Le strutture di assistenza territoriale finanziate dal Pnrr rischiano di restare sulla carta, in Calabria e nell’intero Mezzogiorno». È l’allarme lanciato dall’europarlamentare del M5S Pasquale Tridico, ribadendo la necessità di una deroga per le regioni meridionali».
«Il governo Meloni – ha detto – si attivi per ottenere flessibilità dalla Commissione europea e metta sul tavolo investimenti urgenti per assumere personale sanitario da destinare ai servizi territoriali e a quelli ospedali. Se non si interviene adesso, sarà lo smantellamento irreversibile della sanità pubblica nel Sud e la responsabilità sarà interamente politica».
Commentando un’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio che evidenzia il mancato utilizzo di miliardi di euro destinati al potenziamento della sanità pubblica, soprattutto nelle aree più fragili del Paese, Tridico ha evidenziato come «senza iniziative urgenti del governo italiano, finora immobile, a pagare il prezzo più alto sarà ancora una volta il Sud, in particolare la Calabria, dove le gravi criticità amministrative stanno paralizzando la realizzazione di Ospedali di comunità, Case della comunità e Centrali operative territoriali, cioè i pilastri della riforma sanitaria post-Covid».
«In Calabria – ha denunciato il parlamentare Ue – sono previste 91 nuove strutture per un totale di 129 milioni di euro. Ma non ce n’è nemmeno una operativa e la maggior parte non è stata neppure avviata. Il dipartimento regionale Salute e Welfare, che nel merito dovrebbe essere la cabina di regia, è da anni sottodimensionato e quindi non riesce a gestire speditamente procedure e risorse. Nel contesto, è evidente che, senza un intervento immediato del governo nazionale, la riforma dell’assistenza territoriale fallirà».
Tridico rincara la dose: «C’è poi un problema di risorse umane mancanti. Occorre assumere medici, infermieri e Oss per l’assistenza territoriale e ospedaliera. I pochi operatori rimasti scelgono il privato, le strutture esistenti restano vuote e le aree interne vengono abbandonate. La Calabria – ha concluso – che già ha un’emigrazione sanitaria per oltre 300 milioni di spesa annua, rischia l’isolamento sanitario definitivo».