di FRANCO CIMINO – Metti Un giorno da pecora, la trasmissione cult di Radio Uno, quella delle dure a divertenti ironie e delle fervide provocazioni, con gli agguati dialettici dietro il microfono, metti che invitino un politico di Fratelli d’Italia, metti pure che sia donna e anche sottosegretario di Stato e che abbia un’antica solida amicizia con Giorgia Meloni, la comandante vera e assoluta di quel partito e del governo che presiede, metti che all’improvviso, dopo che si è trattato di migranti e morti in mare, ti infilino la domandina di quelle che hanno sempre fatto venire i brividi ai più accorti, e ti trovi una Wanda Ferro che molti non si aspettavano (non io tra questi).
Una donna spaventata e superdisciplinata, per non dire bigotta, per non dire soldatessa dell’ortodossia di partito, l’ideologista fanatica di una vecchia destra, similarfascista, tutta patria, Dio, (quello terreno, per interderci) e famiglia (quella della donna in casa a cucinare e a far figli, se non soltanto a soddisfar le maschili voglie). Questa donna, molti si attendevano. Da lei, una calabrese, per giunta.
Invece, Wanda li sorprende tutti. Alla domanda su cosa pensasse della dichiarazione dell’onorevole Mollicone, suo collega di partito, nella quale considerava “l’utero in affitto” un crimine peggiore della pedofilia”, lei risponde testualmente: «Non sono assolutamente d’accordo, la pedofilia è uno dei crimini peggiori in assoluto. Nessuno tocchi i bambini».
Quanto alle parole dell’altro suo compagno di Fratelli d’Italia sulle coppie gay, dice:«Anche questo è stato detto in modo sicuramente maldestro. Non è stata un’espressione consona al dibattito». Possiamo dirlo, senza che si sia “maleinterpretati” politicamente, sebbene io sia certo di non poter subire fraintendimento alcuno? Sì, direi di sì, considerate le due cose note a quanti mi conoscono.
La prima è il coraggio di dire sempre ciò che penso, e di fare ciò che sento come necessario e giusto, senza badare alle convenienze e sempre incurante dei rischi. La mia storia politica, così magra apparentemente di risultati “utili” alla persona, è ferma lì a dimostrarlo. E quando si muove, come nelle mie recenti battaglia, si muove per confermarsi. La seconda cosa, risiede nella distanza immodificata tra le nostre idee e posizioni politiche, e in qualche fatto, specialmente quello lontano, per il quale molti amici mi vorrebbero rancoroso verso di lei, che invece mi è sempre stata personalmente pure simpatica.
E con affetto apertamente manifestato, nella stima personale che la leader calabrese di Fratelli d’Italia si è conquistata sul campo della dura fatica della Politica. Ecco, adesso posso dirlo: Wanda è stata brava. Intelligente e coraggiosa. Onesta e innovativa verso un mondo e una cultura ancora troppo chiusi rispetto non ai diritti genericamente o largamente intesi, e talune volte fraintesi, ma alle sofferenze delle persone. Delle donne e dei bambini, in particolare, che dalle feroci polemiche politiche vengono travolti quando non strumentalizzati a fini partitici.
Aggiungo, Wanda Ferro ha mostrato anche sensibilità sul piano personale, ritenendo, come ritengono quanti la conoscono più da vicino, che lei sui temi sensibili sia attenta e solidale con i portatori di questi. Sul piano politico, poi, ha fatto un servizio straordinario a tutti. Al suo partito, che spinge ad uscire dall’angolo, dove vorrebbero tenerlo i fideisti e gli avversari nel contempo.
Ferro fa chiaramente intendere loro che un partito di governo, largamente sostenuto da quel consenso popolare che l’ha portato al governo, e che per giunta è alla guida dello stesso attraverso la propria leader, che è una donna, non può restare all’angolo, pena la sua emarginazione. Soprattutto, da un’Europa avanzata e che cerca una destra nuova, democratica, di stampo europeo. Una destra che possa rassicurare non solo i mercati, ma le democrazie. Quelle, che, affacciandosi alla modernità, trovano problemi vecchi e diritti nuovi su cui misurarsi. Per confermarsi democrazia.
Agli avversari più sinceri e onesti, alla sinistra che vedrà sempre più affermarsi la forza e la determinazione di Elly Schlein, irriducibile campionessa dei diritti, vecchi e nuovi, ha offerto una buona sponda per avviare un dibattito serio e responsabile. Una discussione, la più profonda, che, rifiutando lo scontro ideologico, vada a conciliare il sentire delle minoranze con gli equilibri della società e taluni bisogni, fossero anche desideri, delle persone con i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Per tutti questi motivi, dico «brava Wanda, continua su questo terreno senza indugio alcuno». (fc)