Negli ultimi anni, l’abbandono dei genitori è diventato un problema sempre più diffuso in Italia e non solo.
Per portare l’attenzione su questa triste realtà, il regista Graziano Tomarchio ha realizzato un coinvolgente cortometraggio intitolato “La nonna e la paura dell’abbandono”.
La storia si svolge nella pittoresca città di Reggio Calabria, in una famiglia come tante dove la figlia dovendo lavorare lascia i figli dalla mamma sapendo che miglior posto non possa esserci È noto che da sempre i nonni sono il supporto dei figli a maggior ragione se lavorano. La nonna in questo cortometraggio ne approfitta per coccolare i suoi adorati nipoti cucinando loro tanti manicaretti in assenza della madre ma felice di stare con loro.
Col tempo i nipoti crescono e pensano sempre più a sé stessi e a viversi la loro età trascurando colei che li ha cresciuti con tanto amore non volendo nulla in cambio ma solo stare con loro. La solitudine e la tristezza invade la vita della povera anziana una volta pilastro della sua famiglia.
Attraverso una serie di scene toccanti, il cortometraggio illustra le difficoltà che gli anziani affrontano in queste situazioni. Tomarchio utilizza una regia sensibile per trasmettere l’essenza dei sentimenti della protagonista, offrendo uno sguardo intimo della sua quotidianità.
Il cortometraggio “La nonna e la paura dell’abbandono” invita lo spettatore a riflettere sulla responsabilità sociale nei confronti degli genitori e degli anziani.
La storia di questa nonna diventa un monito sulla necessità di non dimenticare i genitori anziani, che hanno dedicato la loro vita a crescere e supportare le proprie famiglie.
Graziano Tomarchio dimostra ancora una volta la sua abilità nel trattare temi sociali complessi con un approccio cinematografico delicato ma efficace.
Il cortometraggio non mira solo a sensibilizzare il pubblico sull’abbandono dei nonni, ma cerca anche di promuovere una maggiore attenzione e un cambiamento culturale per una società più inclusiva ed empatica.
Ecco perché merita di essere visto da tutti, giovani e adulti, poiché narra una storia che potrebbe toccare chiunque. L’opera rappresenta un invito a riconsiderare le nostre priorità e a rafforzare i legami familiari, per garantire che gli anziani non si sentano mai soli o abbandonati in questa fase della loro vita. (rrc)