Graziano Di Natale: strutture a Cosenza e provincia per sfoltire gli ospedali

Il segretario-questore dell’Assemblea Nazionale, Graziano Di Natale, ha ribadito l’importanza di «costruire in provincia di Cosenza un gruppo di lavoro territoriale, guidato da infettivologi, capace di seguire in un’apposita struttura quanti sono in buone condizioni fin quando il tampone non si negativizza».

«L’iniziativa – ha proseguito Graziano Di Natale – tende ad evitare i sovraffollamenti degli ospedali a discapito di chi versa in condizioni più importanti. Per esempio, dalle Malattie Infettive di Cosenza stentano a dimettere i pazienti Covid che stanno meglio ma che hanno tampone ancora positivo perché non esiste l’infettivologo che faccia da raccordo fra l’ospedale hub e l’Asp (in collaborazione col Medico Asp)».

«Così non viene effettuata la presa in carico del paziente – ha proseguito Graziano Di Natale – e non può essere eseguita né monitorizzata la terapia di proseguimento a domicilio (con tutto il costante controllo clinico farmacologico e di laboratorio) che porti il paziente al traguardo della stabilità clinica con assenza di sintomi associata a negativizzazione del tampone (2 tamponi negativi a distanza di 48 ore): questa, esattamente è la definizione di ‘clinicamente guarito’». Conclude Graziano Di

«Ricordo che esiste un protocollo che, a domicilio – ha proseguito Graziano Di Natale – nei pazienti con tampone positivo e lievi sintomi o asintomatici, prevede che si possano somministrare antibiotici ed antimalarico che in 25 pazienti, ad esempio, ha azzerato il virus in 5 giorni! Ciò può e deve essere seguito dalla figura dell’Infettivologo di esperienza clinica. Chiamiamolo ‘Infettivologo di raccordo tra ospedale hub/Asp’. Questo, a mio parere, è il modello che non intasa ed anzi sblocca gli ospedali». (rcs)

COVID-19 – 10 idee per la Calabria: riavviare o riconvertire le industrie medicali dismesse

Dal Movimento 10 idee per la Calabria viene un’interessante proposta di progetto pilota per la riconversione o il riavvio di industria dell’area sanitaria abbandonate o parzialmente in disuso. In un articolato documento il Movimento guidato dal prof. Domenico Gattuso espone una strada percorribile, che sottoponiamo ai lettori.

«Diventa sempre più chiaro, in questo tempo di pandemia che stiamo vivendo, – si legge nel documento – che dovremo prepararci ad affrontare le trasformazioni che ci attendono perseguendo un approccio diverso alla vita, alla produzione, alla gestione delle risorse, guardando all’interesse collettivo e abbandonando la logica dell’accumulazione insensata di capitali da parte di pochi profittatori.

Occorre ripartire da noi, anteponendo i diritti dei cittadini a quelli delle multinazionali in tutti i campi, dal lavoro dignitoso alla sanità e ai servizi pubblici, ai rapporti sociali, alla produzione di beni e servizi in modo eco-equo-sostenibile. In questa ottica generale, nel mentre combattiamo le difficoltà del presente, sarebbe cosa buona attivarsi per non restare impreparati nel momento in cui bisognerà ripartire. Giocare d’anticipo è fondamentale.

Nel Dpcm “Cura Italia”,  il 16 marzo scorso, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha individuato misure straordinarie per le imprese al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria, assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere, implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da virus. Sono previste forme significative di sostegno finanziario per riconvertire strutture per la produzione di mascherine, ma questo approccio dovrebbe riguardare anche tutti gli altri dispositivi di protezione individuale.

In tale contesto rientra la possibilità di far ripartire strutture che già operavano nell’ambito di queste produzioni e che nel tempo sono state abbandonate. Con due finalità: rispondere in modo rapido ed efficace all’esigenza di arginare la piena del Covid-19, avviare un’esperienza produttiva che possa offrire prodotti di primaria importanza per la salute anche dopo la fine dell’emergenza. In allegato si avanza una proposta, a mo’ di caso emblematico, relativo a due aziende che nel recente passato, nell’area industriale di Reggio Calabria (S. Gregorio), producevano mascherine, tute e numerosi altri articoli destinati all’ambiente ospedaliero chirurgico.

L’ipotesi può rappresentare un’opportunità di sviluppo legata ad un settore di produzione di estremo interesse, immediato e futuro. Recuperare i capannoni, riconvertirli, insediare una nuova moderna catena produttiva moderna, può essere un modo per reagire in modo concreto all’emergenza e contribuire a costruire una speranza collettiva. E in tal senso sollecitiamo le forze imprenditoriali e le forze di governo a dare concreto riscontro ed assumere iniziativa operativa. Nel nostro Movimento esistono molte qualificate competenze; siamo disposti a metterle al servizio della comunità e dei soggetti imprenditoriali, in termini di volontariato, da subito.

L’emergenza ha mostrato che la nostra vita può cambiare radicalmente in pochi giorni. Potrebbe cambiare nel prossimo futuro anche in meglio, se proviamo a dare alle nostre esistenze nuove fondamenta e a guardare a nuove prospettive di  vita con occhi diversi. Valorizziamo le cose positive che stiamo riscoprendo: la solidarietà, il rispetto per gli anziani, l’aria pulita, il silenzio, le strade senza auto, i ritmi di vita rallentati, lo spazio per tornare a riflettere e pensare, una vita sociale più cooperativa e libera dal consumismo».

Ecco la proposta pilota:

Lo scenario

«L’emergenza Corona Virus ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità gli errori strategici commessi negli ultimi decenni  dalla programmazione industriale del nostro paese. La scelta di delocalizzare o addirittura abbandonare produzioni sulla sola base della valutazione dei costi di produzione, dei bassi margini o del loro basso contenuto tecnologico si è rivelata drammaticamente perdente in questi giorni. Non disporre di linee di produzione nazionali ci ha fatto trovare oggi completamente disarmati non solo di fronte alla inattesa, crescente domanda del mercato interno ma anche e soprattutto di fronte alle analoghe esigenze degli stessi paesi produttori, i primi ad essere colpiti dall’emergenza Covid-19, e degli altri paesi europei nei quali invece l’emergenza sta montando. Per esempio la valutazione fatta dalla Protezione civile di un fabbisogno di 90 Milioni di mascherine al mese già sembra di difficile soddisfazione e potrebbe anche essere sottovalutata se il trend del contagio non dovesse migliorare rapidamente e se altri fattori, ad oggi non prevedibili, non dovessero limitare nel tempo lo stato di emergenza

Come è naturale i paesi produttori hanno prima pensato a soddisfare la domanda interna ed anche le ventilate, anche se mai dimostrate, denunce di alcuni media di tentativi di accaparramento da parte di alcuni stati di prodotti destinati ad altri non può lasciare tranquilli. Anche se questa azione non è stata effettivamente messa in atto, nessuno può escludere che nell’eventualità del precipitare dello stato di emergenza, evento che nessuno oggi può escludere, non porti uno o più governi a pensarci seriamente. D’altra parte è ufficiale il tentativo fatto dagli Stati Uniti di accaparrarsi in esclusiva il diritto di disporre del vaccino in fase di sperimentazione in Germania oltre che per ragioni squisitamente economiche anche nell’evidente consapevolezza che probabilmente non ci sarà la capacità di produrne da subito a sufficienza per tutti.

Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha annunciato l’ipotesi di riconvertire strutture per la produzione di mascherine ma questo approccio dovrebbe riguardare anche tutti gli altri dispositivi di protezione individuale.

In tale contesto può la Calabria proporsi per contribuire nel breve termine al superamento di una emergenza epocale? Forse è utile ricordare che nell’area industriale di Reggio Calabria, in località San Gregorio, hanno operato sino al 1992 le aziende APSIA Med e TEPLA Med che impiegavano circa 150 lavoratori. Costituivano  un gioiello di fabbrica ristrutturate e gestite dalla GEPI. Gli operai, sigillati nelle loro tute bianche con calzari e cappellini, operavano in ambienti completamente asettici. La diversa gamma di prodotti, infatti, era destinata all’ambiente ospedaliero chirurgico; di conseguenza, la qualità era un must. All’inizio degli Anni Novanta, la GEPI cominciò, sul piano nazionale, a vendere le aziende a privati. APSIA e TEPLA furono affidate a mani incaute di manager siculo-napoletani, referenti di una holding con sede in territorio elvetico. In meno di due anni (1991-92), entrambe le Società sparirono dal mercato.

Analisi della soluzione proposta

L’ipotesi avanzata è che dalla crisi possa nascere un’opportunità di sviluppo legata ad un settore di produzione di estremo interesse, immediato e futuro. Recuperare i capannoni, riconvertirli, insediare una nuova moderna catena produttiva.

Le due imprese APSIA Med E TEPLA Med erano localizzate nel polo industriale di  San Gregorio, Via dell’Industria

Area industriale di San Gregorio (RC)

 

L’area dista pochi Km dall’aeroporto di Reggio Calabria, 10 Km dall’imbocco dell’autostrada Salerno Reggio Calabria e 20 Km dall’ imbarcadero per la Sicilia del porto di Villa San Giovanni. Da un punto di vista logistico gli stabilimenti si trovano quindi in una posizione ottimale per rifornire in tempi rapidissimi tutto il Sud Italia, inclusa la Sicilia, ed eventualmente anche zone più remote grazie alla prossimità con l’aeroporto.

Approccio operativo proposto

Al fine di rendere operativo l’avvio della produzione nei tempi più rapidi possibili ed in linea con quelle che sono le esigenze della situazione di emergenza in atto si potrebbe procedere attraverso una Joint-Venture tra un pool di imprenditori locali ed un’azienda italiana o estera in grado di mettere a disposizione il know how e le certificazioni necessarie per avviare la produzione, anche in deroga alle norme meno rilevanti in relazione allo stato di emergenza che si sta vivendo come peraltro previsto dal Dpcm Cura Italia del 16 marzo.

La Joint-Venture acquisirebbe i locali ed i macchinari necessari anche facendo ricorso alle misure straordinarie previste dal Dpcm Cura Italia. Per quanto riguarda la forza lavoro l’ipotesi è di attingere alla base percettrice di Reddito di Cittadinanza da assumere con contratto a termine per il periodo a copertura della produzione in che comunque dovrebbe essere assicurata nelle forme che saranno previste dalle procedure per tutta la durata dell’emergenza. Il contratto sarebbe poi trasformato a tempo indeterminato per al quota di lavoratori coerenti con il piano industriale che verrebbe redatto per garantire la sopravvivenza nel mercato della Joint Venture anche dopo l’emergenza.

Opportunità per il territorio

Una tale proposta costituisce una soluzione che, se da un lato è utile per contribuire alla produzione straordinaria in questo periodo emergenziale, dall’altro può costituire un’opportunità per far ripartire un’area industriale che tante illusioni aveva scatenato ai tempi del Piano Colombo, ma che poi aveva visto progressivamente svanire ogni speranza occupazionale e di sviluppo per la città di Reggio Calabria. E’ inutile infatti ricordare che il livello occupazionale in tutta la Calabria e nell’area della Città Metropolitana di Reggio Calabria sta decrescendo a valori drammatici a causa della mancanza di opportunità di lavoro, anche per i giovani di elevata scolarità. Secondo dati Istat, il tasso di migrazione dalla Calabria verso altre Regioni è il più alto d’Italia. Si stima che circa 4/5000 giovani lascino la Regione ogni anno e più o meno altri 10.000, pur essendo residenti, lavorino in Regioni del centro-nord o all’estero.

Tale iniziativa quindi può costituire un tassello per ravviare e sostenere nel tempo la ripresa dell’occupazione e della produzione in un’area già oggi in condizioni drammatiche e quindi ancora a maggior rischio per le conseguenze di quella recessione paventata da tutti gli economisti come conseguenza del terribile momento che stiamo vivendo».  (rrc)

 

REGIONALI / Perché il Movimento 10 Idee per la Calabria è rimasto fuori delle elezioni

Come anticipato nei giorni scorsi, il movimento 10 Idee per la Calabria, guidato dall’ing. Domenico Gattuso, docente alla Mediterranea, e primo sostenitore della candidatura di Pippo Callipo, è rimasto fuori della competizione elettorale. La documentazione presentata era incompleta e mancavano le firme necessarie per presentare la candidatura.

L’ing. Gattuso, che ha comunque ribadito il sostegno al candidato governatore Pippo Callipo con Io resto in Calabria, ha spiegato in una nota le ragioni di questo “ritiro” obbligato dalla competizione. Per la verità, la legge regionale sulle elezioni penalizza le piccole formazioni politiche e non tutela adeguatamente le minoranze: sarebbe opportuno che la prossima consiliatura metta mano a una riforma della legislazione vigente, conformandola con quella delle altre regioni italiane.

 

«Oggettivamente – afferma il prof. Gattuso – raccogliere 6000 firme (2000 firme per circoscrizione) in appena 10 giorni per presentare la  lista alla competizione elettorale non era facile. Lo avevamo denunciato come un rischio per la democrazia. Abbiamo voluto provarci  lo stesso per cercare di modificare norme palesemente inique. La modulistica è stata pubblicata sul sito web della Regione il 17 dicembre  e la scadenza per la raccolta fissata al 28 dicembre, in pieno periodo natalizio. In Emilia Romagna la modulistica è stata pubblicata ben 2 settimane prima e con una soglia dimezzata di firme (1000 per circoscrizione). Nell’intera legislatura precedente nessuno ha assunto l’impegno a correggere  questa ed altre storture normative antidemocratiche come la soglia dell’8%  per l’accesso al parlamento regionale (che penalizza le minoranze) o l’assenza della preferenza di genere nelle schede elettorali richiesta tante volte ed invano dalle donne di Calabria».

«Abbiamo provato – dice Gattuso – a proporre una lista qualificata, aggregando le nostre forze e quelle di Europa Verde. Un tentativo in extremis per non sottrarre rappresentatività alla comunità calabrese, fronteggiando  tutti gli adempimenti burocratici, alcuni da assolversi addirittura con atti notarili richiesti per gli accorpamenti. Purtroppo siamo arrivati tardi alla consegna della documentazione rispetto al termine del 28 dicembre a mezzogiorno, a causa di un atto reperito solo in tarda mattinata. Non ci sono attenuanti in politica, non ne chiediamo, pur sapendo di avere fatto tutto il possibile per non desistere dal progetto. Adesso dobbiamo impedire che personaggi attaccati alla poltrona, transfughi da uno schieramento all’altro, vecchi e nuovi volponi che non hanno prodotto nulla di concreto in anni di gestione di potere, mettano ancora piede in consiglio regionale. Atteggiamenti che hanno creato, negli anni, un solco profondo fra la società e il ceto politico. Il nostro unico rammarico è di non potere esprimere sul campo regionale le competenze di cui ci siamo fatti portatori e garanti. Siamo certi, però, che Callipo saprà mettere in atto la fucina del rinnovamento. Egli rappresenta il timoniere migliore; a garantire per lui, oltre alla generale stima dei calabresi, sono la sua storia personale e professionale, la sua indiscussa capacità di imprenditore, la sua specchiata vita sociale»

Come movimento 10 Idee per la Calabria, sostiene il prof. Gattuso «abbiamo da tempo invitato i calabresi alle armi dell’intelligenza, della competenza, dell’amore per la nostra regione, e gli slogan che oggi tanti giovani propongono nelle piazze ci sono familiari perché sono i nostri. Basta leggere il nostro appello pubblico lanciato oltre un anno fa (www.10idee.it).  La nostra battaglia continuerà nelle piazze e nelle case. Noi ci siamo ancora e siamo ancora più determinati. A  sostegno di Pippo Callipo. Non c’è più tempo per chiacchiere. O si sta con Callipo o si sta con la destra fascio-leghista; il resto è fumo negli occhi.  Noi siamo per la resistenza ad oltranza, per una Calabria libera, democratica e civile. Ringraziamo i tanti che si sono prodigati nella difficile impresa della raccolta delle firme, che hanno sfidato le intemperie e il periodo festivo per ottenere un risultato positivo. Ringraziamo i candidati nelle tre circoscrizioni che, con spirito di abnegazione, hanno creduto fino alla fine in un progetto di riscatto e rinascita e che ancora oggi riversano le loro energie sulla coalizione di centro-sinistra a trazione Callipo. I nostri candidati  rimarranno operativi su tutte e tre le circoscrizioni, a rimarcare che il Movimento opera in nome di un’Idea diversa di Regione e non per interessi di carriera personale. Chiediamo ai tanti che si sono astenuti dal voto in passato (nel 2014 sono stati il 56%) di fare anch’essi un passo avanti. Venite con noi, il cammino è tracciato. Insieme a Callipo si può finalmente cambiare la sorte di una regione che rischia, altrimenti, di morire». (rp)

Elezioni regionali: torna in campo Pippo Callipo se nasce l’intesa PD-M5S

Queste elezioni regionali non sono prive di continue sorprese. Torna in campo l’imprenditore vibonese Pippo Callipo, re del tonno, con un’apertura all’eventuale intesa PD-M5S. Il Movimento 10 Idee per la Calabria, affacciatosi lo scorso maggio, in un comunicato ha affermato di guardare «con interesse e favore alla formazione di una coalizione tra  M5S, PD e liste civiche. L’obiettivo è quello di non consegnare l’amministrazione regionale nelle mani di chi, negli ultimi decenni, ha fatto conquistare alla Calabria ogni possibile primato negativo in Italia e in Europa. La nostra priorità – affermano dal Movimento 10 Idee per la Calabria – è la formazione di una nuova classe dirigente».

«Il cambiamento – si legge nella nota – necessita, a nostro avviso, di due  condizioni. La prima: che le forze politiche mettano al centro dell’azione amministrativa l’attenzione del governo centrale sulla esigenza, non più rinviabile, di investimenti nella nostra regione finalizzati a:

  1. strade e trasporti efficienti che scongiurino  l’isolamento mortale a cui sembrerebbe destinata la nostra regione, la più svantaggiata d’Italia;
  2. iniziative economiche per favorire l’occupazione dei giovani calabresi e assorbire il precariato;
  3. riforma della sanità regionale per  ridurre la mobilità fuori regione;
  4. difesa del nostro ambiente naturale, nostra unica reale risorsa economica, che non può prescindere dalla prevenzione  dei rischi idrogeologici.

«La seconda   condizione si traduce nella nostra convinzione che la sola persona oggi in grado di assumere efficacemente ed autorevolmente la guida della coalizione di governo regionale sia Pippo Callipo, per la sua personale credibilità, le sue competenze e per l’impegno effettivo manifestato a favore della nostra regione. A queste condizioni 10 Idee per la Calabria darà sostegno  alla prossima competizione elettorale mettendo a disposizione della coalizione studi e progetti avviati e donne e uomini che rappresentano il meglio della società civile calabrese».

È utile ricordare che all’indomani della presentazione della nuova piattaforma politica era tramontata l’ipotesi di una candidatura di Callipo per i Cinque Stelle, cui l’imprenditore vibonese piaceva molto. Non c’erano le condizioni, ma probabilmente mancava la convinzione di una reciproca convenienza e opportunità. Contatti riservati tra Callipo e qualche nome forte dei Cinque Stelle, in primavera avanzata, non avevano prodotto risultati (i pentastellati avevano anche offerto ad Antonino De Masi, l’imprenditore di Rizziconi nel mirino della mafia la candidatura per la Cittadella regionale, che però aveva fermamente respinto la proposta). Dopo la nascita del Movimento politico animato dal prof. Domenico Gattuso, la candidatura dell’imprenditore del tonno era, però, venuta meno (c’era ancora il governo lega-stellato). La nascita del movimento era stata indicata come «L’aggregazione di un gruppo consistente di promotori accomunati da un comune sentire, persone libere, responsabili, credibili, competenti, aperte al dialogo, attive nel sociale, con storie limpide e dignitose; l’elaborazione di idee, programmi e proposte, a partire dalle competenze ed esperienze possedute; l’innalzamento della qualità del dibattito politico regionale attraverso il coinvolgimento di personalità autorevoli, di associazioni e movimenti credibili; la composizione di un fronte unitario di liste elettorali, attraverso l’aggregazione di persone di elevato profilo e riconosciute qualità, che intendano mettersi al servizio della regione, senza scopi di carriera, capaci di assumere responsabilità di governo della cosa pubblica in modo autorevole».

Oggi il Movimento 10 Idee per la Calabria cambia strategia e solletica l’intesa PD-M5S spingendo il miglior nome spendibile sul territorio. Callipo alle regionali del 2010 si era presentato contro Giuseppe Scopelliti e Agazio Loiero con la lista civica Io resto in Calabria con Callipo, abbinata a Italia dei Valori e Lista Bonino-Pannella, prendendo oltre 100mila voti (10,02%) contro i 614mila di Scopelliti (57,76%) e i 342mila di Loiero (32,22%). Ma allora si  recarono alle urne 1.887.078 calabresi (il 59,27%), oggi c’è lo spettro di una fortissima astensione. E, come se non bastasse, a fine settembre c’è stata una netta chiusura di numerosi esponenti pentastellati locali a replicare l’attuale intesa governativa anche in Calabria. A firmare il documento in cui affermavano che «in Calabria escludiamo categoricamente ogni ipotesi di accordo con il Partito Democratico o liste civetta in cui sono coinvolti direttamente o indirettamente esponenti dello stesso partito» sono stati i deputati Paolo Parentela, Dalila Nesci, Riccardo Tucci, Francesco Sapia, Elisabetta Barbuto e Alessandro Melicchio e i senatori Rosa Abate, Bianca Laura Granato, Margherita Corrado e Nicola Morra. Ciononostante, Pippo Callipo (con il medico ambientalista Ferdinando Laghi) rimane tra i favoriti dei grillini, anche se Dalila Nesci insiste a proporre la sua candidatura, mettendo a disposizione l’attuale incarico alla Camera.

Il tempo stringe e l’ufficializzazione delle candidature richiede decisioni rapide: il PD confermerà la netta chiusura a Mario Oliverio (che a questo punto si candida con una lista civica a suo nome)? La Lega continuerà il gioco al massacro contro Mario Occhiuto, mettendo in forse la vittoria quasi scontata del centro-destra? Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio troveranno un’intesa accettabile per entrambe le formazioni politiche? Troppi interrogativi sui tradizionali partiti politici. E se questa bizzarra confusione tra le parti in causa favorisse alla fine un outsider? (s)