CONFUSIONE E INCERTEZZE TRA POSTE E CAF, NEL PROVVEDIMENTO TRASPARE IL FINE ELETTORALE;
Giovani e lavoro

Parte l’illusione del reddito di cittadinanza. In Calabria si chiede “disponibilità al lavoro”

di SANTO STRATI – L’unica cosa certa è che il reddito di cittadinanza produrrà circa 4000 nuovi posti di lavoro, per i cosiddetti “navigator”. Per il resto, la frettolosità del provvedimento (da cui traspare l’evidente fine promo-elettorale dei grillini) ha fatto sì che che un’idea che, formalmente, è da convidere si rivelerà come il solito pasticcio all’italiana. Troppa burocrazia, troppi lacciuoli, troppa confusione su chi potrà o dovrà percepire questi quattrini. Che, sia chiaro, non risolvono il problema dei troppi poveri che il nostro Paese (e più che mai tutto il Mezzogiorno) continua a veder crescere, ma comunque potrebbe essere un aiuto a chi non ha davvero nulla. Comunque, a quanto pare, stamattina non c’è stato il temuto assalto alle Poste: gli italiani sono più intelligenti di quanto non si voglia credere.

Secondo le stime Istat, il costo del reddito di cittadinanza dovrebbe coinvolgere 1,308 milioni di famiglie con un costo complessivo (a regime) di 6,6 miliardi l’anno. Nel Mezzogiorno le famiglie che potrebbero beneficiarne sarebbero 752mila (il 9% dei residenti, mentre l’Istat certifica un 10,3% di famiglie in povertà). E secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio a beneficiare del provvedimento sarebbe soprattutto il Sud e le isole con un 56%. Che il RdC diventi un vero e proprio sussidio sarà inevitabile, ma i calabresi non vogliono assistenzialismo, vogliono opportunità di impiego, di lavoro, per crescere e far crescere la propria terra. Le somme stanziate favoriranno la classica guerra dei poveracci con a fianco i soliti furbetti che si inventeranno le mille astuzie per avere il RdC soprattutto non avendone diritto.

La beffa ulteriore è che per beneficiarne bisogna sottoscrivere la cosiddetta “disponibilità al lavoro”, ovvero l’impegno ad accettare le offerte di lavoro che i navigator andranno a proporre ai percettori del RdC. Se non fosse drammatica si potrebbe anche considerarla comica: dove sta il lavoro nel Mezzogiorno? Quali proposte potranno avanzare i navigator in assenza di una pur qualsiasi opportunità di impiego? Il legislatore, probabilmente, voleva mettere al sicuro l’opzione “se non vuoi il lavoro, perdi il sussidio” (perché sostanzialmente di sussidio si tratta), ma non ha considerato che, soprattutto nel Mezzogiorno, è proprio il lavoro che manca. E non a caso è già stato calcolato che due su tre percettori del RdC non avranno offerte di lavoro da rifiutare…

Sicuramente, crescerà il lavoro nero e lo sfruttamento: tanti giovani sottopagati e senza contratto avranno un’ulteriore pressione vessatoria da qualche infame datore di lavoro, con la scusa del RdC. «Tanto ti pagano pure per restare disoccupato…, accontentati di quello che ti do e continuiamo così». C’è da dire che il RdC non è, in realtà, una novità, perché il cosiddetto rei (reddito d’inclusione) varato dalla sinistra e dal governo Gentiloni, in un certo qual modo voleva aiutare le classi disagiate: come al solito, la sinistra ha perso una buona occasione per varare una legge utile per “i più poveri dei poveri” o di chi non ha proprio nulla, nè lavoro, nè reddito. L’anticamera della delinquenza, facile serbatoio di giovani colture per ‘ndrangheta e affini.

Il problema sostanziale del probabile fallimento del RdC – così come è stato predisposto – è la mancata riforma dei Centri per l’impiego. Non hanno mai funzionato e migliaia di giovani, iscritti alla disoccupazione, hanno mai ricevuto una qualsivoglia proposta, anche non in linea con le competenze indicate. Dov’è il lavoro? Non c’è. Dove sono gli incentivi per creare nuova occupazione? Non ci sono. E i vari provvedimenti per autoimprenditorialità si scontrano, regolarmente, con l’insormontabile ostacolo del credito. Nel Mezzogiorno – e non solo – progetti che avevano la copertura dei cosiddetti Consorzi Fidi per l’80% dell’investimento previsto si sono visti chiedere dalle banche fidejussioni a totale copertura dell’importo. Come dire, rischio zero per gli istituti di credito, ma ugualmente zero possibilità di realizzare una qualche idea di impresa. A cosa serve parlare di startup e di garanzia giovani se, poi, ai giovani non viene data la pur minima possibilità di fare impresa? Più facile promettere il reddito garantito, almeno fino alle elezioni europee. Dopo, – augurandoci di essere cattivi profeti – si scoprirà che mancano le coperture o che al massimo i percettori del RdC potranno contare su pochi spiccioli. (s)