Con una grande partecipazione di cittadini, che hanno affollato il Centro di Aggregazione Sociale di Sbarre, rendendo insufficiente la capiente sala del Centro, si è svolta a Reggio Calabria, la presentazione del libro di Antonio Floccari “Girolamo Tripodi e Polistena – Una vita per l’emancipazione di un popolo”, promossa dalla Fondazione Girolamo Tripodi.
L’iniziativa è stata aperta dalla proiezione del video “Girolamo Tripodi, storia di un ideale” realizzato da Tania Filippone, Cinzia Messina, Tina Tripodi e Pasquale Zumbo. Prima della proiezione Cinzia Messina, una delle autrici, ha delineato i contenuti del video sottolineando come lo sforzo compiuto va soprattutto, nella direzione di mettere in evidenza la figura umana di Girolamo Tripodi. Inoltre, Cinzia Messina, ha voluto con commozione ricordare Tania Filippone, scrittrice e poetessa, tra le autrici del video, recentemente scomparsa.
Successivamente è intervenuto Michelangelo Tripodi (Presidente della Fondazione) che, nel parlare del libro di Antonio Floccari, ha sottolineato come esso affronti, in particolare, gli oltre 31 anni di sindaco di Polistena di Girolamo Tripodi, dal 1970 al 2005, per costruire quella che lui chiamava «la nostra piccola Rivoluzione». In quegli anni sono stati conseguiti risultati straordinari che hanno portato Polistena all’avanguardia, facendola diventare baluardo della democrazia e della lotta per la legalità e contro la ‘ndrangheta e punto di riferimento del buongoverno in Calabria e fuori dalla Calabria.
«Con la guida ultra trentennale di mio padre, Polistena aveva conquistato un ruolo straordinario di prestigio, fiducia e credibilità nell’immaginario collettivo in Calabria, in Italia e non solo, quale centro propulsore delle battaglie per la legalità e contro la ’ndrangheta, quale realtà avanzata per le conquiste civili, sociali e culturali che l’Amministrazione Popolare aveva realizzato e un punto di riferimento in Calabria per la pulizia, la trasparenza e il rigore etico e morale.Quella di cui parla questo libro è una storia di riscatto, di progresso civile e di crescita sociale e culturale che ha trasformato Polistena da piccolo paese rurale a città moderna e progredita, proiettata verso traguardi sempre più alti di progresso sociale e crescita economica. Una storia nella quale il bracciante che è stato anche una delle più alte cariche dello Stato, trattato con sufficienza e derisione dai ceti borghesi e padronali, ha sorpreso tutti diventando un sindaco tanto esemplare che Polistena era perfino invidiata dagli altri comuni. Girolamo Tripodi ha incarnato la storia di chi non si è mai rassegnato ai mali antichi di questa terra ed ha promosso grandi battaglie per il riscatto sociale da una condizione di servilismo, contro la ndrangheta e per la difesa dell’ambiente per costruire anche una nuova immagine della Calabria. Oggi a Polistena si vive ancora sulle conquiste, sulle realizzazioni, sulle idee, sui progetti e sulla crescita che sono stati accumulati in quegli anni. Tant’è vero che Polistena non è più quel punto di riferimento che abbiamo conosciuto e vive, purtroppo, un grave processo di degrado, di arretramento, di cancellazione della cultura e della memoria in tutti i campi della vita pubblica, civile e sociale. Ciò è davvero intollerabile e richiede una forte presa di coscienza del popolo polistenese, per fare tornare Polistena nel posto che merita e per reagire ad una condizione nella quale l’amministrazione è totalmente scollata dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini».
Michelangelo Tripodi ha, infine, auspicato la necessità che l’esperienza di buongoverno svolta a Polistena da Girolamo Tripodi possa diventare un modello di ispirazione per il Sindaco e gli amministratori del comune di Reggio Calabria, che ne hanno davvero bisogno, vista la condizione drammatica di degrado, di incuria e di arretratezza in cui versa la città.
Subito sono intervenuti l’avv. Lorenzo Fascì (Consiglio d’Amministrazione della Fondazione) e Maria Lucia Parisi (Presidente della Sezione Anpi “Ruggero Condò”).
Ha concluso l’incontro il prof. Antonino Romeo (storico) che ha affermato come «la straordinaria vicenda umana e politica di Girolamo Tripodi va letta in due dimensioni, che sono diverse, ma complementari fra di loro: va rapportata al cammino complessivo che l’Italia repubblicana ha compiuto all’indomani della seconda guerra mondiale, con quel progresso democratico faticoso, contrastato, incerto, ma tuttavia continuo che ha consentito alle masse popolari del nostro paese di affrancarsi da una plurisecolare tradizione di subalternità e di emarginazione e di dare concretezza al dettato costituzionale, ma va raccordata nello stesso tempo con le vicende locali di Polistena dove con la sua sindacatura di oltre 30 anni Girolamo Tripodi ha dato dignità agli abitanti, collocandosi all’interno delle esigenze, delle speranze, della vita locale di Polistena a cui Girolamo Tripodi fu capace di dare una risposta innovativa di crescita e progresso. L’impegno di Girolamo Tripodi nasce direttamente dalla condizione sociale di povertà e di sfruttamento in cui lui e tutto il mondo bracciantile e contadino si trovano nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale. Da qui le lotte bracciantili e quelle per la conquista di un salario per le raccoglitrici di olive e le gelsominaie, come condizioni necessarie per conquistare un minimo di dignità umana a chi l’aveva sempre vista negata. A queste lotte partecipa Girolamo Tripodi e poi da sindacalista le dirige e qui compie il suo apprendistato politico. A tutto questo si aggiunge il rapporto mai interrotto con Polistena: questo rapporto viene ricostruito efficacemente nel libro di Floccari che con molta lucidità ci fornisce uno spaccato di grande umanità e di grande interesse storico. In tal senso, mi piace ricordare un fatto, forse minore, ma a volte sono i fatti minori che illuminano meglio la complessità di una figura umana. Nel 1953, Girolamo Tripodi scrisse una farsa carnevalesca dialettale che si intitolava “Bei Tempi”: in quel testo ci sono importanti osservazioni dal punto di vista storico, quando per esempio, ricostruendo il clima del ventennio fascista, Tripodi scrive in quella farsa “non si poteva parlare, non si poteva cantare, non si poteva ridere”. Soffermiamoci su questo terzo punto “non si poteva ridere”: la libertà di satira è fondamentale per garantire democrazia e libertà e durante il fascismo non si poteva ridere non solo perché non c’era niente da ridere sotto un regime dispotico, autoritario, vessatorio che parlava solo di armi e guerre, ma non si poteva ridere perché c’era il rischio di finire al confino se si toccava qualche potente. Pur in questo testo minore si coglie la lucidità dell’analisi. È politicamente importante l’esperienza che Girolamo Tripodi ha fatto da Sindaco, perché è lì che sta la moralità della politica. La moralità della politica sta nel fare, nel mettersi al servizio delle esigenze dei cittadini, realizzando quelle cose attraverso le quali si crea e si rafforza la dignità dei cittadini e la crescita della democrazia. È vero lui fatto tante esperienze importanti da sindacalista a parlamentare, ma è lì l’attualità della lezione Girolamo Tripodi. Bisogna recuperare questo senso della concretezza, perché nella concretezza sta la moralità della politica. La lunga sindacatura di Girolamo Tripodi a questa concretezza ha rivolto l’attenzione. Ha cambiato il volto di Polistena attraverso il recupero dei quartieri, la copertura dei torrenti, la costruzione dell’ospedale, la realizzazione delle case popolari, la costruzione delle scuole, i libri scolastici gratuiti, la mensa scolastica, biblioteca e il museo e tante altre cose. In tal modo ha ridato dignità, speranza agli individui, trasformando individui anonimi, confusi in cittadini a pieno titolo. È quello che aspettiamo e aspetteremmo ancora dalla politica di oggi».
Alla conclusione, ai partecipanti è stato offerto un rinfresco e si è svolto il tradizionale scambio degli auguri con un brindisi per il nuovo anno che verrà. (rrc)