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L’OPINIONE / Nino Mallamaci: contro il Ponte

PONTE SULLO STRETTO, «LA DITTATURA DELLA MINORANZA»
Siamo stati in tanti, nell’ultimo anno e mezzo, da quando questo sciagurato ministro contro il Sud e il governo del quale fa parte hanno resuscitato il progetto del ponte sullo Stretto, a chiedere che si tenesse un referendum nelle regioni direttamente interessate, Calabria e Sicilia. Anche solo consultivo, per capire quale fosse l’orientamento dei cittadini. I risultati del sondaggio Demos per Repubblica fanno capire il motivo per il quale il ricorso a questo Istituto di democrazia diretta è stato cassato senz’appello. Limitandosi alle due aree centro sud e sud e isole, il verdetto è chiarissimo: rispettivamente, 35 e 31 % di favorevoli. In democrazia, esistono degli strumenti che servono a scongiurare la c.d. dittatura della maggioranza (pesi e contrappesi, checks and balances), in verità sempre di più messi in discussione, o calpestati senza ritegno, dai fautori della democrazia illiberale (un vero e proprio ossimoro). Tra questi il governo italiano, impegnato in una lotta senza quartiere contro la magistratura europea, costituzionale, ordinaria e contabile, contro i mass media indipendenti, e contro chiunque osi mettere in discussione l’operato dell’esecutivo compiendo soltanto il proprio dovere istituzionale. Nella vicenda ponte siamo in presenza addirittura di un caso di dittatura della minoranza, capitanata (termine non casuale) da un esponente della Lega che fino a ieri copriva di contumelie il Sud e i suoi abitanti, salvo poi reinventarsi paladino di coloro che disprezzava e, certamente, disprezza ancora. Tante volte abbiamo sentito i sostenitori del ponte lanciare appelli per una mobilitazione a favore di questa realizzazione. Ne abbiamo viste? Manco una! Il motivo, anche in questo caso, può essere rintracciato nei risultati del sondaggio. Chi decide sulle nostre teste sapeva e sa bene che un evento del genere avrebbe mostrato il re nudo. Il ministro, dal canto suo, proprio per tenere a bada il suo zoccolo duro di elettori, ha subito chiarito che della costruzione del ponte si avvantaggeranno le imprese del Nord, in primis quelle lombarde (peraltro nel settentrione il consenso è ancora più basso). E qui viene in rilievo un secondo aspetto altrettanto importante della questione. Questa vicenda rappresenta non solo un caso di scuola di esercizio di un potere illimitato da parte della minoranza. Essa è anche un esempio eclatante, emblematico, di pratica coloniale. Tu, popolo calabrese e siciliano, reclami l’alta velocità fino a Reggio Calabria, il completamento della 106, opere per frenare il dissesto idrogeologico e per portare l’acqua nelle case, strade ferrate e autostrade per ridurre le distanze tra territori della Sicilia? Ma io so’ io, e voi…Il marchese del Grillo “se ne frega”, e prosegue imperterrito, scrollando le spalle davanti alla miriade di problemi di ogni genere che rendono la sua impresa, oltre che inutile, impossibile. Ma la pratica colonialistica sarebbe molto più complicata da attuare se mancasse un fondamentale tassello del mosaico, quello che ha permesso al fascismo la conquista (effimera e criminale) di una parte dell’Africa e alla classe dirigente repubblicana di trasformare il Meridione in un mero mercato per i prodotti del Nord: gli ascari. Non stiamo affermando che tutti gli schierati a favore del ponte appartengano a questa categoria. Ce ne sono tanti, molti dei quali poco informati o preda della disinformazione, che in buona fede vogliono vedere il ponte svettare tra le sponde di Scilla e Cariddi. Poi ci sono gli ascari veri e propri, coloro che si schierano per convenienza personale o partitica, per ordini di scuderia, per conquistare magari uno strapuntino nella grande tavola imbandita. Sono i peggiori. Non badano alla devastazione del territorio, alle difficoltà di centinaia di famiglie, all’isolamento che deriva dal definanziamento dell’alta velocità. Sono quelli che negano l’evidenza, che promettono, rassicurano, ammansiscono, accarezzano. Se le cose andranno come, legittimamente, si teme (vedi alla voce ecomostro di Cannitello) i primi responsabili saranno questi soggetti. Purtroppo, sappiamo già che non pagheranno alcun fio, ed alcun rossore affiorerà sui loro visi. Mentre la nostra terra si scoprirà più povera di prima e, il che forse è peggio, con la dignità calpestata dai soliti noti.  (nm)