;
Legambiente Calabria: Nella lotta all'abusivismo non c'è più tempo per proclami

Legambiente Calabria: Nella lotta all’abusivismo non c’è più tempo per proclami

Legambiente Calabria, accogliendo positivamente la linea dura di Occhiuto contro l’abusivismo edilizio, ha auspicato che, stavolta, «oltre ai proclami, si assumano provvedimenti concreti e risolutivi in tema di ciclo illegale del cemento e di dissesto idrogeologico e non  soluzioni tampone sull’onda dell’ennesima emergenza».

Il governatore, infatti, ha annunciato una linea dura e l’intenzione di accelerare per procedere alla demolizione di 400 edifici abusivi anche con l’ausilio di commissari ad acta e l’istituzione di un apposito Fondo di rotazione per dare la possibilità ai Comuni di superare eventuali ostacoli di ordine finanziario. Nella medesima nota la Regione sottolinea anche di avere approvato un disegno di legge per il riordino del Sistema regionale di protezione civile, attualmente disciplinato da una legge che risale al 1997.

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, ha ricordato che «il fragile calabrese, anche in connessione con la crisi climatica in atto, non può più sopportare il peso della cementificazione selvaggia del territorio, del consumo insensato di suolo e delle molteplici illegalità diffuse».

«Legambiente segnala da decenni, nei propri dossier – viene spiegato in una nota – i rischi legati all’abusivismo edilizio ed alle mancate demolizioni così come le anomalie e le problematiche seguite in molti casi alle logiche dei condoni.  Si tratta di una situazione che sta diventando sempre più grave e drammatica per effetto degli eventi estremi che in Calabria stanno aumentando la propria frequenza con precipitazioni eccezionali che provocano alluvioni e frane con pesanti ricadute sull’incolumità di cose e persone».

«La Calabria – viene evidenziato – deve fare ancora tantissimo per la concreta riduzione del rischio idrogeologico sul territorio considerando che sul territorio regionale esistono intere zone edificate su aree considerate franose, come l’esempio simbolico di Gimigliano, in provincia di Catanzaro, in gran parte edificato in zona classificata R4. Nel corso dei decenni, complici normative non aggiornate, ambiguità amministrative ed assenza di controlli sia preventivi che successivi, si è costruito in maniera eccessiva e molto spesso in zone pericolose ed inadatte e si è costruito troppo spesso in maniera abusiva».

«La Calabria – continua la nota – è una delle regioni con il più alto tasso di reati nel ciclo del cemento e registra migliaia di ordinanze di demolizione emesse e mai eseguite. Difatti, dai nostri dati, risulta eseguito circa l’11% delle ordinanze di demolizione esecutive, dato che scende ad appena il 5% nelle aree costiere».

Si tratta di una situazione insostenibile, per questo l’Associazione ha chiesto di procedere «alla demolizione degli immobili abusivi posti in aree a rischio idrogeologico, sismico o lungo le coste. Nelle more della demolizione, ad esempio, auspichiamo l’applicazione concreta  del c.4 dell’art. 31 del d.p.r. n. 380/2001 in base al quale: “L’accertamento dell’inottemperanza alla ingiunzione a demolire, nel termine di cui al comma 3, previa notifica all’interessato, costituisce titolo per l’immissione nel possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari, che deve essere eseguita gratuitamente”».

«Si tratterebbe di un segnale concreto – viene detto nella nota – che toglierebbe agli abusivi la possibilità di continuare ad usufruire dei beni immobili oggetto delle ordinanze di demolizione».

«Tra le altre molteplici proposte concrete, avanzate dalla storica associazione ambientalista – continua la nota – ribadiamo l’appello affinché sia ripristinata l ’efficacia della norma introdotta con la legge n. 120/2020, che attribuiva ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono. La forte valenza della norma è stata azzerata, di fatto, con una sconcertante circolare interpretativa del Ministero dell’Interno in base alla quale “i poteri delle prefetture riguardano esclusivamente gli abusi accertati successivamente alla entrata in vigore della normativa” così consentendo ancora l’impunità degli abusivi».

«Non è più tempo di proclami – conclude la nota – per il futuro della Calabria è tempo di ripristinare la legalità per rimediare a  decenni di colpevoli ritardi e ribadire il ruolo della Amministrazione pubblica». (rcz)