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Mimmo Lucano

L’OPINIONE / di Franco Cimino: Mimmo Lucano, la legge, la politica e la morale

di FRANCO CIMINO – Vorrei che fosse consentito a un uomo che ama le istituzioni e l’autorità che le rappresenta rispetta, quale io mi sento, di dirsi sorpreso, esterrefatto, turbato, preoccupato, dalla sentenza che il Tribunale di Locri ha emesso nei confronti di Mimmo Lucano, il sindaco di quella Riace che voleva proporsi come città greca dell’accoglienza e della democrazia.

Chi mi conosce sa che io non mi sono mai “ iscritto” al partito sorto spontaneamente nel nome di Lucano trionfante. Dell’uomo, cioè, che per un paio d’anni ha avuto un successo politico e una popolarità, non solo in Italia, che pochi, qui e altrove, hanno avuto.

Una popolarità che l’ex sindaco non ha mai voluto sfruttare a fini personali o per facili carriere politiche. Io non sono un giurista, non sono nel processo, non conosco le carte di quello che si è appena concluso dopo circa due anni di svolgimento e, giustamente, nel giorno in cui si sarebbe dovuto concludere, non potendo la Giustizia, come invece lamentano in tanti quando ne sono interessati, sintonizzare il proprio orologio con quello della politica. In più ho fiducia nei magistrati, sia inquirenti che giudicanti, che hanno avviato l’iter processuale nei confronti dell’ex sindaco, oggi chiuso al primo responso.

Le sentenze si accettano, ma non è vero che non si discutano, anche quando sono definitive. Io che pure le accetto e le rispetto, non posso non constatare una sorta di discrepanza fra i tredici anni e due mesi più la restituzione di cinquecentomila euro dei fondi impiegati, inflitti a un amministratore , che può aver sbagliato nella gestione amministrativa violando pure la legge, ma che non si è mai messo un soldo in tasca, e i tanti corrotti nella politica.

Quelli, in particolare, che rubano risorse pubbliche, scambiano denaro con favori illeciti, e quelli che hanno fatto la tacita alleanza con quei mafiosi, che se la cavano sempre con pene assai miti. È una discrepanza, questa, che accresce la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni in generale e la Giustizia, in particolare. Specialmente, dopo gli spiacevoli fatti che hanno riguardato la Giurisdizione calabrese negli ultimi anni. Di Mimmo Lucano, ho sempre pensato che sia una persona bella, un cristiano senza religione che ha posto l’uomo al centro della Politica, la più alta forma di carità.

In questa sua visione ha svolto il lavoro più difficile e rischioso, aiutare i più deboli, gli emarginati, quelli che Francesco chiama gli scarti umani, gli esseri umani più poveri dei poveri. Quelli che non hanno nulla, né lavoro, né casa, né patria, e la famiglia lasciano lontano o la perdono nel mare della speranza. Tra le realtà abbandonate vi sono anche i luoghi. In Calabria sono le terre abbandonate, bruciate dal fuoco e indurite dall’emigrazione.

E i paesi, quelli interni, che non sono sui monti e non sulle colline e il mare però lo guardano da un semplice affaccio. E che, come gli alberi d’autunno, spogli di anime e di persone, soffrono di solitudine. Lucano, non so se volutamente o perché spinto da quello spirito cristiano recondito, ha cercato di mettere insieme scarti umani e scarti urbani, povertà dei derelitti e povertà del territorio, solitudine delle persone e solitudine dei paesi, culture negate e culture abbandonate. In qualsiasi parte del mondo, tutto questo sarebbe stato considerato progetto politico o una qualche forma di santità.

Qui, da noi, è stato segnato come velleità fallita, presunzione dell’ignoranza rozza. Ambizione sfrenata moralmente fragile. Spero, invece, che un giorno, la Calabria non solo riconosca il bello di questa persona, ma si riconosca in questa idea della vita fortemente sostenuta dalla persona fattasi sindaco. Spero pure che, presto, davvero presto, anche la Giustizia lo assolva dei reati ascrittigli, perché troverà la prova che non sono stati commessi. (fc)