di GIOVANNI MOLLICA – I risultati elettorali rispondono a dinamiche molto variegate che vanno dalla simpatia verso il leader di un partito alla personale, egoistica convenienza dell’elettore. Esempi tipici di queste motivazioni sono la diffusa antipatia nei confronti di Matteo Renzi e l’incrollabile difesa del Reddito di Cittadinanza da parte di Giuseppe Conte.
Con queste propensioni, più o meno istintive, convivono tanti altri impulsi, tra i quali vi è anche il modello di società nella quale ognuno di noi vorrebbe vivere. Coloro che considerano importante il valore della solidarietà sentiranno maggiore affinità con i partiti che la perseguono; chi vive in un quartiere pericoloso darà il suo appoggio ai paladini della sicurezza e così via. In questo legittimo intreccio di sentimenti è un sano esercizio intellettuale tentare di demolire le convinzioni che semplificano troppo la complessa logica delle votazioni; in omaggio all’invito di Popper: “Ogni mattina, appena svegli, bisognerebbe impegnarsi a sfatare un qualche luogo comune”.
Uno di quelli che vanno per la maggiore è che la crescita del M5S a Sud sia prevalentemente dovuta al Reddito di cittadinanza. Comodo riscontro all’accertata (?) vocazione parassitaria dei meridionali. Convinzione che, tafazzianamente, trova numerosi sostenitori in quel Sud che del RdC è il primo beneficiario.
A nessuno (o quasi), sembra venire il dubbio che le ragioni del consenso ai 5S non risiedano invece nella totale assenza di progetti per lo sviluppo del Mezzogiorno da parte delle altre forze politiche. Non ci riferiamo alle poche (pochissime e patetiche) promesse inserite a forza nei programmi dei partiti, ma all’evidente incapacità di capire cos’è la Questione meridionale o, peggio, la precisa volontà di non affrontarla.
“Risollevare l’Italia partendo dal Sud…”; “Estensione dell’AV in tutto il territorio italiano…”; “…sviluppare le infrastrutture necessarie a collegare il nostro Paese con le grandi reti di trasporto transeuropee (TEN-T)… rilanceremo e potenzieremo il Piano Sud 2030” sono solo alcune delle generiche e stucchevoli proposte mirate a dare una risposta al dramma di milioni di cittadini di serie C, il cui reddito pro capite è del 40% inferiore alla media europea.
Quale serio economista, sensibile sociologo, esperto di trasporti e logistica o semplice (ma vero) responsabile politico può credere che queste siano credibili proposte per la rinascita del Mezzogiorno? Più sincero, nella sua totale indifferenza ai problemi del Sud il programma del Terzo Polo, che si limita a promette di: “…proseguire ulteriormente la Palermo-Catania-Messina e realizzare i primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia affinché entrambe possano essere realizzate. . È necessario inoltre potenziare le reti ferroviarie regionali e interregionali, soprattutto in Sicilia”.
Cioè a non fare nulla di più di quanto oggi già programmato. Cioè nulla di ciò che l’Ue ha richiesto urgentemente (entro il 2026) all’Italia con il Next Generation UE.
Senza addentrarci in analisi che, nella sostanza, ipotizzano gravi carenze nella cultura politica del Paese, offensive per tutti i leader politici e i loro consiglieri, saltiamo alle conclusioni: la banale, mal strutturata e semplicistica richiesta del M5S è l’unica offerta politica esistente.
L’alternativa è il nulla.
Ciò tristemente premesso, i sondaggi danno ancora vincente il cdx ma dicono anche che Pd + M5S + Azione + Sinistra, se fossero rimasti uniti, sarebbero stati certamente competitivi. Se non vincenti. Affermazione puramente teorica, priva di riscontri pratici, che dà adito a qualche altra riflessione.
La prima è che l’idea del “Campo largo” di Enrico Letta non era tanto… campata in aria, bensì era l’unica tattica che dava al Pd la speranza di restare al governo del Paese. Che è il principale obiettivo di una sinistra (?) romanamente politeistica che va da Turati a Gramsci, da Berlinguer a Craxi e da … D’Alema a Letta. Sapeva di perdere, Enrico, e così ha cercato l’alleanza impossibile con 5S, Leu e Calenda. Renzi non lo nominiamo perché, a nostro parere, i suoi obiettivi erano e restano altri. La speranza del segretario Pd era di prenderli come alleati e trasformarli giorno dopo giorno in subordinati. Tutti insieme pur di non far vincere la destra.
Pare non esserci riuscito.
Eppure, aveva chiuso facilmente l’accordo con Verdi e sinistra estrema, pronti a sacrificare qualsiasi ideale – centrali a carbone, rigassificatori, termovalorizzatori, rendite finanziarie e trickle down – pur di avere uno scranno. Purtroppo per lui, Enrico ha cozzato con le speranze dei 5S e di Azione di contare nel panorama politico italiano. I loro obiettivi si sono dimostrati più elevati del tristo mantenimento del potere e hanno mantenuto qualche residuo di idealità.
Confusa, barricadera e sprovveduta quella dei primi, elitaria, pseudo tecnicistica, miope e da fine anni ‘80 quella dei secondi. Così è miseramente fallito il GPPP (Grande Piano Per il Potere) del Pd e il suo insuccesso determinerà, quasi certamente, la fine della segreteria Letta.
Liberatisi dall’abbraccio mortale del segretario pisano dallo sguardo di gattino impaurito, il M5S vola verso il 15% e Azione verso il 10%. Con questi numeri, condizioneranno Meloni & Co.
Ci rendiamo conto che la nostra è solo un’interpretazione, per quanto suggestiva e stimolante, che si presta a innumerevoli contestazioni ma credo che un’amara conclusione sia incontestabile: non c’è nei partiti politici di oggi alcuna volontà di abbandonare la strategia a trazione settentrionale (continuando, così, ad affossare il Paese) e, per il Sud, l’alternativa resta quella di molti decenni fa: assistenzialismo o abbandono.
Non resta che individuare singoli uomini e donne, a livello nazionale e locale, per aiutarli a diventare leader di caratura nazionale, capaci di dare al Sud quell’insostituibile ruolo nel panorama euromediterraneo che la geografia gli assegna mai i governi nazionali gli negano. Per portare avanti questo disegno dovranno lottare contro tutti. Speriamo che non debbano lottare anche contro gli elettori meridionali. (gmo)