ponte se non c’è l’alta velocità, se non si supera l’isolamento dei territori, se mancano le altre infrastrutture? «Il ponte lo vedo utile e funzionale se c’è un progetto di rinascita del Sud: in questo contesto il ponte potrebbe essere la ciliegina sulla torta».

Raso ha ricordato che in dieci anni non sono state fatte né le strade né le ferrovie, sottolinenando che la Calabria ha bisogno di grandi investimenti. Tallini ha detto è strano che si discute del Ponte in Sicilia e non se ne discuta in Calabria. La questione del Ponte torna ad essere di attualità per iniziativa di membri dell’attuale governo. Il presidente del Consiglio ha fatto presente che sarebbe. un’opera unica al mondo e farebbe da attrazione per i turisti. C’era un problema di progettualità dieci anni fa, oggi proviamo con questa mozione ad avviare il dibattito, anche col contributo della minoranza. Chiediamo un adeguamento del vecchio progetto e la revisione di quelle procedure che possono portare un contributo di chiarezza al tema. La mozione rappresenta dunque un messaggio positivo che parte dalla Calabria. Col ponte si creerebbe economia e attrazione turistica. La mozione è stata quindi approvata.

Il Consiglio, in apertura di seduta, ha osservato, su proposta del consigliere Nicola Paris (UdC), un minuto di silenzio a ricordo dei morti della rivolta di Reggio di cui ricorrevano i 50 anni. (rp)