Creare un laboratorio euro-mediterraneo permanente sulle politiche della biodiversità. È l’idea lanciata dal Gal Terre Locridee, guidato da Giuseppe Macrì, nel corso della Scuola estiva dal titolo Politiche della biodiversità. Sul governo dell’umano, dell’animale, del vegetale, promossa dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con la partnership tecnica di Gal Terre Locridee e Officine delle Idee, ospitata nei comuni di Bivongi, Pazzano e Stilo, nella “Valle dello stilaro”, area votata alla convivenza armonica tra uomo e ambiente, luogo di incontro tra culture, popoli e religioni diverse.
«La scuola sulle politiche della biodiversità e la creazione di un laboratorio euro-mediterraneo – ha spiegato Macrì – si inseriscono nella nostra visione progettuale di un comprensorio che per vivere e crescere, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, deve avere un respiro mediterraneo. Dobbiamo proiettarci verso la scoperta del bello di cui il territorio è ricco e accogliere una dimensione geografica e culturale più ampia, l’unica possibile per fare emergere territori come il nostro».
L’evento, di respiro internazionale, ha visto il territorio della Locride protagonista grazie al lavoro svolto da ricercatori che hanno avuto modo di confrontarsi su temi di assoluta rilevanza scientifica e di visitare luoghi di estrema rilevanza storica, muovendo da un nuovo modo di intendere la “biodiversità”, tendente all’inclusione dell’umano e al superamento degli steccati fra specie.
Otto i borsisti, selezionati tramite apposito bando pubblico, che hanno preso parte ai lavori, nell’ottica di uno scambio intergenerazionale tra studiose e studiosi al di fuori dell’asimmetria dei rapporti di natura accademica.
Sotto la direzione scientifica di Ciro Tarantino (Università della Calabria), Xenia Chiaramonte (Università di Venezia Ca’ Foscari I, già ICI Berlin), Paolo Napoli (École des Hautes Etudes en Sciences Sociales – Paris), le sessioni di lavoro si sono svolte dando spazio alla ricerca, alle discussioni e alla visita di luoghi significativi per la comprensione della nozione di biodiversità – nelle molteplici declinazioni affrontate dalla Scuola – con lo svolgimento di attività laboratoriali comuni condotte dai discussant, Marco Malavasi (Università di Sassari) e Federica Buongiorno (Università di Firenze).
Il territorio su cui insistono i tre comuni della Locride ha suscitato grande interesse non solo per quanto riguarda il contesto storico e monumentale e il suo paesaggio naturalistico, ma soprattutto per quanto attiene al patrimonio antropologico e alle comunità locali.
«La biodiversità, intesa anche nei suoi aspetti socio-culturali, ha giovato del contesto territoriale e dell’incontro con una complessità che merita tutti i nostri sforzi, intellettuali e pratici, per essere affrontata in modo tale da essere all’altezza della nostra epoca delle catastrofi, la quale non può di certo fare a meno della responsabilità così come della cura del territorio da parte degli umani» ha dichiarato, a conclusione dei corsi, Xenia Chiaramonte.
«La scelta della Valle dello stilaro quale luogo dove svolgere questa prima Scuola estiva è stata fortemente voluta per la singolare sintonia tra spirito dei luoghi e spirito della scuola – dichiarano gli altri due direttori scientifici, Ciro Tarantino e Paolo Napoli –. Queste terre in permanente contraddizione sono il luogo giusto per tentare di rispondere al grande interrogativo del nostro tempo: come una comunità può costruire oggi forme di buon vivere? Come, in sostanza, si sceglie e si progetta un futuro diverso?».
«L’iniziativa rappresentativa una tappa importante nel processo di realizzazione del progetto “Locride 2025 – Tutta un’altra storia” che il territorio locrideo ha messo in campo e che vede le comunità locali asse portante dei processi di sviluppo locale», ha detto Antonio Blandi, project manager di Officine delle Idee.
«È molto significativo che la Scuola estiva sulla biodiversità si sia svolta in quest’area – ha dichiarato il direttore del Gal Terre Locridee, Guido Mignolli – con la presenza di esperti provenienti da varie università, perché ci dà la possibilità di entrare in un processo di comunicazione verso l’esterno e di far conoscere il valore ambientale e culturale della Vallata dello stilaro. Possiamo, quindi, immaginare per il futuro una Scuola sempre più aperta alla comunità, con un maggiore coinvolgimento di tutto il territorio, nell’ottica di un grande progetto laboratoriale». (rrc)