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L'OPINIONE / Tilde Minasi: Stiamo facendo abbastanza per Reggio?

L’OPINIONE / Tilde Minasi: Stiamo facendo abbastanza per Reggio?

di TILDE MINASI – Prima un lungo articolo su Repubblica, poi una foto-notizia sul Corriere della Sera, purtroppo entrambi incentrati su degrado, carenze, commistione di interessi marci, hanno offerto al mondo, ancora una volta, una pessima immagine di Reggio.

Cosa che amareggia profondamente i tantissimi reggini che amano sinceramente la propria città e si adoperano – ognuno nel modo in cui gli compete e in cui può – per farla crescere, per migliorare ciò che non va e per tutelarla.

Duole vedere Reggio rappresentata, per l’ennesima volta e su testate di questa importanza, in maniera così negativa, anche se i fatti riportati sono per la gran parte veri. Ma proprio da questo nasce la mia riflessione, che vuole essere non un atto d’accusa verso giornalisti che hanno scelto quale taglio dare al loro lavoro, ma stimolo per una presa di coscienza collettiva, che a questo punto non può più essere rimandata, sia come Istituzioni, che come cittadini.

Cosa stiamo facendo, per evitare che si debbano leggere ancora, in futuro, reportage di questo genere sulla nostra città? Stiamo facendo abbastanza? Cosa avete provato nel vedere la vostra Reggio raccontata così?

Personalmente ho provato rabbia, mista a dispiacere e rammarico per una narrazione che fa male a tutti, demolisce tutto ciò che pian piano tanti di noi stanno faticosamente costruendo per cambiare davvero il volto alla città e che potrebbe essere diversa solo se tutti insieme decidessimo finalmente di rispettarla, restituendole la dignità che merita.

Che responsabilità ha la città – e i suoi cittadini – se l’Autostrada ex Salerno-Reggio Calabria, ora A2, è da decenni una tela di Penelope che sembra sempre pronta ad essere definitivamente completata, per poi tornare a riempirsi di interruzioni e deviazioni per lavori? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se il procuratore capo viene sospeso perché non poteva essere eletto in quel ruolo? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se la procura “sta nel silenzio”, quando è una riforma governativa che lo impone? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se il cantiere del nuovo Tribunale apre e chiude a singhiozzo da 17 anni?

La lettura dell’articolo di Repubblica, dunque, per alcuni versi va capovolta: molte delle mancanze di cui soffre il territorio derivano dalla disattenzione delle Istituzioni statali. Ma ciò non può comunque giustificare le mancanze di chi amministra a livello locale il territorio e di chi il territorio lo vive e lo violenta quotidianamente.

L’Amministrazione comunale, infatti, non solo non riesce a incidere sui settori di sua stretta competenza, ma ancor meno si dimostra all’altezza di attrarre l’attenzione governativa e condizionarne l’azione in senso favorevole, diversamente da quanto stiamo invece riuscendo a fare, a piccoli passi, a livello regionale, grazie all’asse politico forte che ci lega a pezzi importanti del Governo in carica.

Ma ciò non basta.

Serve un cambiamento radicale di pensiero, ancor prima che di azione. Serve un moto d’orgoglio che ci faccia recuperare il senso di appartenenza a questa città dal passato glorioso e ci spinga a pretendere efficienza, pulizia, ordine, dagli Enti e da noi stessi.

Il cambiamento deve necessariamente partire dal basso, passa necessariamente attraverso le Persone.

Già tantissime sono quelle che operano per il bene di Reggio. Troviamo il modo di coinvolgere anche tutte le altre, soprattutto ora che, grazie ai fondi del Pnrr, abbiamo un’occasione unica e non possiamo permetterci di sprecarla!

Altrimenti ogni passo in avanti che saremo riusciti faticosamente a fare verrà ogni volta e nuovamente annullato dal giornalista di turno che, inevitabilmente, continuerà ad essere “rapito” dal volto oscuro di Reggio, anziché dalla sua bellezza. (tm)