La crescita della Calabria ha rallentato nel corso dell’anno. È quanto emerso dal Rapporto di Bankitalia per l’economia calabrese, spiegando che questo calo sia dovuto alle conseguenze economiche del conflitto russo-ucraino e dell’incertezza che ne deriva.
Un dato che non si deve trascurare, considerando che «nella prima parte del 2022 l’economia calabrese ha ancora beneficiato della fase di ripresa avviatasi dopo la crisi pandemica. Secondo le stime della Banca d’Italia, basate sull’indicatore Iter, nel primo semestre l’attività economica ha registrato un incremento del 4,5 per cento, dopo il netto recupero già osservato nel 2021».
«Le nostre indagini segnalano un incremento del fatturato delle imprese nei primi nove mesi dell’anno – si legge nel Rapporto – in parte riconducibile all’aumento dei prezzi di vendita conseguente al rialzo dei costi di materie prime, energia e gas. Nel complesso, molte aziende hanno subito una riduzione dei margini di profitto; in pochi casi si è attuata una sospensione parziale dell’attività. Gli investimenti sono rimasti su livelli modesti».
«L’andamento congiunturale è risultato sostanzialmente simile tra i diversi settori – si legge ancora –. La produzione industriale ha continuato a crescere grazie alla ripresa della domanda interna ed estera. Le costruzioni sono state sostenute soprattutto dalle misure di agevolazione fiscale relative al comparto dell’edilizia residenziale, seppur in parte frenate dall’incertezza normativa e dalle difficoltà di cessione del credito d’imposta. Il terziario ha tratto vantaggio dell’andamento favorevole del comparto turistico e dalla ripresa dei trasporti. Il mercato del lavoro calabrese ha mantenuto una tendenza positiva, soprattutto nella prima metà dell’anno».
«Rispetto al 2021 – rileva Bakitalia – è tuttavia calata l’occupazione autonoma e si è indebolita la creazione di nuove posizioni a tempo determinato, che potrebbe aver risentito più rapidamente delle esigenze di contenimento dei costi di produzione e del rallentamento della congiuntura economica».
Guardando più da vicino il Rapporto, si evince come sia proseguita la ripresa del settore industriale: «in un sondaggio congiunturale della Banca d’Italia (Sondtel), condotto in autunno su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti, circa metà delle aziende ha registrato un aumento del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro il 14 per cento che ha subito un calo» scrive Bankitalia, sottolineando come, tuttavia, la crescita del fatturato sia stata influenzata anche dal rialzo dei prezzi di vendita innescato dall’incremento dei costi.
Un altro problema a cui hanno dovuto far fronte le imprese è stato l’aumento della spesa per gli acquisti di materie prime e beni intermedi, oltre che i ritardi nei tempi di lavorazione e di trasporto. Per non parlare poi dell’aumento dei costi dell’energia e del gas che hanno provocato «una diffusa riduzione dei margini di profitto, solo parzialmente compensata dall’incremento dei prezzi di vendita».
Per far fronte a questo problema, «circa un quarto delle aziende – si legge nel Rapporto – ha indicato di aver investito in macchinari a minore consumo oppure di aver adeguato gli impianti a fonti energetiche alternative, mentre circa il 20 per cento ha segnalato di aver fatto un maggior ricorso all’autoproduzione di energia elettrica; poco più del 10 per cento ha invece ridotto le ore di funzionamento degli impianti».
Infine, nel rapporto viene evidenziato come «la maggioranza delle imprese calabresi ha confermato o rivisto al ribasso i piani di investimento per il 2022, formulati nei primi mesi dell’anno, che prefiguravano una spesa sostanzialmente in linea con quella del 2021 e ancora inferiore ai livelli pre-pandemici».
Un problema non indifferente, a cui si aggiunge quello rilevato dai dati di InfoCamere-Telemaco: «le iscrizioni presso il registro delle imprese sono diminuite del 5,1 per cento rispetto allo scorso anno. Contestualmente si è assistito a una risalita delle cessazioni (in aumento di circa il 20 per cento rispetto a un anno fa), che rimangono comunque su livelli inferiori a quelli pre-pandemia. Nell’insieme, il numero di imprese attive in Calabria è diminuito nel semestre dello 0,3 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2021».
Sul lato turismo, Bankitalia ha riportato che «secondo le informazioni provvisorie sui primi otto mesi del 2022 fornite dall’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, le presenze nelle strutture ricettive in regione sono cresciute del 26 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2021 (tav. a2.2). Rispetto allo scorso biennio, sono ripresi i flussi di turisti stranieri, che però rimangono ancora inferiori di circa la metà rispetto al 2019».
Sui trasporti, invece, «il traffico aereo nei primi otto mesi dell’anno è cresciuto in maniera consistente (85 per cento rispetto al periodo corrispondente del 2021), anche in connessione con la ripresa degli spostamenti delle persone. Ciò nonostante, il numero di passeggeri transitati per gli aeroporti regionali rimane ancora inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019 (-17 per cento)».
Bene invece per il Porto di Gioia Tauro: la movimentazione di container nei primi nove mesi dell’anno è cresciuta del 12 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso. Nei prossimi mesi un ulteriore impulso alla crescita dei volumi potrebbe arrivare dalla recente istituzione di un corridoio ferroviario veloce (fast corridor) con l’interporto di Bologna e dalla possibilità di espletare le procedure doganali di importazione direttamente presso quel nodo logistico di destinazione».
Per quanto riguarda l’export, nonostante nel primo semestre del 2022 «le esportazioni di merci sono cresciute in modo deciso, anche se il loro contributo al Pil rimane modesto – si legge nel Rapporto –. Le vendite a prezzi correnti sono aumentate di un terzo rispetto al corrispondente periodo del 2021. L’incremento ha interessato tutti i principali settori di specializzazione regionale, soprattutto i prodotti dell’industria alimentare e le sostanze e prodotti chimici, che insieme rappresentano oltre la metà delle esportazioni regionali. Con riguardo ai mercati di sbocco, l’aumento è stato particolarmente accentuato verso i paesi extra Ue».
Per quanto riguarda il mercato del Lavoro, Bankitalia ha rilevato come «anche nella prima parte del 2022 il mercato del lavoro calabrese ha mantenuto un andamento positivo; nel corso dell’estate si è però osservato un rallentamento nella dinamica della creazione di posti di lavoro, verosimilmente connesso all’incertezza del contesto internazionale e al diffuso rialzo dei costi di materie prime, energia e gas».
«Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat – si legge – nel primo semestre dell’anno in corso l’occupazione è cresciuta dell’1,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021; tale aumento è stato più contenuto di quello osservato in Italia e nel Mezzogiorno ma, anche grazie al recupero registrato l’anno prima, il numero di occupati in regione è tornato ai livelli pre-pandemia».
«Nella media dei primi sei mesi del 2022 – si legge ancora – il tasso di occupazione ha raggiunto il 43,0 per cento mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 14,6 per cento (nello stesso periodo del 2021 erano rispettivamente il 41,2 e il 19,4). Su tale ultimo dato ha però influito anche la fuoriuscita di persone dalle forze di lavoro: a differenza di quanto rilevato a livello nazionale, infatti, il tasso di attività nel periodo gennaio-giugno è diminuito, arrivando al 50,6 per cento (dal 51,5 del primo semestre 2021) e mantenendosi su livelli ancora distanti da quelli pre-pandemia».
Distinguendo per il genere, in linea con quanto già riscontrato nel corso del 2021, «l’incremento dell’occupazione ha riguardato quasi esclusivamente le donne», si legge nel Rapporto, spiegando poi che il divario di genere nel tasso di occupazione ha continuato a ridursi, arrivando a 22,8 punti percentuali rispetto al 23,8 del 2021) rimanendo, tuttavia, superiore a quello medio nazionale.
Una crescita, tuttavia, che è aumentata solo nel lavoro dipendente, mentre quello indipendente è diminuito. «In particolare – si legge – , si è indebolito il contributo della componente a tempo determinato, nella quale si è concentrata la diminuzione dei nuovi posti di lavoro rispetto all’anno precedente».
«Nonostante la ripresa delle cessazioni connessa allo sblocco dei licenziamenti, il numero delle nuove posizioni a tempo indeterminato è rimasto costante se confrontato con lo stesso periodo del 2021, grazie anche alle numerose trasformazioni di contratti già in essere; la quota del lavoro stabile sulle posizioni create è salita al 15 per cento (dal 13 del primo semestre 2021)».
«I consumi delle famiglie calabresi – si legge – hanno beneficiato del miglioramento del mercato del lavoro e, più in generale, del graduale superamento dell’emergenza pandemica. L’incremento nel 2022 dovrebbe risultare tuttavia meno intenso rispetto all’anno precedente per effetto del rialzo dei prezzi. In confronto al resto del Paese, tale fattore potrebbe incidere maggiormente in regione a causa della presenza più diffusa di nuclei familiari meno abbienti, più colpiti dai rincari dei beni alimentari e dei prodotti energetici per via della composizione del loro paniere di spesa. Gli interventi governativi a favore delle famiglie hanno in parte limitato l’impatto dei rincari energetici sul potere d’acquisto, con particolare attenzione soprattutto ai nuclei familiari in condizioni di difficoltà economiche, interessati anche da un esteso ricorso al Reddito di cittadinanza».
«Nel primo semestre del 2022 – si legge ancora – la crescita dei prestiti bancari alla clientela privata si è leggermente rafforzata, soprattutto per il comparto delle famiglie. Il credito al consumo e i mutui abitativi sono aumentati, riflettendo rispettivamente l’incremento della spesa delle famiglie e l’andamento favorevole del mercato immobiliare. La rischiosità del credito è rimasta contenuta, mentre i tassi di interesse a medio-lungo termine hanno iniziato a risalire, a seguito della normalizzazione della politica monetaria. È proseguito il rallentamento dei depositi bancari delle famiglie e delle imprese; il valore di mercato dei titoli detenuti presso il sistema bancario si è ridotto, anche per effetto del calo dei prezzi delle attività finanziarie». (rcz)