Successo, a Reggio, per la conferenza sul tema Via Giudecca: un luogo, una storia, tenuta dall’arch. Renato Laganà, nell’ambito delle attività culturali del programma Archeologia, Cultura e Territorio dell’Associazione Amici del Museo di Reggio Calabria.
L’area centrale di Reggio conserva nel suo sottosuolo le tracce delle mutazioni urbane avvenute nel corso dei secoli passati che riemergono di quando in quando in occasione di scavi. Le carte di archivio ci aiutano a riscoprire le immagini e le vicende delle città scomparse. Il tour lungo la Via Giudecca e le aree contermini ha consentito di rilevare i luoghi dei ritrovamenti archeologici attraverso una rilettura della fondamentale ‘Carta Archeologica di Reggio’ a suo tempo curata proprio da questa Associazione, delle trasformazioni subite nei secoli dall’ambito urbano che dall’età ellenistico-romana si è ristretto nel periodo medievale per poi allargarsi gradatamente nei secoli successivi.
L’attenzione si è poi concentrata sull’area della Giudecca, attiva sino al 1511, per poi fare tesoro delle notizie desunte dagli atti notarili e dai documenti dell’archivio diocesano che hanno fatto rivivere i luoghi e le persone che animavano quella che in quel periodo costituiva la parrocchia della Candelora, la cui chiesa, sino al 1908, era localizzata nel vertice orientale dell’isolato ad angolo tra la Via Giudecca e la Via Torrione. Un quartiere urbano dapprima entro le mura, prossimo al Torrione della Battagliola, e in basso estendentisi sino alle mura occidentali, comprendendo la Chiesetta di S. Andrea, quella di S. Pietro e il Monastero della Vittoria.
Le immagini, a corredo della puntuale esposizione, hanno tracciato il quadro delle presenze cittadine nel corso del Settecento, individuando, con il supporto dei dati del Catasto Onciario, le famiglie dei nobili, quelle dei civili, quelle degli artigiani, e altre figure che animavano con le loro attività quel comparto urbano.
Le vicende successive al terremoto del 5 febbraio 1783 hanno trasformato la città, mutando non solo l’aspetto geometrico della trama urbana, ma anche la composizione sociale nei nuovi isolati. È stato possibile ricostruire l’aspetto dei luoghi nel corso dell’Ottocento ricomponendo l’immagine delle facciate degli edifici partendo in basso da Palazzo Sarlo, poi l’Orfanotrofio accanto a S. Giorgio al Corso, poi il palazzo Melacrino e la Casa Crispo per arrivare alla ricostruzione del prospetto della Chiesa della Candelora e chiudere con il palazzo Casile.
A completamento della ricognizione, l’attenzione si è soffermata sul Palazzo Canale e sulla Chiesa di S. M. della Cattolica dei Greci, la cui architettura è rimasta immutata perché, edificati sull’impianto delle antiche mura urbane, hanno resistito alle violente scosse del terremoto del 28 dicembre 1908, costituendo una delle poche testimonianze della Reggio ottocentesca. (rrc)