di CATERINA RESTUCCIA – Sarà arrivato il momento di riscrivere la storia di Medma e della sua sola e diretta erede Rosarno?
Dopo l’eccezionale ritrovamento di una statuina fittile risalente al lontanissimo preistorico grazie alle ricerche dell’esploratore e studioso Lino Licari, raffigurante la Dea Madre di una civiltà di migliaia di anni antecedente alla nota fondazione della polis magnogreca di Medma, ecco una straordinaria altra novità: la ricostruzione di una statua in terracotta medmea di una “Athena Promachos”.
La ricostruzione della dea Athena dall’attributo “Promachos” è opera di un lavoro minuzioso quanto paziente e certosino di un gruppo di lavoro di provenienza ungherese, che, da qualche anno, sta operando presso i depositi e i musei della città di Rosarno e di Vibo Valentia, al fine di riordinare, restaurare e riportare alla luce migliaia di frammenti e cocci ritrovati da scavi che hanno persino datazione al secolo scorso.
Proprio da uno di questi scavi, ossia dalla proficua campagna di scavo archeologico del grande roveretano Paolo Orsi 1912 – 1913, emerge un qualcosa di indefinibile per lo stesso entusiasmo che esprimono gli studiosi e le studiose.
L’esclamazione più energica e vivace giunge dalla Responsabile dell’attività di riordino e ricostruzione dei reperti depositati dal remoto secondo decennio del secolo scorso, dalla Dott.ssa Ágnes Bencze, che per mesi e mesi si è dedicata insieme al suo gruppo operativo alla ricomposizione della statua.
L’eccezionalità è dovuta al fatto che la statua, comunque ancora frammentaria e non del tutto restituita nella sua interezza per ovvie ragioni di lacunosità dei pezzi, nella sua dimensione è davvero importante, poiché per la stima fatta e con tutte le parti mancanti, ma ipoteticamente ricostruite, potrebbe raggiungere l’altezza di ben 166 cm.
Certamente gli studiosi e le studiose sanno, ma anche chi ha passione della materia, che non è cosa nuova il rinvenimento e la ricostruzione di statue di questa tradizione, ossia di un modello come quello di Athena Promachos abbastanza diffuso in Atene e in siti magnogreci. Ma la ricomposizione di una statua di Atena dalle dimensioni così notevoli da uno dei siti più noti degli scavi dell’Orsi, presso la località detta Calderazzo, e da decenni definita come Tempio dedicato alla Dea Persefone, produce dubbi e curiosità, fa vacillare certe convinzioni nel proseguire a intendere quel Tempio come luogo di culto e venerazione dedicato a Persefone.
Come può spiegarsi la presenza di una testimonianza così imponente di un’altra divinità che non sia Persefone, bensì Athena Promachos, proprio in un sito che era stato identificato come tempio della dea della fecondità della terra e della primavera?
Bisognerà dare altre direzioni alla storia di Medma, dei suoi culti e della sua eredità?
I frammenti della dea ricostruita arrivano, esattamente come è riportato dal Bulletin Archeologique des Écoles françaises à l’éntranger, da una cernita di un insieme di materiali archeologici che si arriva a stimare in maniera approssimativa intorno ai 4000 pezzi, che per la grande difficoltà di riordino giacevano nei depositi da vari decenni.
Oggi grazie al gruppo di lavoro, guidato dalla dott.ssa Ágnes Bencze di Budapest con al seguito gli esperti studiosi e le esperte studiose Franco Prampolini, Péter Véninger, Júlia Trostovszky e Xénia Bezeczki, si possono rimodulare nuove ipotesi e si possono aprire nuovi scenari storici.
Già la stipe votiva, individuata e scavata dal grande archeologo Orsi, presso località Calderazzo a Rosarno, aveva riportato alla luce diverse statuette, che riproducevano esattamente il modello tradizionale e classico della cosiddetta Athena Promachos. Forse anche il congruo numero delle stesse avrebbe potuto indicare a teorici e teoriche della materia di indagine che quell’area potesse essere destinata al culto della dea protettrice di Atene più che a Persefone, molto probabilmente identificata per il culto del luogo in quanto associata a quello delle aree della madrepatria locrese della polis di Medma.
L’immagine bella, affascinante e dal forte impatto dinamico della dea Athena Promachos, in atto di scagliare con il braccio destro la sua lancia, e, forse, di imbracciare dal lato opposto il suo scudo, è giunta in un momento storico a risvegliare anche gli animi di una collettività erede della Magna Grecia, che è tutta protesa a risorgere. (cr)