di FLAVIO STASI – La legge di Bilancio n. 197 del 2022 interviene sui parametri per la definizione delle autonomie scolastiche nelle varie regioni italiane, vincolando di fatto l’esistenza degli Istituti, quindi delle dirigenze, alla popolazione scolastica, cioè al numero degli alunni. In pratica il Governo, nell’ottica di una riorganizzazione del sistema scolastico, ha stabilito con chiarezza che in Comuni superiori ai 15 mila abitanti si possono costituire o mantenere autonomie scolastiche con almeno 1000 alunni.
Una misura che non discutiamo in generale, ma che riteniamo sicuramente inopportuna in aree come la nostra ed in gran parte del mezzogiorno, con una dispersione scolastica superiore alla media nazionale e con territori estesi e variegati, diversi dai centri urbani ad alta densità abitativa di altre zone italiane.
Nel nostro territorio sarebbe più opportuno fare investimenti importanti nella qualità e nella fruibilità dell’offerta scolastica piuttosto che risparmiare sulle dirigenze. Per questa ragione, in ogni sede istituzionale, stiamo lavorando affinché si possa derogare al parametro dei mille alunni per autonomia scolastica.
In altre regioni il dibattito è ben più aspro che nella nostra, laddove sono stati sollevati persino dubbi di legittimità costituzionale rispetto a questo intervento governativo che entra nel merito di competenze che sarebbero regionali. Al momento, però, tali vincoli risultano confermati.
Stabilito il criterio a livello centrale, il compito di fare una proposta di riorganizzazione, cioè di decidere cosa accorpare, è stato conferito ai Comuni. Per onestà, ritengo questa una scelta corretta: nessuno meglio dei sindaci conosce l’articolazione scolastica del proprio territorio, purché si comprenda bene nella popolazione come i Comuni siano solo degli esecutori.
In pratica, dal mio modesto punto di vista, siamo chiamati a limitare i danni di una misura che comunque ritengo sbagliata.
Qual è la situazione nella nostra città?
Noi abbiamo 9 autonomie scolastiche, con la seguente popolazione studentesca: I.C. “C. Guidi”, 778 alunni; I.C. “V. Tieri”, 664 alunni; I.C. “Erodoto”, 1311 alunni; I.C. “Don Bosco”, 881 alunni; I.C. “Leonetti Senior”, 801 alunni; I.C. “Rossano I”, 811 alunni; I.C. “Rossano II”, 911 alunni; I.C. “Rossano III”, 698 alunni; I.C. “Amarelli”, 755 alunni. I plessi scolastici sono ben 61.
Stando ai parametri stabiliti dal Governo, dunque, su nove istituti comprensivi, soltanto uno avrebbe i requisiti per essere mantenuto.
Cosa stiamo facendo?
Sia in Provincia che in Regione stiamo continuando a lavorare per capire come ottenere una deroga rispetto al vincolo dei 1000 alunni. Allo stesso tempo però – in primis per serietà istituzionale ed anche per evitare che una scelta delicata come questa possa essere demandata ad altri enti i quali, vista l’inerzia del Comune, potrebbero sostituirsi a noi – abbiamo scritto una lettera a tutti i Dirigenti Scolastici con la quale proponiamo una riorganizzazione che tenga conto del parametro imposto dalla Legge Finanziaria.
I criteri con i quali abbiamo realizzato questa proposta sono semplici ed oggettivi: l’accorpamento di due Istituti Comprensivi con minor numero di alunni mediante la ridistribuzione dei plessi ad altri istituti comprensivi, secondo un criterio geografico.
Attenzione: nella nostra proposta non viene soppresso o spostato nemmeno uno dei nostri 61 plessi scolastici, per cui nessun alunno e nessuna famiglia dovrà “cambiare scuola”; a cambiare, semmai, potrebbe essere la dirigenza dell’Istituto.
Capisco, da genitore e da sindaco, che anche questo rappresenta un fattore importante, perché un genitore iscrive il proprio figlio a scuola per vicinanza a casa, perché si fida degli insegnanti, ma anche perché si fida del Dirigente, ma da questo punto di vista non possiamo non attenerci alle scelte del Governo.
Nell’ambito di questa proposta di riorganizzazione generale su parametri nuovi, infine, qualora dovesse esserne confermata l’obbligatorietà, abbiamo provato a migliorare alcuni aspetti dell’articolazione attuale che, a nostro avviso, non sono particolarmente razionali: faccio riferimento, per esempio, alla esistenza di due diversi Istituti nello stesso edificio, come per gli istituti Rossano II e Rossano III, oppure – laddove possibile – alla aggregazione dei plessi a sedi centrali più prossime, come Fabrizio e Schiavonea.
Questo il percorso che si sta facendo, con le relative ragioni e responsabilità, che era necessario chiarire e che non si prestano ad alcuna interpretazione.
Ora attendiamo un parere da parte dei Dirigenti degli Istituti, dai quali ci aspettiamo, visto l’importante ruolo che rivestono nell’ambito del sistema educativo cittadino, delle riflessioni e dei suggerimenti di carattere generale sul percorso attuale e sulla possibile futura organizzazione.
Successivamente proseguiremo nella interlocuzione con le altre istituzioni con l’auspicio che si aprano margini di manovra rispetto alla rigidità dei criteri stabiliti in finanziaria. (fs)
[Flavio Stasi è sindaco di Corigliano Rossano]