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STORIE / QUELL’ESTATE DI ROSSELLINI E INGRID BERGMAN A SAN FERDINANDO

di GREGORIO CORIGLIANO

Estate 1949. Non posso avere ricordi, se non racconti. Di mio padre in primis, ma anche di marinai vicini di casa. La mia, o meglio quella dei miei genitori e dei miei zii, ormai emigrati nelle lontane Americhe, era a venti metri dalla spiaggia. Il tempo libero, dopo il lavoro – campagna, uffici (pochi), pesca, la zappa della terra – si trascorreva sulla spiaggia. È un fatto che, d’inverno e soprattutto d’estate, era sempre affollatissima, giovanotti, ragazzotte, marinai, anziani. Di mattina per “prendere il bagno”, la sera per sdraiarsi sulla calda sabbia e sognare. Da soli o con un vicino per le classiche quattro chiacchiere. E sulla spiaggia potevi assistere a tutto ciò che avveniva anche in mare. Il passaggio delle traghetto, delle petroliere, di qualche yacht e, più spesso, alla pesca dei marinai di casa nostra. Di giorno, con il capobarca,a poppa, gli aiutanti ai remi. Il motore era di là da venire. Di sera, assistevi al varo in mare, con falanghe e lampare, dopo che l’avevi sistemata col petrolio, sufficiente per l’intera nottata. Tutti si dava una mano, fin quando “la jolla” non prendeva il largo. Poi in lontananza assistevi alla pesca in notturna, soprattutto aguglie e sentivi il canto dei marinai “a ribba a ribba e mari, turnamu a mani vacanti, si ‘Signururuzzu ndassisti ncuna cosa purtamu”. Se il Signore ci assiste qualcosa (di pesce) portiamo a casa. Per loro o per venderlo. Storia di tutte le sere.
Una volta, nell’estate del 1949, si ferma a riva una barca immensa, a motore. Scoppiettante, segno che qualcosa non andava, Fa in tempo ad arrivare a riva. E tutti, mi diceva mio padre, a correre, coi piedi nell’acqua per capire cosa fosse successo. Ed anche per conoscere i passeggeri. Non un panfilo, non uno yacht vero e proprio, come quelli (quasi) che incontri oggi a Vibo Marina, a Pizzo o alle Eolie, ma un signor battello, modesto, ma di comode dimensioni. Scendono i marinai ed in perfetto italiano chiedono di un meccanico perché il motore perdeva colpi. E siccome dovevano recarsi a Stromboli volevano una messa a punto, una controllatina. Si cerca e si trova il motorista dei trattori campagna – non cambiava moltissimo quanto a funzionalità – e questo, con i propri comodi, dopo qualche oretta arriva.
Erano le otto di sera, ancora giorno. Ragazzi coi tamburelli, giovanotte coi cerchietti, tutti imperterriti a proseguire nel loro divertimento (!!). Ad un certo punto, arrivato il motorista per riparare il guasto, si vedono scendere dal battello due distinti signori. Lui scende per primo e dà la mano a lei, vestiti eleganti, anche per essere a mare. Lui coi piedi in acqua, prende in braccio lei e la porta sulla spiaggia. Nessuno aveva idea di chi fossero. Solo un cultore di film azzarda un’ipotesi, ma in silenzio. Non avendo certezze aveva sussurrato: Roberto Rossellini. Vuoi vedere che è lui? Non perché avesse visto molti film, ma perché – essendo la moglie lettrice appassionata di Grand Hotel – aveva visto le foto  dei due piccioncini. Lei aveva lasciato il marito Peter Lindstrom e lui l’attrice con cui viveva, nientepopodimeno che Anna Magnani, la divina. Ed i rotocalchi di quell’epoca, ora come allora, erano pieni di foto. Un lampo: sono loro, sono loro.
E giù a fare una, al massimo due foto. Si chiama l’unico fotografo del paese, il signor Speciale detto “Sorridete” perché ad ogni foto chiedeva a tutti un sorriso da sotto la tenda nera dove si nascondeva, e, prontamente scatta le foto che, Rossellini sequestra immediatamente. Perché? Rossellini non aveva ancora detto che avrebbe girato il film “Stromboli, ancora oggi come allora, famosissimo, con l’attrice svedese. Si interrompono i giochi, suonano le campane:la Bergman e Rossellini a San Ferdinando, Reggio Calabria, tutti a mare. Tutti a mare davvero, ma  il cordone dei marinai impedisce ai nostri genitori di avvicinarsi. Si potevano vedere da lontano. Rossellini mandava saluti di ringraziamento, la divina Ingrid dispensava sorrisi, seduta sulla spiaggia. Nient’altro.
Visto che il motorista impiegava più tempo del previsto e cominciava a farsi buio, la notizia si sparse per tutto il paese. E vorrei vedere! È mai capitata un’altra notizia simile? Mai. A San Ferdinando, allora frazione di Rosarno, il sindaco non c’era. Si chiamò il delegato. Se non erro si chiama Sigismondo Crispi. Arrivò subito, parlò con Rossellini ed invitò a casa sua la coppia più famosa del cinema di allora. Ingrid e Roberto accettarono. Il delegato non sapeva parlare inglese ma aveva molti amici, oltre che una bella casa. E estese gli inviti. Tra questi mio padre che, dopo anni ed anni di prigionia degli inglesi ai piedi dell’Himalaya, riusciva a parlottare la lingua di Albione.
Una cenetta frugale, a base di pesce, tra qualche canto, sorrisi, convenevoli. Fino a quando il motore non fu riparato e la coppia fu pronta a ripartire. A cena si apprese che Ingrid Bergman e Roberto Rossellini erano diretti proprio a Stromboli per girare l’omonimo film. Mio padre diede loro tutte le informazioni possibili perché sua madre, mia nonna, Mariangela De Simone, era proprio di Stromboli. Lui aveva 43 anni, lei 34. Una storia d’amore che gli esperti di cinema conosco bene. Come conoscono i film interpretati dalla coppia che, allora, fece scandalo, con mariti e mogli lasciati. Nessuno, o pochi – forse – hanno mai saputo della sera d’amore calabro-sanferdinandese. Una bella storia! A lieto fine. Si pensava che Isabella potesse essere stata concepita a Stromboli. No! Nacque tre anni dopo. Roberto Ingmar Giuseppe Giusto nacque, invece, nel 1950. Avrà sangue eoliano nelle vene!  (g.c.)