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Riprendono a Reggio gli incontri di I walk the line

Riprendono a Reggio gli incontri di I walk the line

No bullying è il murales dell’artista Krish che ha preso vita durante il primo incontro del nuovo capitolo di I Walk The Line, il progetto promosso dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e targato Svi.Pro.Re e svoltosi al Liceo artistico “Preti-Frangipane” di Reggio Calabria.

I Walk The Line è il progetto di inclusione sociale promosso dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria nell’ambito del Pon Legalità 2014-2020.

Nel corso dell’incontro, moderato dall’avv. Alessandra Callea, capo progetto del secondo ciclo di appuntamenti nelle scuole dedicati al bullismo, si è parlato, appunto, di bullismo, cyberbullismo, body shaming e violenza di genere.

«Parleremo ai ragazzi di temi molto seri ma con un approccio snello, veloce e a tratti anche divertente che permetta ai giovani di comprendere i rischi che si celano dietro ad alcune espressioni o utilizzo di parole che io definisco ‘di conflitto’».

Più di 150 studenti hanno partecipato in modo attento, interessato e soprattutto attivo. Come difendersi dal cyberbullismo, quali parole non utilizzare nei commenti social, chi contattare e quali le azioni prioritarie nel caso in cui si è vittima di comportamenti aggressivi e violenti che si scatenano sul web e che spesso comportano gesti estremi.

«A questo proposito i numeri dei suicidi in Italia sono altissimi – ha ricordato l’amministratore unico di Svi.Pro.Re, Michele Rizzo –. Durante il 2023, al mesi di agosto si contano 608 suicidi e 541 tentati suicidi. Sono tanti, tantissimi, quasi tre al giorno. Ai ragazzi diciamo di chiedere aiuto, di non rassegnarsi e di ribellarsi».

Reagire dunque e rompere il silenzio per contrastare ed abbattere il muro del bullismo.

«A volte le famiglie non sono presenti e spesso l’inerzia incide più dell’azione – ha spiegato la prof. Paola Minniti –. Il bullismo è stato sempre presente nelle nostre vite ma era più latente e compresso in una società che aveva maggiori regole di etica morale. Oggi i giovani non hanno ideali ed è per questo che progetti come questi risultano fondamentali».

La logica del gruppo, si sa, diventa spietata ed è quindi doveroso da parte del mondo degli adulti, insegnare a rigare dritto e a non uniformarsi.

«Il progetto iniziato circa due anni fa vede coinvolte le 3 aree della Città Metropolitana, la zona centrale, quella ionica e l’area tirrenica, con attività  gestite da circa 60 professionisti al cui vertice c’è il coordinatore generale dott. Sergio Rugolino – ha spiegato la dott.ssa Rita Leuzzi, orientatrice del progetto –. Ci sono poi 3 coordinatori di aria, assistenti sociali, psicologi, orientatori, educatori, animatori e amministrativi che svolgono le attività di progetto in equipe per supportare i ragazzi dai 14 ai 25 al fine di contrastare il loro disagio sociale ed aiutarli  nell’inserimento al mondo del lavoro. A tal fine da poco abbiamo attivato circa 110 tirocini sia di inclusione sociale che extra curriculari con il partenariato di Azienda Calabria Lavoro».

L’incontro è stato intervallato da alcuni interessanti ed originali video realizzati per sensibilizzare le nuove generazioni sul fenomeno del bullismo dai video maker reggini Onofrio Maccarone e Daniele Melara.

«Il titolo del mio intervento ‘Giochiamo tutti un’altra partita’ rappresenta l’idea di come il CSI voglia stimolare i ragazzi in un ‘gioco’ alternativo al ‘gioco’ brutale del bullismo – ha spiegato il presidente CSI Reggio, Paolo Cicciù – Con lo sport  si allontana la dipendenza dal gioco virtuale o da internet. È importante giocare in campo e non ‘fuori’ dal campo».

Secondo un recente studio un ragazzo in media trascorre sui social o su internet oltre cinque ore al giorno.

«È un tempo enorme – ha spiegato la prof.ssa Angela Busacca –. Spesso superiore a quello dedicato all’aria aperta e di interazione con gli amici. È molto facile quindi, in un mondo virtuale dai confini sfocati, superare la linea tra il lecito e l’illecito. Può capitare infatti, in modo anche involontario, di conferire i propri dati e che gli stessi vengano in modo illecito. L’utilizzo della rete deve passare da tre parole: conoscere, capire e poi condividere».

Ed è proprio sul concetto delle parole che si è soffermata la dott.ssa Francesca Chirico.

«Abbiamo ragionato insieme ai ragazzi sulle parole del bullismo attraverso due vocaboli, confine e social. Il confine deve essere inteso come frontiera che ci consente di stare uno di fronte all’altro. Social è lo spazio invece, senza confini e senza filtri, che i ragazzi vivono ogni giorno e nel quale, spesso, non percepiscono il limite che li porta ad entrare violentemente nel campo delle fragilità. Impariamo dunque ad usare le parole responsabilmente perché spesso le parole uccidono, usandole nel modo giusto possiamo salvare vite».

A conclusione dell’incontro il prof. Matteo Flora, già protagonista nei giorni scorsi a Reggio Calabria, ha parlato in collegamento streaming agli studenti del ‘Preti-Frangipane’ offrendo loro importanti consigli su come segnalare un contenuto privato non autorizzato su Meta. (rrc)