È un intrigante storia d’amore che prende a pretesto il Sessantotto per tratteggiare i segni di una rivoluzione (mancata?) che avrebbe in ogni caso cambiato gli anni a venire. Lo scrittore Marcello Vitale (che di mestiere faceva il magistrato, oggi è Presidente aggiunto onorario della Cassazione) ha imbastito un racconto sui suoi anni torinesi, quando tra questione meridionale (insoluta) ed immigrazione dal Sud divenuta nel tempo integrazione, i rapporti tra giovani e meno giovani andavano a collidere con i meccanismi dell’assuefazione e del risveglio che stava per esplodere.
Un’ambientazione ideale per costruire un racconto d’amore dove emergono non solo i conflitti generazionali, ma anche le contraddizioni di una società in trasformazione. Un giudice che s’innamora d’una ragazza sarebbe stato un filo troppo esile se la magia scritturale dell’autore non avesse saputo impiantare un romanzo avvincente con dotte citazioni storiche e continue “incursioni” nella cronaca dell’epoca.
C’è anche tanta Calabria (terra d’origine dell’autore) nel racconto di questa voglia di contestazione che prese i giovani nel ’68 e in cui la protagonista si lascia coinvolgere: è difficile un rapporto tra l’autorità costituita (il giudice) e la giovane donna, con le sue ansie di libertà che in realtà sono convinzioni, che incarna la contestazione. Eppure, l’amore, imprevedibile, sboccia e offre lo spunto per tratteggiare i segni del cambiamento epocale che si stava attuando.
Torino nel 1968 aveva assorbito i meridionali e aveva subito il fascino delle menti più attive: non solo operai sfruttati all’inverosimile o costretti alla catena di montaggio, ma anche intellettuali fiduciosi nel riscatto sociale per loro e per gli altri. La Torino operaia e ancora, per certi versi, intollerante, ma allo stesso tempo protagonista del cambiamento attraverso i suoi giovani. E Carla è una di questi, spregiudicata studentessa libertaria ma ugualmente appassionata e sanguigna amante, tra emozione e rivalsa, abbandono e senso di sfida. “Tra le più accanite di tutti erano proprio le ragazze”: ragazze del 68, oggi donne avanti con l’età e qualcuna con qualche rimpianto in più.
La scrittura di Vitale è sciolta e costringe il lettore a seguire una traccia invisibile che non permette allentamenti: il racconto è piacevole e piacevolmente spinge a inseguire e seguire questa donna bellissima e aggressiva, liberissima e affascinante che finisce per far innamorare di sé. È un’educazione sentimentale alla rovescia: è la ragazza che indottrina il giudice, più anziano, e sulle futuribili speranze e si lascia spiegare il codice, mentre tutto intorno il mondo stava cambiando e nessuno se ne accorgeva: è l’artefizio più riuscito di un romanzo che merita di essere non letto, bensì divorato tutto d’un fiato. (dl)
NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE
di Marcello Vitale
Ensemble edizioni, ISBN 9788868817602