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L'elisir d'amore

LOCRI – Locri Opera Festival, il 25 in scena “L’Elisir d’amore”

In scena, il 25 luglio, a Locri, alle 21.00, presso la Corte del Comune di Locri, lo spettacolo L’Elisir d’amore di Felice Romani con le musiche di Gaetano Donizetti.

L’evento apre il Locri Opera Festival, organizzato dal Comune di Locri in sinergia l’Associazione Traiectoriae, l’Orchestra e il Coro del Teatro Cilea di Reggio Calabria.

Sul podio dell’Orchestra vi sarà il Maestro Alessandro Tirotta, mentre la messinscena dell’opera a Locri è affidata a Franco Marzocchi, coadiuvato da Annunziato Gentiluomo.

I solisti, sostenuti dal Coro del Teatro Cilea, istruito dal Maestro Bruno Tirotta, sono Ralitza Ralinova, Massimiliano Silvestri, Cuneyt Unsal, Antonio De Gobbi e Ilenia Morabito (Giannetta).

Lo spettacolo sarà replicato il 27 luglio.

«Romani – ha dichiarato il regista Franco Marzocchi – grande autore e librettista anche della “Norma” di Bellini, colloca, nella cornice agreste, una vicenda amorosa in cui le schermaglie sentimentali riportano in pieno al modello della grande commedia settecentesca. Il rapporto tra il semplice contadino e la protagonista colta e di potere che si crede astuta anche nei sentimenti e che alla fine capitolerà, ha diverse similitudini con il teatro goldoniano».

«Nell’apparente semplicità della trama – ha proseguito il regista Marzocchi – i protagonisti Adina e Nemorino sono invece tutt’altro che personaggi semplici. Partendo da queste osservazioni, con la mia regia, vorrei restituire una certa eleganza nelle dinamiche sentimentali e amorose, andando in profondità in queste, dando loro sostanza, rendendole concretamente senza far emergere solamente la commedia divertente e gradevole. A mio avviso, sulla scena ci sono due maschere: Belcore (il soldato smargiasso) e Dulcamara (l’imbonitore furbo), e due caratteri veri e propri: Adina – la donna astuta che rimane vittima di se stessa e dei suoi sentimenti – e Nemorino – l’Ingenuo. Scaverò proprio nella psicologia di questi due personaggi, interrogandomi anche sull’elemento quasi libertino della donna che emerge chiaramente quando Adina consiglia a Nemorino ‘per guarir da tal pazzia, ché è pazzia l’amor costante, dèi seguir l’usanza mia, ogni dì cambiar d’amante». (rrc)