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Pitaro (Gruppo Misto): Il Governo si occupi delle insostenibili criticità sanitarie calabresi

Il consigliere regionale del Gruppo MistoFrancesco Pitaro, ha ribadito che, «contemporaneamente agli interventi per frenare l’impennata del virus, è indispensabile potenziare la sanità pubblica», sopratutto in Calabria, e plaude all’iniziativa del ministro alla Salute Roberto Speranza, che sta pensando a un Piano Sanitario Riforma e Resilienza nazionale di 65 miliardi, con cui il cittadino viene preso in carico dal sistema, gli ospedali saranno solo per pazienti gravi e i dati saranno messi in rete.

«Un Piano che si concentra sulla medicina territoriale, del valore di 25-30 miliardi, mentre altrettanti sono destinati a un piano decennale di ammodernamento degli ospedali» ha spiegato Pitaro, che si augura che «si prenda atto delle gravi disomogeneità Nord-Sud nella sanità pubblica e, al contempo, che si intervenga sulle ormai insostenibili criticità calabresi. Qui, se il virus diventasse più aggressivo, considerata la confusione nella governance sanitaria lacerata da conflitti interni e scontri decisionali, ci sarebbe di che inquietarsi. A quel punto, anche la polemica sulle inconcludenze del Dipartimento Salute della Regione e della struttura commissariale diventerebbe marginale».

«Realisticamente – ha proseguito Pitaro – frattanto che l’ambizioso progetto del ministro (prevede 6000 Case della Comunità, una ogni 10mila abitanti; 1200 Ospedali di Comunità – moduli da 25 posti per degenze brevi – il  potenziamento della telemedicina e dell’assistenza domiciliare; l’aumento di 2 miliardi per la spesa del personale sanitario: si sono perse negli ultimi anni 45 mila unità e si prevede di recuperarne 60 mila), non si concretizzerà, occorre che il Governo si occupi della Calabria». 

«Se in una parte del territorio si registrano, come in Calabria – ha concluso il consigliere regionale – condizioni di allarme sanitario (non solo riferite al virus ma incidenti negativamente e da anni sul diritto alla salute dei cittadini),  lo Stato non può indugiare oltre». (rrm)