Le preziose tavole pittoriche di Antonello da Messina, realizzate tra il 1460 e il 1465, sono tornate alla Pinacoteca Civica di Reggio Calabria. Le tavole, a tempera mista, sono state nel 2019 protagoniste della mostra Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia Meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500 allestita presso Palazzo Lanfranchi, a Matera.
Al termine della mostra i due dipinti sono stati trasferiti presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma per essere sottoposte ad un intervento di restauro nell’ambito del progetto Restituzioni, un programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio del Paese, promosso e curato da Intesa Sanpaolo, in collaborazione con le Soprintendenze, Poli museali e Musei autonomi.
Il progetto di restauro delle tavolette di Antonello da Messina, curato dalla Soprintendenza ABAP RC-VV, selezionato nel 2018, si sarebbe dovuto concludere nel 2020, ma i lavori si sono protratti sia per l’emergenza sanitaria , sia soprattutto per il coinvolgimento di molti partner esterni incaricati per lo svolgimento di analisi approfondite.
L’azione di restauro ha rappresentato un’importantissima occasione di studio e conoscenza i cui risultati saranno pubblicati in occasione della mostra di Restituzioni che si terrà a Napoli da aprile a settembre prossimi, a cura dalle dottoresse Gloria Tranquilli e Francesca Fumelli
La prima tavoletta raffigura San Girolamo in penitenza. Il Santo è rappresentato durante l’eremitaggio inginocchiato davanti ad un Crocifisso, nell’atto di colpirsi il petto con un sasso. Accanto a lui vi è il leone che, secondo la leggenda aurea di Jacopo da Varazze, divenne domestico a seguito della spina toltagli dalla zampa proprio da San Girolamo. In primo piano, le vesti purpuree e il cappello ricordano la dignità di cardinale abbandonata dal Santo, decidendo di vivere la propria vita in penitenza.
La seconda tavoletta rappresenta I tre angeli apparsi ad Abramo. Nella parte destra, oggi mutilata, la tavola avrebbe dovuto raffigurare il patriarca. Si vedono i tre angeli collocati in un tipico paesaggio italiano – descritto minuziosamente alla maniera dei fiamminghi – invece che nel querceto dove la Genesi ambienta il racconto. È il momento in cui ad Abramo viene annunciato che, non nonostante l’età quasi centenaria di lui e della moglie Sara, avrà un figlio.