UNA RIFLESSIONE PRIMA DELLA PAUSA TECNICA DAL 1° AL 31 AGOSTO PER L'EDIZIONE DIGITALE DEL QUOTIDIANO;
L'informazione quotidiana : dalla carta al telefonino

STAVOLTA VOGLIAMO RACCONTARE DI NOI:
A CHE SERVE, A CHI SERVE CALABRIA.LIVE

di SANTO STRATI – A chi serve, a cosa serve questo giornale? Costretti a una “pausa tecnica” per tutto il mese di agosto per un adeguamento e aggiornamento del sistema editoriale del quotidiano digitale, cogliamo l’occasione per parlare di noi e di quello che abbiamo fatto, di quello che facciamo e di quello che contiamo di fare in futuro.

Calabria.Live serve i calabresi (non “ai“) e la puntualizzazione è necessaria perché il compito di un giornale è informare e, allo stesso tempo, formare l’opinione pubblica, in totale autonomia e nel pieno rispetto della terzietà nei confronti delle notizie.

Dal primo giorno (era il 1° gennaio 2017) abbiamo chiarito che ci sarebbero stati pochi amici e molti “nemic” poiché avremmo riferito senza alcuna indulgenza tutto ciò che riguardava il territorio (ignorando volutamente i fatti di cronaca nera) senza guardare in faccia a nessuno (amici o nemici), raccontando chi fa bene e chi fa male alla Calabria. E abbiamo avviato (seguiti – che soddisfazione! – anche da altre testate) una nuova narrazione di questa terra bellissima e sfortunata. Abbiamo parlato delle sue bellezze, delle sue risorse umane (straordinarie) e della sua gente, della pochezza di certi politici e della capacità di altri (pochi), orientati lodevolmente solo verso il bene comune. Di come trasformare le opportunità del territorio, e di come fermare lo spreco di fondi inutilizzati o, peggio, sperperati. Un candido intendimento, che però siamo riusciti a far diventare realtà (e ci sono le collezioni di questo giornale a documentarlo e raccontarlo: 10mila pagine prodotte solo nel 2024!).

Non tifiamo per nessuno (né a destra, sinistra o altro) ma solo per chi vuole bene alla Calabria e sogna il suo sviluppo pensando alle generazioni future. E quindi abbiamo riferito di ogni iniziativa, indipendentemente dall’appartenenza politica o partitica, che fosse a vantaggio dei calabresi e del loro territorio, ma abbiamo altresì documentato (anche qui senza guardare in faccia a nessuno, senza favoritismi o coperture) illogicità, provvedimenti e attività che colpivano gli interessi della Calabria.

Alcuni giornali sono schierati politicamente (più o meno palesemente) noi siamo schierati solo con la Calabria e i calabresi. Non soltanto quelli che vivono, operano, studiano e lavorano in Calabria, ma anche quelli dell’ “altra” Calabria fatta di sei milioni di persone distribuite in Italia e nel mondo. La diaspora calabrese ha portato la sua gente a lasciare il territorio, in minima parte per scelta personale, ma soprattutto per mancanza di lavoro e prospettive. E sono tantissimi, in verità, con l’orgoglio della propria appartenenza, che sognano di poter tornare e far crescere i figli in una terra che avrebbe tutte le caratteristiche per potersi definire felice.

Ma non bastano l’aria pulita, gli 800 km di costa, i parchi naturali, la ricchezza del patrimonio archeologico e l’intelligenza dei suoi abitanti: serve crescita e sviluppo, che si ottengono creando opportunità e occasioni  di lavoro.

Su questo tema – lo sanno i nostri lettori – non ci siamo mai risparmiati né ci fermeremo a stigmatizzare occasioni perdute, mancate realizzazioni, illusorie promesse e ingenerose disattenzioni verso giovani e donne di questo territorio.

Anche se ci sono segnali importanti di questa amministrazione regionale verso donne, giovani e lavoro, in realtà è stato fatto ancora troppo poco e prevale su tutto una invincibile burocrazia (a cui la compianta presidente Santelli aveva dichiarato guerra a tutto campo cominciando a smantellare i “macigni” che sopravvivono in Cittadella).

È stata e sarà una battaglia quella per donne, giovani e sviluppo che continueremo a testa alta, senza condizionamenti.

Ma non è un lavoro di poco impegno, vagliare il mare di notizie che ogni giorno invade la redazione, riscrivere tutto (non pubblichiamo comunicati in fotocopia), selezionare le immagini, titolare e passare il menabò (la sequenza delle pagine e la posizione di articoli e foto) ai grafici per produrre, tutti i giorni, per 365 giorni l’anno, il giornale che, puntualmente, arriva alle 7 del mattino sul telefonino. Un buongiorno gradito a molti, che spesso fa venire l’orticaria a qualcuno per le notizie “indigeste” (ma vere, verificate puntualmente col massimo rigore) che pubblica. Però – bisogna constatare – che pochi considerano quanto costi tale impegno. È un’attività editoriale privata, ma non è stata scelta per far soldi, bensì per amore della Calabria, però se vengono meno le risorse esterne (abbonamenti, pubblicità, comunicazione istituzionale) diventa difficile fare investimenti, assumere personale, formare nuovi giornalisti (è un sogno poter mettere su una squadra di giovani a cui insegnare il mestiere senza teorie ma solo con la pratica quotidiana) e ampliare la platea dei collaboratori. Poter finanziare inchieste difficili (perché soprattutto hanno un costo) e retribuire i collaboratori che, fino a oggi, generosamente hanno messo a disposizione i loro scritti, le foto, idee e suggerimenti.

Un quotidiano è un’opera collettiva, con un comandante e tanti marinai che ogni giorno fanno salpare la nave verso i lettori. Un quotidiano è un miracolo che si ripete ogni giorno: al mattino ci sono gli appuntamenti e le scadenze della giornata, le idee da sviluppare e su cui confrontarsi in redazione, il tema della prima pagina da scegliere e i titoli da inventare, poi improvvisamente questa massa informe di notizie e di immagini prende consistenza e diventa il giornale del giorno dopo. Tutto questo significa organizzazione, impegno e tanto lavoro. E tanti costi. Ma zero aiuti: non sussidi discutibili, ma il sostegno del giornale attraverso l’utilizzo di pagine a pagamento per comunicare l’attività istituzionale di Regione, Province, Comuni, enti territoriali, etc, per promuovere eventi e iniziative del territorio, oppure per illustrare mediante pagine pubblicitarie prodotti e attività commerciali. Con la diffusione (in corso di certificazione di primario ente europeo) di Calabria.Live (600mila contatti ogni giorno, in tutto il mondo, 150mila solo in Calabria) non sarebbe soldi mal spesi. E invece constatiamo, con amarezza, che tantissimi (aziende, enti, organizzazioni culturali, etc) a Calabria.Live mandano regolarmente info e foto chiedendo a gran voce attenzione e la pubblicazione delle notizie, solo che poi comprano pagine di pubblicità presso altre testate. La domanda è fin troppo ovvia: ma se apparire su questo giornale “è importante“, perché non è ugualmente importante utilizzare le sue pagine per la pubblicità. Che oltretutto, per le istituzioni è un obbligo di legge, ma per le aziende è un costo interamente deducibile dalle tasse. E tanti imprenditori versano ogni anno centinaia di migliaia di euro di tasse, senza investire un centesimo in promozione e pubblicità (su qualunque mezzo, non necessariamente su Calabria.Live).

Anche ipotizzando l’assenza di cultura di impresa che non fa comprendere agli imprenditori l’opportunità di promuovere l’attività togliendo soldi dalle tasse e non dagli utili dell’azienda, sorge comunque il sospetto che l’ “indifferenza” nei confronti di Calabria.Live e il suo conseguente mancato sostegno abbiano altre motivazioni. Che non stiamo a indicare, ma che ci convincono sempre di più che non bisogna mollare: la strada dell’informazione pulita, corretta e puntuale rimane vincente. Per i nostri lettori e per chi realizza Calabria.Live.

Abbiamo dato e diamo ogni giorno un’immagine diversa, positiva della Calabria, come nessuno – scusate ma non è presunzione – ha fatto mai con i media di questa regione. E dunque è giusto continuare a chiedersi “ma a che serve questo quotidiano”? Con il suo supplemento domenicale abbiamo raccontato (e continueremo a raccontare), grazie a Pino Nano e altre illustri firme) le storie di calabresi – sparsi in ogni angolo della Terra – che ce l’hanno fatta, che hanno saputo conquistare le vette del successo personale, con il cuore rivolto sempre verso la propria terra. Personaggi, uomini e donne di Calabria, che hanno dato e danno lustro alla propria terra e meritano di essere adeguatamente valorizzati e fatti conoscere, soprattutto dai giovani.

Abbiamo sempre sostenuto che la cosiddetta “calabresità” ha bisogno di essere messa in risalto perché costituisce un modello importante per le nuove generazioni, anche per chi è nato altrove, pur avendo solidissime radici calabresi. E crediamo di esserci riusciti facendo conoscere centinaia e centinaia di calabresi “illustri” in gran parte “sconosciuti” ai nostri stessi conterranei. È la risposta al razzismo strisciante, ai preconcetti che, ahimè, hanno a lungo devastato questa terra e la sua gente. Trenta-quarant’anni fa c’era chi si vergognava di indicare le proprie origini, nei curricula, o addirittura

temeva che una laurea conseguita al Sud potesse sminuire competenze e capacità. Oggi abbiamo tre Atenei che sfiorano l’eccellenza e attraggono studenti da ogni parte del mondo. È la Calabria che vince sapendo di poter contare su un capitale umano unico e invidiabilissimo. Ed è la Calabria che questo giornale ha raccontato e continua a raccontare ogni giorno. Ecco la “diversità” narrativa: basta con morti ammazzati, ‘ndrangheta e malaffare (non è, ovviamente, che non parlandone si dissolvono magicamente), ma l’Italia, il mondo aveva e ha bisogno di conoscere  l’altra faccia di una terra sulle cui sponde è nata la civiltà continentale. Dove, quando a Roma si pascolavano le pecore, si praticava il teatro, si dibatteva di etica (Pitagora) si scrivevano le prime leggi (Zaleuco) e si formava la filosofia e la cultura del mondo futuro (Gioacchino da Fiore, Campanella, Telesio).

Del resto non abbiamo trascurato di valorizzare i nostri scrittori e i nostri poeti, i nostri artisti e la grande forza culturale che la Calabria ha saputo esprimere nei secoli e continua a mostrare a tanti che sconoscono capacità e talenti del nostro patrimonio culturale. Ecco, a nostro avviso, mancava un modo di comunicare questa straordinaria varietà di contenuti (cultura, arte, patrimonio artistico  e paesaggistico, tradizioni e storia millenaria) che sono stati negli anni trascurati dai media nazionali e mondiali per riferire soltanto di una Calabria del malaffare, terra di mafia e ‘ndrangheta, di morti ammazzati e di altre orribili realtà criminali. Questo ha significato per anni la inevitabile distruzione della reputazione della regione, per tale motivo abbiamo ritenuto necessaria una narrazione diversa per far conoscere la vera Calabria, quella positiva, generosa e produttiva, quella dell’accoglienza e dell’inclusione sociale, quella che produce cultura in quantità industriale ma esporta, ahimè, cervelli. Quella che gli italiani e non solo hanno cominciato a conoscere grazie anche alle nostre pagine.

È orgoglio, non presunzione, raccontare tutto ciò e l’interesse suscitato dalle nostre pagine. È puro orgoglio poter dire di aver contribuito – anche in minima parte – a ricostruire una reputazione andata in frantumi, demolendo giorno per giorno pregiudizi e preconcetti.

Ma i nostri “suggerimenti” non hanno trovato accoglienza nelle stanze del potere: non servono gadget inutili per propagandare le ricchezze della regione, serve visione del futuro e programmi di accoglienza  e facility per un turismo che può diventare una leva formidabile di sviluppo con la creazione di nuove e larghissime possibilità di occupazione per i nostri ragazzi. Le possibilità attrattive di questa terra sono utilizzate forse appena al 5%: guardate i numeri del turismo del Trentino, della Puglia, della dirimpettaia Sicilia: in questa terra ci sono centinaia di ragioni per attrarre turismo, ma mancano strutture ricettive, mancano la logistica e le comodità degli spostamenti, manca anche una cultura d’impresa turistica che andrebbe sviluppata e formata.

Questo era, è, l’obiettivo di questa testata, ma il territorio inteso come Istituzioni e Imprese ha deluso qualsiasi aspettativa, ignorando questo strumento di comunicazione sulla cui autorevolezza e indipendenza sono gli altri a riferire, o a volte pensando di volerlo/poterlo ostacolare.

In tempi di crisi economica, fare un giornale gratuito è forse l’unica possibilità di abituare alla lettura i giovani e permettere a tutti di informarsi a costo zero, sul modello (sbagliato) della Rete. Con la differenza che nella rete imperano le fake-news alla ricerca di click-bait che portano ricchezza ai titolari di siti, ma confondono le idee e innestano modi di vedere fortemente viziati di falso. I giornali – quelli fatti da giornalisti con il culto della deontologia e del rigore informativo – è bene ricordarlo, offrono ben altro.

Ma un giornale – come prodotto industriale del pensiero – costa, come qualsiasi altra produzione e avrebbe diritto di avere non sussidi (che sarebbero un modo nascosto di captatio benevolentiae) bensì riconosciuto il ruolo di strumento di comunicazione cui affidare informazioni istituzionali o commerciali. Cosa che non è mai avvenuta in questi nove anni di vita – salvo modestissime eccezioni del Consiglio regionale e di qualche generosa azienda del territorio. Con una insopportabile – scusate lo sfogo – indifferenza verso il lavoro di chi cerca di contribuire allo sviluppo di questa terra. Un territorio che conta – e nessuno lo sa – migliaia di aziende con fatturati milionari e un’Istituzione come la Regione che ignora le realtà dell’informazione locale mentre investe in iniziative di dubbio risultato.

Una Regione che per la Cultura – a parole – investe tanto, poi nei fatti si perde in bandi improponibili e impraticabili per associazioni enti no-profit e imprenditori del settore.

È una delusione assistere a questa indifferenza “istituzionale” mentre cresce il consenso per Calabria.Live e le sue iniziative di informazione e divulgazione culturale. Non si tratta di destinare discutibili prebende a una o all’altra testata, bensì di ragionare in termini obiettivi e valutare l’impegno profuso, investendo in comunicazione istituzionale, come peraltro prescrive la legge 150. E la stessa delusione deriva dalla mancata risposta degli operatori commerciali della regione che ignorano i ritorni di immagine che una testata autorevole e indipendente è in grado di restituire, oltre ai risparmi fiscali che gli investimenti pubblicitari producono.

Manca la cultura d’impresa, in Calabria, ma manca soprattutto una grande sensibilità a captare il cambiamento e sostenerne la crescita. Quella sensibilità che, invece, centinaia di migliaia di lettori ogni giorno mostrano apprezzando il nostro impegno e la nostra indipendenza totale.

Questa pausa “tecnica” può essere, dunque, un motivo di riflessione per quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione (Regione, province, Comuni) o nelle attività economiche, con una domanda: serve il quotidiano Calabria.Live? Serve una voce libera e non condizionabile che ogni giorno racconta le storie della Calabria che cresce e guarda al futuro?

I giornali si mantengono con le vendite, gli abbonamenti e la pubblicità: Calabria.Live non è in vendita (in tutti i sensi) e ha molti abbonati sostenitori che volontariamente offrono il loro contributo, ma la pubblicità  e la comunicazione istituzionale? Dove stanno? In troppi (a livello di investimento pubblicitario e di comunicazione) ignorano questa testata e a pensar male si fa peccato, ma spesso – diceva Andreotti – ci si azzecca. Ma togliere l’ossigeno vitale a un giornale non significa decretare la morte delle idee di chi lo realizza e del confronto, che trovano oggi mille modi per circolare comunque. Calabria.Live è anche sul web e sui social (è nato su Internet), ma la “fisicità” delle pagine digitali è sicuramente un modo non evanescente di stimolare il dibattito, avviare il dialogo, discutere e ragionare, senza l’opzione di far scomparire qualcosa con un semplice click. Le pagine rimangono, a presente e futura memoria, non sono post da modificare o cancellare a piacimento. Questa è la differenza con la Rete.

A Dio piacendo, ci rivediamo su queste pagine a settembre. (s)