di FRANCESCO RAO – Ci siamo. La campanella, questa mattina, segnerà l’avvio dell’Anno Scolastico 2022/2023 anche nelle scuole della nostra regione. Per gli studenti Calabresi, le rispettive famiglie, i docenti e in ogni singola Comunità quel suono segnerà il superamento di una fase che negli ultimi due anni ha letteralmente stravolto il nostro modo di vivere. Alla freddezza del tempo, quasi sempre scontata, vorrei aggiungere un elemento che caratterizza in bene questo momento: la bellezza e la vivacità dei colori che da sempre caratterizzano i nostri giovani i quali, grazie all’entusiasmo, riescono sempre ad unire nel loro agire anche la capacità di farci proiettare in avanti. Alla Comunità scolastica Calabrese tutta, dalle colonne del nostro quotidiano, giunga un affettuoso augurio di buon anno scolastico, con l’auspicio che possa essere un anno ricco di soddisfazioni e soprattutto foriero di risultati.
Per ognuno di noi, l’emozione del primo giorno di scuola è un fatto particolarmente personale. Spesso, questi momenti, bisogna anche condividerli non soltanto tra coetanei ma anche con le giovani generazioni perché in esse risiedono le nostre identiche ansie e molte più aspettative di quelle che altre generazioni hanno vissuto lungo il corso della vita.
Oggi, oltre alle emozioni, bisogna anche accostare la lungimiranza ai processi formativi per poter bene interpretare non il momento ma l’azione predittiva per il futuro.
Nel tempo trascorso, quell’attenzione esercitata guardando di volta in volta la programmazione annuale non ha consentito al sistema che governa la pubblica istruzione di esercitare uno sguardo critico nel quale poter guardare il bicchiere mezzo pieno per considerarne la parte vuota quale opportunità da recuperare mettendola a sistema per superare la cronica condizione di asimmetria tra aspettative generazionali e riscontri reali riconducibili all’inserimento occupazionale. In quel tempo, i dati Invalsi e le varie pubblicazioni dell’Ocse hanno fornito numerose criticità, ponendo ciò all’attenzione dei decisori politici con l’intento di affrancare dalla marginalità occupazionale le giovani generazioni. Ancora oggi, nell’immaginare il suono della campanella, mi chiedo: riusciremo a contenere l’apertura della forbice che alimenta di fatto il divario Nord-Sud?
Dalla recente pubblicazione di Save The Children, apprendiamo il preoccupante dato afferente alla dispersione scolastica pari al 12,7%, la crescita dei Neet, ossia giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non frequentano un corso di formazione professionale e non lavorano raggiunge il 23,1% e ben 382 minori in stato di povertà assoluta. Accanto a questi dati, sarebbe molto interessante poter sapere in Calabria qual è la percentuale delle madri tra 25 e 54 anni attualmente occupate con un contratto di lavoro a tempo indeterminato perché in quest’ultimo quesito risiedono moltissime risposte per il futuro dei nostri giovani.
Il superamento delle povertà educativa dovrà essere uno tra gli obiettivi prioritari da inserire nell’agenda politica con il chiaro intento di poter avviare una revisione strutturale della complessa fase organizzativa nella quale sia possibile governare anche il turn over del personale scolastico, ragionando in funzione contingente per superare tutte quelle circostanze per le quali, come avvenuto nuovamente per questo anno scolastico, in Calabria ben 68 scuole non avranno un dirigente scolastico ma a tale ruolo è stato chiesto ad altri dirigenti scolastici di praticare la reggenza su più scuole.
Naturalmente, per dovere di precisazione, il lavoro svolto da quest’ultimi va riconosciuto e profondamente apprezzato ma bisogna anche considerare lo smarrimento vissuto da migliaia di docenti i quali, avrebbero preferito avere accanto a loro una guida con la quale poter condividere la delicatissima funzione di apertura per abbracciare il tessuto socioeconomico esistente nelle varie realtà esistenti avviando processi di inclusione e collaborazione.
La strada potrà anche essere ardua ma nessuno ci obbliga a non doverla percorrere.
Un antico proverbio africano affermava: “per educare un bambino occorre la collaborazione dell’intero villaggio”. Noi calabresi dovremmo iniziare ad essere un solo villaggio e, in tale condizione, dovremmo iniziare a chiedere maggiori attenzioni e soprattutto rendere possibile il superamento di tutte quelle difficoltà che spesso hanno condannato moltissimi giovani a non poter studiare oppure costringerli a legare i loro sogni in una valigia per cercare altrove occupazione.
Che l’inizio dell’Anno Scolastico possa essere per tutti un nuovo inizio. (fr)