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In scena "Regina Madre"

REGGIO – In scena “Regina Madre”

In scena domani sera, a Reggio, alle 19.30, nel foyer della Sala Versace del Ce.Dir., lo spettacolo Regina Madre, diretto da Stefano Angelucci Marino e con Rossella Gesini.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione col Teatro del Sangro, rientra nell’ambito della rassegna Altri Luoghi festival della Compagnia Scena Nuda. nell’ambito del ReggioFest, il progetto sostenuto dal Comune di Reggio Calabria, su fondi Mic.

Commedia di Manlio Santanelli ambientata ai nostri giorni, “Regina Madre” prende le mosse da un classico “ritorno a casa”. Alfredo, cinquantenne segnato dal duplice fallimento di un matrimonio e della sua attività giornalistica, si presenta a casa della madre dichiarandosi deciso ad assisterla nella malattia. In realtà, intende realizzare uno scoop da cronista senza scrupoli: raccontare gli ultimi mesi e la morte dell’anziana. Ma Regina appartiene alla categoria delle matriarche indistruttibili.

Un teso duello tra madre e figlio, quello che Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini portano in scena, lavorando, inoltre, con due maschere antropomorfe che permettono la trasfigurazione,  due figure archetipe, portando avanti così la loro ricerca sull’uso delle maschere, da quelle della commedia dell’arte a quelle contemporanee. L’ultimo lavoro della Compagnia sugli emigranti italiani in Sudamerica negli anni ‘50, “Hermanos” (2019), ha dato respiro a questo particolare codice espressivo, nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño in Argentina contraddistinto da una forte impronta italiana.

L’archetipo e il suo ruolo nel teatro, nel raccontare la realtà trasfigurandola, è l’aspetto che evidenzia lo stesso autore del testo, Manlio Santanelli, che, in una intervista di qualche anno fa, ha sottolineato come “nel teatro del futuro una linea guida molto importante sarà la capacità di intravedere nella realtà che si vuole raccontare l’archetipo. L’archetipo è millenario, può cambiare nelle sue forme. L’archetipo nella sua profondità non finirà mai di raccontare la storia dell’umanità”. (rrc)