di RUBENS CURIA – Dopo l’approvazione del Programma Operativo 2022-2025 con il Dca 162 del 18/11/2022 attendevamo, da parte del Commissario ad acta, l’emanazione delle Linee Guida per l’adozione degli Atti Aziendali per l’organizzazione delle Aziende Sanitarie, che sono lo strumento con cui deve essere attuato il Programma Operativo.
Purtroppo si è perduta un’ occasione per mettere in campo una sanità partecipata che rispondesse alle problematiche sollevate dalla Pandemia, infatti ci saremmo aspettati una valorizzazione del decentramento territoriale in merito ai Laboratori di patologia clinica, alle Microbiologie e alle Virologie delle Aziende Sanitarie Provinciali memori, per esempio, delle provette per il test del Covid 19 che viaggiavano dall’Asp di Cosenza verso l’A.O. di Catanzaro, invece, nell’ Atto sono previste delle Unità Operative Semplici (Uos) prive di autonomia e di futuro per chi opera in questi Servizi depotenziando così, gli Ospedali Spoke.
Simile la programmazione per quanto attiene le “Radiologie” che, negli Spoke sono previste come Uos a meno che ” i volumi di attività siano sovrapponibili a quelli di un Hub e le stesse abbiano sub articolazioni”: Queste scelte aumenteranno Le “Liste d’attesa” e i disagi per i cittadini.
Per quanto attiene la partecipazione nelle “Linee guida” è citata più volte nelle pagine 2/3/4/7/14, infatti è prevista l’istituzione, in ogni Asp, del “comitato consultivo misto”, mentre del ” comitato consultivo degli utenti”, citato a pagina 4, non si ha traccia; inoltre vi è una sovrapposizione di organismi, infatti, è previsto presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (Urp) il Tavolo Permanente del Volontariato.
Sarebbe stato più efficace, ai fini della partecipazione attiva delle Associazioni di cittadini organizzati prevedere, come richiesto da oltre un anno da Comunità Competente, l’istituzione della Consulta Aziendale affiancata dalle Consulte di Distretto. Ricordo che la partecipazione dei cittadini alla programmazione delle attività inerenti la tutela della salute ed il conseguente “controllo sociale” è una risorsa per garantire la qualità delle prestazioni erogate ed impedire l’infiltrazione della ‘ndrangheta e lo svilupparsi della corruzione; a tal proposito il legislatore con la 833/78, il 502/92 e il 33/2013 ed altre norme stabilisce che: «Le Regioni prevedono forme di partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e del volontariato impegnate nella tutela del diritto alla salute, nelle attività relative alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei Servizi Sanitari a livello regionale, aziendale e distrettuale» articolo14 del 502/92! Credo che, finalmente, sia maturato il tempo di aprire alla partecipazione il Servizio Sanitario Regionale! (rc)