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Calabria.Live quotidiano giovedì 6 novembre 2025

Quante dimenticanze nel Masterplan di Reggio Calabria

di PINO FALDUTO A Palazzo San Giorgio si è tenuto un nuovo incontro sul Masterplan 2050.

Un appuntamento che, come molti altri, viene presentato come un momento di “ascolto e condivisione”, ma che nei fatti si riduce all’ennesima passerella di parole, senza un vero confronto con chi rappresenta il mondo produttivo e senza alcun documento pubblico, verificabile o condiviso.

Il Masterplan 2050 viene descritto come la “visione del futuro della città”, ma se si leggono le linee guida, non si trova una sola proposta urbanistica innovativa, né un solo progetto concreto in grado di incidere realmente sullo sviluppo economico del territorio.

Si ripetono gli stessi slogan di vent’anni fa: mobilità leggera, sostenibilità, rigenerazione urbana, transizione verde.

Tutte parole giuste, ma prive di contenuto se non accompagnate da un piano operativo realistico e da una conoscenza delle dinamiche economiche e sociali del territorio.

Manca completamente un’analisi delle attività produttive, commerciali e turistiche già esistenti, così come non risultano considerate le proposte già avanzate negli ultimi anni da operatori privati e imprenditori locali.

Chi lavora e investe quotidianamente a Reggio Calabria viene sistematicamente ignorato, come se non esistesse.

Il risultato è che, ancora una volta, si rischia di approvare un piano calato dall’alto, scollegato dalla realtà, utile solo a chi deve dimostrare di aver “presentato un progetto” ma non a chi deve poi viverlo e realizzarlo.

Ed è qui che si misura tutta la distanza tra le parole e i fatti.

Si vantano di essere i primi ad aver ideato una cosiddetta “Valutazione di Impatto Generazionale”, ma se davvero avessero voluto dare seguito a ciò che predicano, non avrebbero dovuto presentarla subito, come parte integrante del Masterplan?

In realtà, non si tratta affatto di un’idea nuova: è un’indicazione europea, nata nel solco delle mille strategie e visioni scritte negli ultimi decenni e mai realizzate.

Ancora una volta, quindi, predicano bene e razzolano male, e si limitano a riempire di parole altisonanti quello che rimane, nei fatti, un documento vuoto.

Eppure il Ponte sullo Stretto è ormai una realtà in fase di avvio. Qualsiasi pianificazione strategica che non parta da questa premessa è già superata. Parlare di Masterplan 2050 senza considerare gli effetti del Ponte sulla mobilità, sui collegamenti, sulla logistica e sull’attrattività dell’area metropolitana è un errore gravissimo.

Significa non comprendere che il Ponte cambierà radicalmente la geografia economica dello Stretto e che Reggio Calabria dovrà essere pronta a coglierne le opportunità.

Ma di questo, nel piano, non c’è traccia. Così come non c’è una sola parola su tutta la linea costiera reggina, dal litorale di Catona – dove era previsto un porto già inserito nel Decreto Reggio e mai realizzato – fino a Capo d’Armi, passando per il centro storico, il porto commerciale, il waterfront, le aree ex industriali, Porto Bolaro e i progetti turistici e urbanistici legati a Mediterranean Life.

Un asse strategico che dovrebbe rappresentare il cuore economico, logistico e turistico della città, e che invece continua a essere trattato come una somma di spazi marginali, senza una visione unitaria né una direzione di sviluppo.

Eppure proprio qui, lungo questa fascia costiera, si concentrano le uniche iniziative private di rilievo già esistenti o in corso di progettazione: realtà che generano occupazione, attraggono investimenti e costruiscono futuro, ma che non vengono nemmeno citate.

Si parla genericamente di “città sostenibile”, “città vivibile” e “mobilità dolce”, ma mentre si riempiono la bocca di queste parole, vengono di fatto annullate le fermate ferroviarie che collegano le strutture commerciali e produttive con il territorio, impedendo di utilizzare la ferrovia come vera metropolitana di superficie.

Un paradosso che smentisce nei fatti ogni slogan sulla “mobilità sostenibile” e rivela l’assenza di una strategia seria di integrazione dei trasporti con le funzioni urbane e produttive della città.

Questa impostazione, se dovesse passare senza opposizione, produrrebbe gli stessi effetti del PSC, del Piano Spiaggia e del PQRTP regionale: strumenti nati per “favorire lo sviluppo”, ma che si sono trasformati in trappole burocratiche capaci di bloccare qualsiasi iniziativa, anche la più semplice.

Ecco perché serve una presa di posizione netta.

Per questo motivo ho presentato una richiesta formale a Confindustria Reggio Calabria per la convocazione straordinaria e urgente dell’Assemblea, affinché l’Associazione, prima che il Masterplan 2050 venga approvato, possa: analizzarne il contenuto reale; verificarne la coerenza con le prospettive economiche legate al Ponte sullo Stretto; valutare la compatibilità con le iniziative produttive e turistiche già in corso lungo l’intero asse costiero; ed elaborare un documento ufficiale da trasmettere alle istituzioni come posizione condivisa del mondo imprenditoriale reggino.

Non possiamo continuare ad assistere passivamente alla costruzione di piani che ignorano la realtà.

La programmazione territoriale deve nascere dal basso, dal confronto con chi produce valore, non da studi astratti o da modelli importati da altre città. Reggio Calabria non ha bisogno di nuovi slogan: ha bisogno di concretezza, visione, scelte coraggiose e di una classe dirigente capace di mettere al centro le imprese, i lavoratori e i cittadini. La pianificazione non deve essere un alibi per non decidere. Deve essere uno strumento di crescita, di libertà e di opportunità.

E questo Masterplan 2050, così com’è impostato, non lo è.

Se non si parte dalla realtà, ogni piano diventa un ostacolo. (pf)

(Imprenditore)