di GILDA DE CARO – David Grossman nei giorni scorsi ha scritto su Repubblica: «La Biblioteca Nazionale deve essere lasciata fuori dal mercato della politica» e io ho avuto di fronte la nostra Biblioteca Civica chiusa da anni e sottoposta alla umiliazione dei debiti, ho avvertito un moto di commossa vicinanza con il grande Grossman, che in Israele si ribella contro un controllo politico sulla Biblioteca Nazionale, che definisce «il luogo dove siamo tutti privilegiati allo stesso modo: tutti possiamo toccare le radici della nostra memoria e identità come individui, come popolo».
A noi Civici a Cosenza sta accadendo una circostanza analoga, noi andiamo gridando: «La Civica è un Affare di tutti». Una verità mi è saltata agli occhi, immediata nella sua crudezza: il potere quando non esercita la capacità della democrazia di convincere, sceglie l’imposizione e il comando, teme quindi le Biblioteche e i libri, la loro parola libera, così quella dei patrimoni documentali che le biblioteche di per sé sono.
In Israele il ministro vuole il controllo e la proprietà della Biblioteca per affermare l’inaffermabile, il controllo sulla creatività e sulla cultura, così a Cosenza dal 2020 si è scelta la chiusura della storica Biblioteca Civica, negando in un tratto qualsiasi finanziamento, unica fonte per la sopravvivenza della Civica. Sono stati destinati fondi per le luminarie, per mostre ultramoderne, per spettacoli oltre ogni voga, la città è divenuta un luogo ‘friggi e mangia’ per eccellenza, naturalmente come scrive Grossman per il mercato della politica, la Storica Civica moriva di asfissia, con lei i suoi dipendenti con un carico enorme di sofferenza umana. Ha patito e patisce ancora l’Accademia Cosentina, mi pare la più antica del Mezzogiorno; è Presidente delle due istituzioni, un giovane letterato, che tenta ogni possibile strada per rimediare al disastro, poi c’è Civicamica, che dal 2016 ha riunito un gruppo di Civici per proporre un gesto, un agire comune. È stata lanciata una raccolta fondi per garantire ai più piccoli cosentini, ai giovani e vecchi calabresi, ai piccoli naufraghi sopravvissuti all’ immane e colpevole orrore di Cutro, la fruizione futura della Biblioteca Civica.
Il debito è enorme, ma l’articolo 118 della Costituzione ci raccomanda di intervenire, non di guardare da un’altra parte, il danno non lo abbiamo provocato noi, ma noi vogliamo far sapere che non vogliamo la chiusura della Biblioteca, né il suo smembramento, né che i dipendenti paghino nelle loro vite con crediti irrisolti. Come Grossman, vogliamo dire al ministro, così come all’allora sindaco, «Ma è proprio grazie all’immensa importanza simbolica della Biblioteca che lei, Ministro Kisch/ Sangiuliano, può ora abbandonare il suo piano senza che il suo onore ne abbia a soffrire». (gdc)
[Gilda De Caro è di Civicamica di Cosenza]