di GIACINTO NANCI – Invece di scrivere il nome dei candidati alle elezioni comunali di Maggio 2022 facciamo tutti una disobbedienza civile per tentare di dare con questa protesta un forte contributo per risolvere i problemi della sanità calabrese, perché la causa principale del disastro della nostra sanità è proprio il piano di rientro sanitario cui siamo soggetti da ormai 13 anni.
La disobbedienza civile deve servire a smuovere i nostri politici e amministratori calabresi a scendere finalmente in campo per chiudere definitivamente questa fase della nostra sanità. Il piano di rientro ci è stato imposto fin dal lontano dicembre del 2009 perché la Calabria allora spendeva per la sanità più di quanto riceveva dalla Conferenza Stato-Regioni. Il piano di rientro sanitario aveva come compito principale quello di risanare il presunto deficit sanitario calabrese. Ma il deficit lo definiamo “presunto” perché non è mai esistito in quanto la Calabria è la regione che, da oltre 20 anni a questa parte, riceve per la sua sanità molti meno fondi pro capite che non le altre regioni nonostante che è la regione che ha tra i suoi circa due milioni di abitanti ben 287.000 malati cronici in più che non in altri due milioni di altri italiani (dato certificato dal DCA 103 del lontano 15/09/2015 del commissario Scura e vidimato sia dal Ministero dell’Economia che da quello della Salute, della serie tutti sanno la verità). Dove quindi dovevano (e devono) arrivare più fondi ne sono arrivati molti di meno ed è per questo che non potevano bastare per curare i molti malati cronici in più presenti in Calabria.
Il piano di rientro ha fatto ulteriori danni perché con i suoi tagli ha impedito che i molti malati cronici in più si potessero curare bene e il malato cronico che non si cura è risaputo che poi si complica e per curarsi costa molto di più e si complica a tal punto che poi per potersi curare deve recarsi nei centri di eccellenza fuori regione. Ed è per questo che dopo 13 anni di piano di rientro il deficit annuale invece di diminuire è raddoppiato e la spesa per le cure fuori regione è perfino triplicata raggiungendo la stratosferica cifra di 329 milioni di euro. Per risanare la sanità calabrese è quindi necessario che venga modificata la causa prima che la ha affossata e continuerà ad affossarla se non verrà rimossa.
La causa principale è la scorretta modalità di riparto dei fondi sanitari alle regioni che ripartisce molti meno fondi pro capite proprio alla Calabria che ha molti più malati cronici. Prova di quanto appena detto è la modifica fatta dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2017 che ha modificato in modo “molto parziale” (per come dichiarato dall’allora presidente della commissione stessa Bonaccini) il criterio di riparto considerando, sempre in modo parziale, anche la numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni. Ebbene con questa modifica parziale la Calabria ha ricevuto nel 2017 ben 29 milioni di euro in più rispetto al 2016 (come tutte le altre regioni del Sud).
La modifica non è stata ne ripetuta ne ampliata negli anni successivi. Per capire di quali cifre si parla basta dire che una applicazione del criterio basato sulla numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni farebbe moltiplicare per la Calabria i 29 milioni ricevuti in più nel 2017 almeno per quattro. Se infine si considera che la Calabria ogni anno verso circa 100 milioni di tasse e accise in più proprio per risanare il presunto deficit si capisce bene da dove vengono i veri mali della sanità calabrese. Cento milioni sottratti con un criterio di riparto scorretto e altri cento sottratti alla nostra sanità sotto forma di tasse e accise ci fanno capire che con duecento milioni in più forse saremmo non solo in grado di risanare la nostra sanità ma ci potremmo permettere di fare perfino un centro di eccellenza sullo “studio della neurofisiologia del canto del grillo”.
Allora scriviamo “no al piano di rientro sanitario calabrese” sulle schede elettorali delle elezioni comunali di questo maggio 2022 perché i sindaci sono la massima autorità sanitaria. Così facendo possiamo spronarli a riunirsi e chiedere al governatore Occhiuto di battere i pugni sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni per chiedere la chiusura del piano di rientro e la modifica del criterio di riparto basato sulla prevalenza delle patologie altrimenti egli (Occhiuto) sarà l’ennesimo, inutile e anzi dannoso commissario di un piano di rientro che è il vero problema del degrado della sanità calabrese. No al piano di rientro si al riparto dei fondi basato sui reali bisogni delle popolazioni, a meno che i candidati non si impegnino solennemente a battersi per questi obiettivi. (gn)
(L’autore, Giacinto Nanci, è un medico di Catanzaro)