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Nuovo regolamento della Commissione, Ripepi: «l’hanno fatta sporca»

Il Consiglio comunale di Reggio Calabria ha impedito, nella giornata di venerdì, alla minoranza di svolgere la conferenza stampa in cui si voleva denunciare il nuovo regolamento delle Commissioni.

In una live su Facebook, il consigliere Massimo Ripepi ha evidenziato come «siccome manca un anno al voto vogliono fare tante cose e non essere controllati. Hanno deciso di bloccare quel pochissimo di trasparenza rimasta a Palazzo San Giorgio. Hanno fatto un regolamento per bloccare la nostra Commissione, l’unica che controlla le porcherie che fanno».

«L’hanno fatta grossa, sporca – ha aggiunto –. Giuseppe Marino non poteva essere la persona migliore per fare questa operazione. Lui con la faccia d’angelo, ultra cattolico, ha fatto il lavoro sporco. Lui e Falcomatà hanno progettato questo regolamento dittatoriale. Armando Neri lo ha definito sovversivo. Vogliono bloccare l’azione della Commissione Controllo e Garanzia».

«Da 10 anni il Comune non ha l’ufficio stampa – ha chiarito Ripepi – Falcomatà lo ha tenuto bloccato 10 anni, non esiste e deve essere fatto per legge. Perchè lo ha tenuto bloccato? Perchè non vuole fare passare le notizie del Comune, vuole fare passare solo le notizie che vuole lui. Il Comune è diventato la casa di Falcomatà, di Giuseppe Marino, del PD, che decidono loro cosa deve venire fuori».

Per quanto riguarda la conferenza stampa negata, Ripepi ha spiegato come «loro (la maggioranza ndr) che sono i campioni del mondo, hanno calpestato delibere e regolamenti, hanno fatto la delibera di Ferragosto lavorando a Ferragosto quando dovevano farlo per i loro amici, hanno bloccato le cose che volevano bloccare, hanno sbloccato le cose che volevano sbloccare, hanno calpestato il codice etico, hanno fatto un macello in questi 10 anni, ieri si sono presentati, il capo di gabinetto Ruvolo e la segretaria generale, mentre eravamo seduti con i giornalisti e hanno bloccato la conferenza stampa perchè mancavano la virgola e il punto all’autorizzazione. Quando i consiglieri comunali e il popolo sono i padroni di casa a Palazzo San Giorgio, palazzo del carbone, non della trasparenza. Fanno i deboli con i forti e i forti con i deboli. Sono venuti a creare buon senso. Sono venuti a creare problemi», ha detto Ripepi, annunciando che «andremo dal Prefetto e dal ministro dell’Interno e faremo ricorso al Tar».

Per il consigliere di minoranza «Giuseppe Marino è il più pericoloso in assoluto. Speriamo sia lui il candidato a sindaco del Centrosinistra così il Centrodestra farà una passeggiata. Gli hanno dato ordine di annullare la mia commissione, non devo fare filmati e fotografie».

«Nell’ultimo anno  – ha spiegato ancora – questi vogliono fare quello che vogliono senza essere controllati. Io devo chiedere a quello che deve essere controllato se vuole essere controllato. Secondo voi me la daranno questa autorizzazione? Se andiamo a scoperchiare qualche pentola che non vogliono che non si scoperchi inizieranno a votare contro».

«Marino ha fatto la norma anti-Ripepi – ha detto – avete capito che hanno combinato questi comunisti?  È finita la storia della democrazia a Palazzo San Giorgio. Era rimasto un barlume piccolo e lo hanno spento. Io e gli altri consiglieri di minoranza, quando approveranno questo regolamento, faremo una conferenza ogni 3 giorni e vi aggiorneremo su tutto, sulle cose che respingeranno a loro favore. Scriveremo al Ministro, al Prefetto, al Presidente della Repubblica. Resisteremo fino alla fine. Questi hanno la faccia d’angelo e sono stati capaci di fare la cosa più abominevole della storia».

Per Franco Germanò ed Ersilia Cedro, rispettivamente responsabile FDI Enti Locali e Rapporti con i Partiti e presidente Fdi Reggio «quel che è accaduto e sta accadendo costituisce un precedente assai singolare e gravissimo. Da un lato la proposta di modificare il Regolamento del funzionamento delle Commissioni Consiliari (che sono emanazioni del Consiglio), che comprime i diritti di controllo e vigilanza dei consiglieri comunali, attraverso la quale si vorrebbe violare il diritto di ogni singolo Consigliere Comunale di poter verificare qualsiasi atto amministrativo prima del suo arrivo in aula, impedire di convocare in audizione Dirigenti, Assessori, Sindaco, Funzionari per l’approfondimento e la richiesta di chiarimenti sulle questioni poste all’ordine del giorno, dall’altro si vorrebbe vietare addirittura il diritto di rendere pubblico ciò di cui si discute in Commissione».

«Un bavaglio di sovietica memoria nei confronti dei Consiglieri Comunali e dei giornalisti – hanno detto ancora –. Ma se ciò non bastasse, i Consiglieri di centrodestra sono stati letteralmente buttati fuori da Palazzo San Giorgio, impedendo loro di tenere, dentro la sede istituzionale, la conferenza stampa per denunciare la gravità di quanto stesse accadendo».

«Il sindaco e la sua maggioranza – hanno proseguito – hanno scambiato la casa di tutti noi reggini per la loro proprietà privata e le loro decisioni autoritarie, che ledono diritti costituzionali e di legge riconosciuti ai rappresentati istituzionali, per “atti legittimi».

«Falcomatà e i suoi “compagni di sventura” – hanno evidenziato – hanno oltrepassato ogni limite della decenza istituzionale, evidenziando, con il loro modus operandi, la volontà di porre il “bavaglio” a chiunque osi mettere il naso nei loro atti, Consigliere, giornalista o semplice cittadino che sia, manifestando evidenti limiti politici ed un’accentuata propensione alla totale mancanza di trasparenza che si configura con la palese volonta’ di “nascondere” il loro operato amministrativo».

«Bene hanno fatto i Consiglieri Comunali di centrodestra – hanno concluso – a manifestare tutto il loro disappunto ed il loro sdegno verso questa deriva autoritaria, chiedendo al Prefetto di essere ricevuti. Fratelli d’Italia è accanto ai Consiglieri, li sostiene e li sosterrà in questa battaglia di di democrazia, di trasparenza e di verità attivando ed informando sin da subito i propri canali istituzionali governativi. Il momento è decisivo e non c’è e non ci sarà spazio politico per chi dovesse ritenere che tutto ciò non sia da considerare importante».