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corso “Dipendenze comportamentali e tecnologie”

Successo per il Corso di Dipendenze comportamentali e tecnologie dell’Università Magna Graecia

Ha suscitato grande richiamo e interesse  il corso Dipendenze comportamentali e tecnologie, organizzato nei giorni scorsi all’Università Magna Graecia di Catanzaro dalla sezione calabrese della Sitd – Società Italiana di Tossicodipendenze.

L’evento ha fornito utili indicazioni relative ai rischi e alle problematiche legate all’uso delle risorse tecno-digitaliche, alle possibili azioni di prevenzione del fenomeno oltre che di diagnosi e cura dei soggetti affetti da tali dipendenze patologiche.
Grande soddisfazione da parte del Comitato scientifico del Corso composto da: il professor Giovambattista De Sarro, il professor Antonio Leo – anche responsabile scientifico – il dottor Attilio Maria Insardà e il dottor Franco Montesano.

«La scienza delle dipendenze – ha affermato Giovambattista De Sarro – è molto trascurata ma sta diventando sempre più importante perché responsabile di alcune patologie delle quali risultano affette la maggior parte della popolazione. C’è una grande carenza di formazione professionale degli operatori addetti alla prevenzione e cura di queste malattie. Per questa ragione, un appuntamento del genere era indispensabile. Abbiamo messo in correlazione le vecchie dipendenze patologiche con quelle comportamentali senza sostanze che si sono venute a create ai nostri giorni, come quella da gioco d’azzardo e dalle tecnologie digitali. Un problema che sta crescendo a 360° perché stiamo diventando sempre più pigri e meno disposti alla socializzazione».
«I SerD – ha spiegato Franco Montesano – sono i servizi deputati a tale funzione per vocazione istituzionale. E’ necessario che diano risposte agli utenti e alle loro famiglie, organizzando al loro interno i percorsi di cura più idonei e garantendo la formazione e l’aggiornamento specifico dei propri operatori. Altresì, sono coinvolti tutti gli altri servizi sociosanitari e, principalmente, le unità operative della saluta mentale, la neuropsichiatria infantile, i servizi sociali e le strutture territoriali di recupero, ecc. Per questo, durante l’evento abbiamo affrontato argomenti di rilievo con esperti del settore e relatori che ne hanno discusso alla luce delle loro stesse esperienze».
Giovanni Biggio, professore emerito di neuropsicofarmacologia all’Università degli Studi di Cagliari, ha tenuto una lezione magistrale su “L’adolescente e la dipendenza digitale”: «Il periodo dell’adolescenza è considerato uno dei momenti critici per lo sviluppo del cervello perché è in una fase in cui è anatomicamente più vulnerabile».
«È fondamentale – ha spiegato – il ruolo e la presenza dei genitori. I ragazzi non vanno lasciati soli. Molti di loro giocano ai videogiochi e al cellulare anche di notte e al mattino dormono sui banchi di scuola. Durante la pandemia è aumentato l’utilizzo dei mezzi digitali ed è stato registrato un incremento del 40% del fenomeno del cyberbullismo. Dal 2011 al 2020, l’escalation della tecnologia ha provato come i bambini, che utilizzano precocemente e senza controlli questi strumenti, vadano sempre più incontro a problemi di socializzazione: preferiscono non uscire, non mangiare, perché presi da questo tipo di giochi».
«C’è molto confusione e disinformazione – ha dichiarato Onofrio Casciani, dirigente psicologo Asl Roma 1, referente dell’ambulatorio del disturbo del gioco d’azzardo –. Per parlare di dipendenza ci sono dei criteri ben precisi: l’abitudine deve diventare così centrale da mettere da parte tutto il resto; il desiderio irrefrenabile di mettere in atto questo comportamento e nervosismo e irritabilità quando non è possibile farlo; il tentativo di diminuire queste azioni senza riuscirci».
«Per aiutare gli assistiti – ha concluso – spesso si utilizza una terapia cognitivo-comportamentale che tende a realizzare una diminuzione del comportamento “esagerato” attraverso la ricerca di gratificazioni alternative. Importantissimo è lavorare sull’autostima del soggetto e farlo pensare in modo più aderente alla realtà».
Piergiovanni Mazzoli, responsabile del Servizio per le Dipendenze Patologiche a Fano, nelle Marche, ha descritto “Il rapporto uomo-macchina”, tra rischi e vantaggi, evidenziando, «Non dobbiamo temere che la macchina diventi così potente da fare a meno dell’uomo ma, piuttosto, che l’uomo voglia diventare come le macchine».
Gaetano De Chiara, professore emerito di farmacologia all’Università degli Studi di Cagliari ha sottolineato di come le dipendenze patologiche si stiano diffondendo sempre più tra le donne, in particolare, l’alcolismo, il gioco d’azzardo e l’utilizzo di analgesici e ansiolitici, e l’importanza di farsi aiutare per uscire dal tunnel. (rcz)