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Lo Schiavo: istituzione consigliere supplente emblema della vecchia politica calabrese

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, ha definito la proposta di legge che prevede l’istituzione del consigliere supplente «una modifica normativa emblematica del vecchio modo di fare della politica calabrese».

«Un vero e proprio blitz – ha aggiunto – che porterà in aula, senza passare dalle Commissioni e quindi forzando l’iter legislativo, la norma che introduce la figura del consigliere supplente per chi passerà in Giunta dagli scranni di Palazzo Campanella».

«Questa volontà di riforma – ha spiegato Lo Schiavo – è evidentemente il frutto del tentativo di chiudere rapidamente il puzzle della Giunta e della necessità politica contingente di far quadrare gli equilibri nella maggioranza, offrendo garanzie ai partiti e ai consiglieri che faranno il loro ingresso nell’Esecutivo e nell’assemblea regionali. Tutto ciò, in prima istanza, comporterà evidentemente un aumento di costi, con il raddoppio delle indennità e l’aumento delle strutture che verranno a crearsi ex novo con l’ingresso dei consiglieri supplenti».

«Sul piano tecnico-normativo, poi – ha proseguito – si andrebbero a piegare le regole istituzionali e il principio della rappresentanza ad un’esigenza contingente, cambiando le regole del gioco per necessità politiche: questo un legislatore serio non può permetterselo. A mio avviso, se proprio si vuol sancire un’incompatibilità tra i ruoli di consigliere e assessore, allora si dovrebbe adottare il modello dei Comuni: il consigliere che diviene assessore si dimetta dal Consiglio e si eviti così di istituire la figura del supplente che, evidentemente, sarebbe sempre e comunque vincolato alla linea del presidente».

«Quest’ultimo infatti, in qualunque momento – ha detto ancora – potrebbe farlo decadere revocando le deleghe all’assessore supplito. Altro che “la Calabria che non ti aspetti”, come recitava lo slogan elettorale del presidente Occhiuto. Questo blitz dimostra come la musica non sia affatto cambiata e come, al contrario, lo spartito sia sempre identico a quello eseguito nelle ultime legislature».  (rrc)