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Lettere al Ministro da un maestro di 92 anni: viva il latino

di FRANK GAGLIARDI – l latino a scuola? No. È una lingua morta e seppellita da diversi secoli. Anche il Vaticano nel Concilio Vaticano secondo l’ha esclusa dalla Santa Messa. Niente più messe in latino, solo in lingua volgare. Ma oggi, però, leggendo la rassegna stampa, ho appreso con gioia anche e soddisfazione che il Ministro Valditara ha introdotto lo studio del latino nelle scuole medie partendo dalla seconda classe. Che bello! Bravo! Era ora. Mi congratulo col signor Ministro della Pubblica Istruzione. Finalmente è arrivato qualcuno in quel posto così importante che intende migliorare la preparazione e le competenze dei nostri scolari alquanto scadenti. Studere, studere, post mortem quid valere? Quando eravamo giovani e frequentavamo le scuole questa domanda in latinorum spesso facevamo. Nascondeva un trabocchetto, però: Et ante mortem quod manducare? Avevo 12 anni, portavo ancora i pantaloni corti, rivoltati, frequentavo la prima media in Amantea, raggiungibile dal mio paesello dopo lunghi sette chilometri camminando a piedi a volte con scarpe rotte. Sempre presente a scuola anche d’inverno quando pioveva a dirotto ed arrivavo in classe tutto bagnato come un pulcino. E non c’erano i riscaldamenti e non avevo pantaloni, calzini e giacconi di ricambio. Ero bravo in latino. Il Prof. Florindo Chiodo mi ha teso un bel tranello. Mi disse – Sei bravo in latino. Vieni alla lavagna e traduci questa frase se sei capace –: Io sono l’anima della luna. Lo guardai negli occhi e credevo che volessi scherzare. Mi alzai dal banco di legno a due posti e andai alla lavagna. Presi il gessetto e scrissi di botto: Ego sum anima lunae. Non capii allora che avevo scritto che ero un grande animale. Il Prof, che ricordo con grande affetto, si fece una bella risata e i miei compagni più grandi sghignazzarono Avevo dichiarato di essere un animale e che animale, bello grande e grosso. Felice e contento ritornai nel mio banco. Oggi, a distanza di tanti anni ricordo quel giorno e quel caro e indimenticabile professore che volle scherzare con me e per ridere un po’. Alla fine dell’anno mi scrisse una cartolina postale, che ancora conservo come una reliquia, che ero stato promosso alla seconda classe e che in latino avevo preso un bell’8.

Latino e abitualmente usiamo sostantivi, verbi, aggettivi latini all’insaputa. Elenco qualcuno a caso: Referendum, alter ego, extra, gratis, omissis, quorum, veto, unicum, sine die. Sul “Sine die” mi soffermerei un poco. Alcuni anni fa, una lettrice del telegiornale nazionale, non avendo studiato il latino a scuola, aveva annunciato che una riunione del governo che si doveva tenere quello stesso giorno era stata rinviata per gravi motivi  a data da destinarsi, così pronunciò la locuzione latina “Sine die”, come se fosse in lingua inglese e cioè: Saine dai. Saine non esiste, ma dai sì. E che vuol dire? Morire. Bella figura. Ma se avesse studiato un po’ di latino non avrebbe fatto quella pessima figura. E il giornalista Damascelli l’altro giorno ci ha voluto ricordare la migliore gag ai tempi di Cicerone. Un uomo politico italiano in diretta televisiva disse:- Civus romanus non sum. Scambiò il corretto civis con un improbabile Cibus, una bella abbuffata di spaghetti alla matriciana e tre bicchieri di vino di Lambrusco e Sangiovese.

E per la storia e la geografia? Voglio augurarmi che non ci siano più studenti nelle nostre scuole che dicano: Waterloo è un cocktail drink. Ma Con Gran Pena Le Reca Giù. Ecco la filastrocca che facevo imparare ai miei alunni per ricordare la sequenza orografica delle Alpi: Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche e Giulie. Nostalgia del passato? Tanta. Si punta, finalmente, a far conoscere meglio e bene il nostro paese. Grazie, Signor Ministro. Un maestro di 92 anni. (fkg)