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Corte Costituzionale

Sanità, la Corte Costituzionale dichiara illegittime alcune parti del ‘Decreto Calabria Bis’

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune parti del Decreto Calabria Bis, bocciando, in parte, il Commissariamento. Nello specifico, sono stati dichiarati illegittimi l’articolo 1, comma 2, del decreto legge varato lo scorso novembre inerente le Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario.

Questo perchè, lo Stato «non può limitarsi a un «mero avvicendamento del vertice, senza considerare l’inefficienza dell’intera struttura sulla quale tale vertice è chiamato a operare in nome dello Stato» si legge nella sentenza, secondo cui  è incostituzionale non avere previsto che al prevalente fabbisogno della struttura di supporto del commissario ad acta debba provvedere «direttamente lo Stato» con personale esterno, nonché avere imposto alla Regione di mettere a disposizione un contingente «minimo» anziché «massimo» di 25 unità di personale regionale.

Nella riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione, osservano i «giudici delle leggi» nella loro sentenza, il riconoscimento del valore delle autonomie territoriali è in «prospettiva generativa» e, quindi, occorre dare «la prova concreta della realizzazione di determinati interessi essenziali», la cui tutela spetta allo Stato quale «garante di ultima istanza»: questo potere sostitutivo dello Stato, tuttavia, deve essere «utile» e, quindi, si giustifica solo se garantisce effettivamente le esigenze unitarie della Repubblica invece compromesse dalla Regione, altrimenti si «rischia di produrre, a causa dell’impotenza cui si destina il commissario, un effetto moltiplicatore di diseguaglianze e privazioni in una Regione che già sconta condizioni di sanità diseguale».

Pertanto, spiega Palazzo della Consulta, occorre «un intervento che comporti una prevalente sostituzione della struttura inefficiente con personale esterno altamente qualificato e fornito direttamente dallo Stato, in modo da evitare anche ogni possibile condizionamento ambientale».

Con la stessa pronuncia, la Corte ha anche dichiarato l’illegittimità dell’articolo 6, comma 2, del decreto, nella parte in cui non prevede, per l’assegnazione del contributo triennale di solidarietà di 60 milioni di euro, in alternativa al piano di rientro presentato dal Commissario per il periodo 2022-2023, l’approvazione di un nuovo piano di rientro presentato dalla Regione: quest’ultimo assolve, infatti, affermano i giudici costituzionali, «la medesima funzione del programma operativo predisposto dal commissario ad acta e pertanto, qualora riconosciuto idoneo dal Consiglio dei ministri», dimostrerebbe la volontà della Regione di intraprendere un cammino per uscire dalla lunga situazione di stallo.

Il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno, ha dichiarato che «non ci sono particolari commenti da fare se non ricordare un dato: io non ho votato questo provvedimento che non tutela gli interessi dei cittadini calabresi».

Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia e candidato alla presidenza della Regione, ha ribadito come «sostengo, da tempo, l’inutilità di un commissariamento – con la struttura guidata da figure che spesso poco hanno a che fare con la sanità – che in dodici anni non ha risolto alcun problema, che non ha fatto nulla per sanare i debiti, che non ha migliorato ospedali e prestazioni».

«È giunta l’ora – ha aggiunto – che la sanità in Calabria sia gestita dai calabresi, dal governo regionale, e comunque da professionisti adeguati per vincere questa grande sfida».

«Sarà uno dei primi dossier – ha concluso – che affronterò una volta diventato presidente della Regione».

Anche il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, è intervenuto in merito alla sentenza della Corte Costituzionale, ricordando come «già durante la campagna elettorale delle politiche del 2018 avevo indicato come l’unica strada, per una sanità calabrese dignitosa, fosse quella di mettere fine al commissariamento attraverso l’azzeramento del debito».

«In tal senso – ha proseguito – ho proseguito una volta eletto Senato della Repubblica, intervenendo in aula del Senato giorno 5 giugno 2018 in occasione della fiducia al primo Governo Conte, con la conferenza stampa organizzata dal sottoscritto nel Palazzo del Consiglio Regionale nel dicembre 2018, con la manifestazione che ho organizzato a Roma in piazza Montecitorio il 18 giugno 2019 con oltre 300 cittadini arrivati dalla Calabria, con gli emendamenti presentati al decreto Calabria del 2019 e al Decreto Calabria 2020, sposati da tutto il partito di Forza Italia, presentati in conferenza stampa alla sala Nassirya da Annamaria Bernini e Mariastella Gelmini il 14 maggio 2019».

«Ho continuato a chiedere – ha spiegato – la fine del commissariamento con l’azzeramento del Debito Sanitario Calabrese  in commissione Salute durante l’ audizione, da me richiesta, del commissario Scura e del presidente Mario Oliverio. Adesso che tutti si accorgono quanto da me sempre denunciato, cioè il fallimento certo dello strumento commissariale per la Calabria, anche i massimi organi costituzionali, più che la soddisfazione personale per la confermata validità e necessita della mia proposta, mi dispiace che si siano persi ulteriori anni per restituire il diritto alla salute alla Calabria».

«Il 17 marzo 2021 – ha concluso – ho reiterato la richiesta al ministro Roberto Speranza, in audizione congiunta in commissione salute Camera e Senato, ho chiesto di azzerare il debito pubblico delle due Regioni Commissariate Molise e Calabria. Con il concorso istituzionale di tutte le forze in campo è arrivato il momento di procedere nel senso ormai evidente a tutti e che la Consulta ci impone». (rrm)