di FRANCO CIMINO – I fatti di Crotone non hanno nulla a che vedere col calcio, né con quello giocato, né con quello parlato. Non c’entrano neppure con il teppismo, neanche con una qualsiasi forma di squadrismo. L’assalto ai quattro calciatori del Crotone, per giunta fuori dallo stadio, lontano da una partita, nel luogo in cui-una semplice spiaggia assolata del primo sole estivo-le famiglie si ritrovano per vivere un momento di intimità rilassante, non hanno nulla a che vedere con la delinquenza, né grande, né piccola.
Non fanno riferimento alla disperata “gioia” di imitare gli scenari di guerra in attesa di quelle vere tanto desiderate. Quei fatti non si riferiscono neanche lontanamente a tutto, o a una sola cosa, di questo. Sono manifestazioni chiare di grande stupidità. Il male a volte nella stupidità meglio si nasconde e più duramente colpisce. Agisce indisturbato, perché non è atteso. Non è previsto. Nè in quel dato giorno.
Nè in quella forma. Il male derivante dalla stupidità è più pesante, perché libera l’istinto, non controlla la forza, scatena la violenza senza limitazione alcuna. Non si ferma dinanzi al pericolo neppure per chi la muove, in quanto incapace di comprenderlo anche nelle conseguenze gravi che determina. Libera, la stupidità, l’ignoranza rozza degli autori dei fatti stupidi. E la cattiveria, la più gratuita, perché priva di scopo colpisce tanto per colpire. Fa male tanto per far male. Il primo male, quello assurdo e imperdonabile, è la violenza. Essa è più pesante quando è rivolta contro la persona, la sua integrità fisica e psicologica. La sua sicurezza. Il diritto alla sicurezza. È pesante e grave, perché, in quel luogo interessato, c’erano tante persone che si sono spaventate e scandalizzate.
C’erano, a subirla direttamente sul piano psicologico almeno, i familiari dei calciatori, le loro mogli, probabilmente anche i figli. Quella violenza, pertanto, è così stupida che si fa forte della vigliaccheria che la sostanzia. Essere in tanti, e violenti, contro persone indifese e disarmate di tutto, è vigliaccheria allo stato puro. Li vorrei vedere quei “soldatini della guerra di cartapesta” singolarmente affrontare uno solo di quei muscolosi atleti. Uno contro uno. In un bel ring, con tanto di arbitro. Non solo non salirebbero sul tappeto bianco, ma starebbero a mille miglia dal palazzetto. Quella violenza è stupida, perché fa male, tanto male, al Crotone calcio, quella società che in soli dieci anni ha fatto del calcio crotonese una illuminata vetrina sportiva, restituendo, con suoi straordinari risultati, alla Calabria il calcio della massima serie.
Quella violenza è più gravemente stupida perché fa molto male alla città, la nobile e civile Crotone, una delle più ricche “capitali” dell’Antica Magna Grecia, oggi nuovamente infangata da stupidi atti di violenza, che non le appartengono. Tutto questo per il gioco del pallone? Ma cosa c’è di più stupido che muover le guerre urbane, inventando ogni volta un nemico diverso, per una partita di calcio? E per un risultato negativo o per un campionato andato male, come se, grande stupidità aggiuntiva, la squadra del proprio cuore e i suoi giocatori, giocassero da soli, senza avversari che li contrastassero? Stupidità piena è annullare completamente lo spirito sportivo che è ragione profonda di qualsiasi gara e competizione agonistica.
Quello spirito che rispetta la sconfitta e gli sconfitti, e non idolatra la vittoria e i vincitori. Quello spirito che assegna uguale dignità a tutti i calciatori in campo, grazie ai quali il pubblico si diverte e la partita si riempie di ogni bellezza. Occorre fermare questo assalto della stupidità allo sport. Come ogni atto che estende la sua violenza ad altri campi della vita e delle persone e della società. L’assalto di ieri da parte di un piccolo esercito di stupidi alla troupe di Rai Calabria, che stava lavorando a Reggio Calabria, è uno di questi. Gravissimo, non solo perché attenta alla libertà d’informazione, come da retorica “politica” è stato scritto attraverso comunicati stampa asciutti e ciclostilati, da più parti. Lo è perché colpisce al cuore le norme più elementari del rispetto umano, in cui quello per il lavoro è ragione profonda della dignità umana e del nostro essere al servizio della comunità.
È gravissimo per il suo continuo allontanarsi dal valore della vita, in cui la tranquillità del vivere cammina con la sicurezza della propria persona. Valore della vita in cui libertà di espressione e di movimento personale è fondamento della Libertà. Libertà della persona. E libertà che muove ordinatamente Democrazia, il sistema dell’organizzazione della vita dei cittadini nel rapporto con le istituzioni “più perfetto” che ci sia in questo mondo delle imperfette contraddizioni. L’atto di stupidità consumato a Reggio Calabria con la violenza perpetrata ai danni di giornalisti e operatori della Rai Tre, è più grave ancora perché, più volte negli anni e di recente nuovamente, è preceduto dallo stupido attacco che questa politica a turno, a seconda degli interessi personali o partitici toccati, lancia nei confronti dei giornalisti per le presunte scorrettezze, pubblicamente denunciate, consumate ai danni di fatti considerati alterati o scorretti.
La violenza delle parole talvolta sollecita, o prepara alibi giustificazionisti, quella dei violenti per tendenza naturale alla stupidità comportamentale. Questo nostro Paese sta abituandosi a considerare la violenza come atto inevitabile delle nuove dinamiche per la soluzioni dei problemi sociali, anche quelli di relazione fra gruppi e persone. È evidente che la crescita progressiva della violenza sia diventata intollerabile. Occorre porle un freno subito! Le vie per farlo sono molteplici, vecchie e pure note. Si parta dalle scuole e dalle famiglie per educare i ragazzi alla non violenza.
Al rispetto per l’altro e al riconoscimento del valore dello sport come mezzo anche di formazione personale, soprattutto in direzione della scelta della pratica sportiva da parte di tutti. Fare il calcio, giocandolo, per dare un calcio alla violenza, all’ignoranza e alla stupidità che dell’ignoranza nutre la violenza, è un obbligo piacevole da “imporre” con i nuovi processi formativi. Da inventare rispetto a quelli oggi proposti. Sport in tutte le scuole, da dotare di palestre e di piccoli impianti sportivi, per la pratica di diversi sport. E spazi aperti per lo svolgimento di attività motorie e “ricreative” per tutti. Chi fa sport ogni giorno scarica, è risaputo, più facilmente gli stati di tensione e quella sorta di aggressività incamerata in questa società troppo frustrata dalle problematiche sempre più gravi che l’affiggono. Una mente liberata da stress libera il cuore. Che si apre alla gioia. Anche di incontrare l’altro. Di vivere in famiglia. Di stare in gruppo. Di fare amicizia e di conservarla. Di rendere insieme le Città felici. Ché le Città, hanno questo come compito primario, costruire le condizioni per la felicità dei cittadini.
La Pace, come affermo da sempre anche durante le mie mie lezioni a scuola, parte da qui. Dal nostro piccolo mondo. Ché non vi sono le guerre degli altri se manteniamo accesse quelle dentro di noi. (fc)