Il Comitato Magna Graecia, ha denunciato come, con l’approvazione del Piano Triennale per le portualità ricadenti nell’Autorità di Bacino di Gioia Tauro, siano previsti una pioggia di investimenti per Gioia Tauro e molliche solo per Crotone e Corigliano Rossano.
«Tra le pieghe dei documenti di programmazione – viene spiegato in una nota – diverse sono le misure pianificate per la realizzazione di opere infrastrutturali e per la manutenzione straordinaria degli scali portuali che definiscono la strategia adottata dall’Ente, a sostegno della crescita dei porti di competenza. Circa 150 i milioni che saranno investiti in diverse tranches di programmazione per l’invaso di Gioia Tauro. Tre gli interventi che saranno realizzati. Il primo, del valore di 20 milioni iniziali (che saranno portati a 90), con il quale sarà ottimizzata la resecazione e allineamento della banchina di ponente. Quindi si procederà ai lavori di approfondimento e consolidamento del canale lungo la banchina di levante, con un finanziamento pari a 50 milioni di euro».
«Infine, attraverso un finanziamento di 7 milioni di euro – continua la nota – sarà avviata la ristrutturazione delle banchine esistenti dedicate al traffico Ro-Ro, a cui si aggiungerà la realizzazione di una nuova banchina Ro-Ro. A fianco il mega investimento per la struttura taurense, viene destinata agli invasi di Crotone e Corigliano-Rossano la cifra di 5 milioni di euro cumulativi. Tre i milioni finanziati a Crotone, dove si prevede il miglioramento, la riqualificazione e il recupero funzionale delle aree e della viabilità di accesso al porto vecchio. Due, invece, i milioni destinati a Corigliano-Rossano dove sono previsti i lavori di risanamento e adeguamento tecnico del molo di accesso nord e sud dello scalo».
«Mentre, a sostegno dell’attività della pesca – si legge – dopo aver proceduto alla elettrificazione dell’area e aver terminato l’incameramento degli immobili della Lega Navale, si procederà alla riqualificazione della banchina e alla realizzazione della vasca di alaggio».
«Riteniamo, senza dubbio di smentita alcuna – viene evidenziato – che sia stato riservato il solito trattamento a pesci in faccia per le strutture joniche. Non già e non solo per l’esiguità dei fondi previsti, quanto per la sfacciataggine di promuovere tali investimenti come forieri di migliorie alla causa dei porti jonici. Neppure un accenno alla possibilità di far concorrere i due porti jonici a richieste di finanziamento per i Programmi di sviluppo della logistica agroalimentare, bandi recentemente aperti all’interno dei canali Pnrr e con possibilità finanziarie fino a 500milioni».
«Eppure – si legge nella nota – stiamo parlando di due invasi, quelli jonici, che sorgono in una delle aree a più alta vocazione agricola del Paese. Chiaramente in un rapporto così squilibrato dal punto di vista economico, difficilmente sarà immaginabile la concreta possibilità di rilancio delle su indicate portualità. Viepiù, anche gli altri due porti tirrenici (Taureana di Palmi e Vibo Valentia), di gran lunga più piccoli e meno funzionali degli invasi jonici calabresi, a conti fatti, saranno beneficiari di investimenti superiori».
«È chiaro che una siffatta condizione – evidenzia il Comitato – nonché la palese e conclamata disparità di trattamento tra invasi jonici e tirrenici, continuerà a creare squilibri e diseconomie. Bene han fatto alcuni cittadini del Crotonese che hanno lanciato l’idea di indire un referendum al fine di sganciare il porto pitagorico dall’Autorità di Bacino di Gioia Tauro. Operazione alla quale, riteniamo, dovrebbe aggregarsi immediatamente la classe dirigente sibarita chiedendo lo scorporo della portualità di Schiavonea dalla su menzionata Autorità. Del resto la vicinanza a Taranto e le affinità turistiche-crocieristiche-
«La politica smetta di bighellonare e cerchi di rendersi conto che non può più essere tollerato, da parte dell’Arco Jonico – dice ancora il Comitato – un costante trattamento da sottosviluppati e pretendere che la società civile si prostri prona ai diktat centralisti. I due invasi portuali di Corigliano-Rossano e Crotone, insieme allo scalo di Sant’Anna, ed insieme alle strutture joniche lucano-pugliesi, sono l’unica possibilità per immaginare un germoglio di sviluppo per la Sibaritide ed il Crotonese, ed in generale per tutto il vasto ambito calabro-appulo-lucano dell’Arco Jonico. Contrariamente, ed in ossequio alle scriteriate scelte dell’autorità di Bacino taurense, l’area jonica calabrese continuerà ad essere sempre più una landa desolata e depressa. Condannata ad un futuro fosco, fatto di stenti e disperazione». (rkr)
In copertina, il porto di Crotone