È caduto il divieto di dimora per Mimì Lucano, l’ex sindaco di Riace, simbolo della politica di accoglienza e integrazione che ha fatto della Calabria un paese da ammirare anche in materia di migranti. Il primo gesto è stato di andare dal padre malato, ma il suo arrivo ha chiamato a raccolta non solo i suoi compaesani ma gente da tutto il circondario. Libero di tornare tra le case del suo paese, dopo che il tribunale – nonostante il parere negativo della procura che lo ha indagato – ha revocato l’ordinanza del riesame che gli impediva, già dallo scorso 16 ottobre, di mettere piede a Riace. Sono venute meno le esigenze cautelari vista l’impossibilità di reiterare il “reato” non avendo avuto rinnovato il mandato amministrativo.
Era libero di circolare in tutt’Italia ma non di entrare nel paese che l’aveva visto sindaco e protagonista di una delle più straordinarie esperienze di integrazione nei confronti dei migranti. Purtroppo, di quel turbinio di iniziative che Mimì Lucano era riuscito a innescare coinvolgendo la gente del posto e i nuovi arrivati d’ogni parte dell’Africa e di altri Paesi straziati dalla guerra e dalla fame, non è rimasto niente.
Il “guerriero di Riace”, l’ex sindaco, è andato a trovare il padre Roberto, da diverso tempo a letto, in precarie condizioni di salute, e ha potuto riassaporare l’aria di casa. La politica lo ha punito, negandogli persino un seggio al Consiglio comunale, ma la gente, non solo di Riace, non lo dimentica e non dimentica quello che ha fatto. Bentornato a casa, Mimì. (s)