Italia Nostra – sezione Alto Tirreno Cosentino ha lanciato l’allarme circa il danno che l’impianto idroelettrico del fiume Noce – che si trova in località Saporana di Trecchina – potrebbe arrecare lungo le coste di Tortora, Maratea, Praia a Mare.
Come riporta l’Associazione, infatti, è comparsa una nuova centralina che si va ad aggiungere a quella già realizzata poco più a monte: «si tratta di uno sbarramento in calcestruzzo, alto circa 5 metri, per intercettare la portata di acqua e convogliarla verso un impianto di produzione dell’energia elettrica ubicato a lato dello sbarramento». Come sottolineato da Italia Nostra, «è la prima prima opera realizzata di questo tipo ma pare siano tante le proposte che sono state presentate da imprese private agli enti competenti (Autorità di Bacino e le due regioni Basilicata e Calabria). In passato i Comuni di Tortora e Maratea si sono sempre opposti ma, stavolta, non sono stati neppure interpellati».
«I danni – ha spiegato – che maggiormente provocano questi impianti, riguardano l’alterazione idrologica complessiva sia della portata che della temperatura che determinano gli impatti più severi sugli ecosistemi e non facilmente mitigabili, l’alterazione morfologica del corso d’acqua, l’abbassamento della falda acquifera , l’alterazione del trasporto solido, il mancato ripascimento delle zone costiere. Quest’ultimo aspetto è, certamente, il più significativo e grave degli effetti negativi che tale intervento sul Fiume Noce potrebbe già produrre da subito lungo la costa Tortora, Maratea, Praia a Mare».
«Per tutte queste ragioni – ha spiegato l’Associazione – assolutamente fondamentali per gli equilibri ambientali dei territori costieri e per la loro stessa tenuta economica, Italia Nostra ha chiesto, in modo pressante, all’Autorità di Bacino, ai competenti Dipartimento della Regione Calabria e Basilicata ed a tutte le altre autorità interessate: di conoscere gli studi eseguiti sul trasporto dei solidi a mare e la valutazione dell’impatto ambientale delle opere in costruzione con specifico riguardo agli effetti sul ripascimento naturale del litorale; di avviare un confronto stringente con gli Enti locali interessati e con i rappresentanti dei vari interessi legati al corso fluviale ed al litorale riguardo alle opere in costruzione; di sospendere ed interrompere ogni altro eventuale intervento per la realizzazione di centraline idroelettriche fino a quando non sia stata svolta una profonda riflessione tecnico-ambientale sulle conseguenze negative presenti e future lungo il corso del fiume Noce e sul litorale».
«Da 20 anni è, infatti – ha detto ancora Italia Nostra – in corso un difficilissimo riordino dell’equilibrio del Fiume Noce con interventi di eliminazione e riduzione di quegli stessi sbarramenti che, ora, vengono rialzati senza memoria e responsabilità. Un riordino resosi necessario dopo che, alla fine degli anni ’90, l’abitato della Marina di Tortora era stato sfiorato da un alluvione disastrosa per pochi centimetri e dopo che il 30 dicembre 2000 una mareggiata aveva distrutto 80 abitazioni private e 500 metri di lungomare del Comune di Tortora. Cosa era successo ? Che in un impeto di cementificazione selvaggia – che già aveva interessato la fascia costiera negli anni del boom edilizio e seguenti – nel 1985-86 anche il Fiume Noce era stato interessato dalla costruzione di 45 briglie di salto negli ultimi 11 km di fiume dalla centrale idroelettrica in località San Sago di Tortora (e Parrutta di Trecchina) che hanno avuto un impatto devastante».
«Nei successivi 14 anni, dal 1986 al 2000 – ha spiegato Italia Nostra – la foce del Fiume Noce è arretrata di 130 metri, le spiagge di Tortora e di Castro- cucco di Maratea sono arretrate in proporzione ed anche di 100 metri, il fiume Noce ha alzato il suo letto anche di 3 metri correndo nella piana di Castrocucco al disopra del piano di campagna protetto da argini che venivano alzati ogni anno per far fronte al pericolo di alluvione. Dal 2001, grazie alla spinta dei Comuni di Tortora e Maratea, le due Regioni, attraverso le due Autorità di bacino regionali, hanno approvato e finanziato un progetto di riordino che è andato avanti molto lentamente perché finanziato a piccoli stralci. Pur non avendo completato le opere di riordino in 20 anni, quegli interventi hanno permesso il riavanzamento della foce di oltre 70 metri ed hanno salvato in parte fino ad oggi la spiaggia di Tortora e quella di Maratea Castrocucco».
«Fino ad oggi – ha spiegato ancora Italia Nostra – ma non sappiamo se lo sarà ancora in futuro. Infatti, gli interventi non sono completati ed i risultati conseguiti vengono messi a rischio da questa nuova opera che va in direzione contraria. Tutti possono, infatti, comprendere che uno sbarramento sul Fiume Noce a 7 km dal mare impedisce il ripascimento delle spiagge di Maratea e Tortora che sono alimentate dalle sabbie che arrivano durante le piene del fiume. Infatti il “trasporto solido fluviale”, così si chiama, viene interrotto dallo sbarramento ed il rischio di danni sul litorale è certo, certissimo alla luce anche delle esperienze già vissute negli scorsi decenni sullo stesso fiume. E, pur tuttavia, non sembra esserci memoria dei disastri recenti sul fiume Noce causati da opere d’ingegneria non ben valutate».
«Non sappiamo – hanno concluso – quali valutazioni strategiche abbiano portato ad autorizzare un opera siffatta, ma è necessario intervenire prima che sia troppo tardi. Gli Enti competenti, e in particolare l’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale e le Regioni Basilicata e Calabria, devono spiegarci come è stato possibile autorizzare una tale opera e se e come hanno valutato gli effetti sul litorale. Per due decenni le cose che scriviamo sono state documentate da studi e monitoraggi agli atti degli Enti competenti, che non solo le hanno condivise, ma hanno finanziato per oltre 2 milioni di euro ben quattro interventi di riordino del tratto terminale del fiume Noce nel 2001, 2003, 2005 e 2008 ed un quinto di completamento è in fase avanzata per altri 2 milioni di euro. Questi atti tecnici avevano impedito, fino ad oggi, la costruzioni di sbarramenti per la produzione di energia elettrica sul tratto terminale del Fiume Noce. Che cosa ha fatto cambiare idea alle due regioni ed all’Autorità di Bacino?». (rcs)