L’OPINIONE / Giovanni Giordano: Abusivismo, non se ne esce più

di GIOVANNI GIORDANO – Raccolgo, un giorno sì e l’altro pure, le grida disperate di tanti colleghi che lottano senza tregua per portare avanti la propria attività di promozione turistica, messa incessantemente a rischio dagli allegri, proliferati e indisturbati super imprenditori dell’abusivismo.

Non solo le difficoltà di tutti i giorni, i rischi, le innumerevoli e spesso inique tasse ma ancora – e più di prima della pandemia – resta presente l’abusivismo come minaccia alle attività produttive regolari e in particolare quelle del settore dei viaggi.

I clienti viaggiatori, a volte ignari di aver a che fare con un abusivo, abbindolati dinanzi ad ipotetici risparmi economici, sbandierati tramite locandine improbabili e anonime, ci cascano! Diventano complici di un’illegalità diffusa che si presenta così visibile ed esente da verifiche e controlli da trasformarsi nel giudizio collettivo, automaticamente, in un’attività regolare.

Tutto ciò con l’inadempiente, indecente e complice sguardo delle istituzioni che, sulla questione dell’abusivismo nel settore dei viaggi, sono ridotti alla stregua di un pugile intontito e pronto a crollare sul ring. O peggio: come dei fantasmi vaganti nell’etere pronti a dissolversi.

Certo è che la situazione è insostenibile ed è scandaloso che nel contempo, a fronte di tanto abusivismo indisturbato, le attività legali pagano ogni tipo di tasse e tributi. Tasse, come più volte evidenziato, oltre misura.

Dunque, mentre con la mano sinistra si tollera l’abusivismo con la mano destra si chiede sempre di più, ai soliti noti.

Alle istituzioni chiediamo, dunque, di porre le basi per una lotta serrata all’abusivismo. Diversamente, le stesse rischiano di presentarsi non certo come paladine delle imprese legali che purtroppo sono costrette a registrare l’ennesima duplicità tra Paese legale e illegale. (gg)

[Giovanni Giordano è vicepresidente Nazionale Confapi Turismo e Cultura, pesidente Confapi Turismo e Cultura Calabria e delegato Regionale Maavi  (Movimento Autonomo Agenzie di Viaggio Italiane]

ABUSIVISMO, LA CALABRIA È MAGLIA NERA
UNO SU CINQUE AL LAVORO NON È IN REGOLA

Maglia nera per la Calabria per l’abusivismo: non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati. È quanto è emerso da uno studio di Confartigianato, dove viene evidenziato che, nonostante tale fenomeno non risparmi nessuna regione, è il Mezzogiorno ad avere il tasso di lavoro irregolare più alto, che si attesa al 17,5%, mentre il Centro Nord è del 10,7% e il Nord Est al 9,2%.

Parliamo di 3,2 milioni di uomini e donne che popolano un mondo parallelo che “vale” 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto, in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato. Il sommerso, praticamente, è il terzo settore più numeroso dell’economia italiana, preceduto dai servizi, che contano 16,3 milioni di addetti, e dal manifatturiero (4 milioni di addetti).

Secondo i dati di Confartigianato «sono 709.959 le aziende italiane – si legge – maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di 1 milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori, ma che di regolare non hanno nulla. E’ irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente e questa quota è aumentata d 0,6 punti percentuali rispetto al 2011. In particolare, i rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono 587.523 imprese artigiane, soprattutto nei settori dell’edilizia, dell’acconciatura ed estetica, dell’autoriparazione, dell’impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi».

«Confartigianato lancia in tutto il Paese una campagna di informazione contro l’abusivismo dal titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani’ – si legge in una nota di Confartigianato Calabria –. L’abusivismo sottrae lavoro e reddito soprattutto ai piccoli imprenditori, oltre che risorse finanziarie allo Stato, oltre a minacciare la sicurezza e la salute dei consumatori. Mai come in questo momento è il caso di mobilitarsi: tolleranza zero per la tutela dei lavoratori e dell’imprenditoria sana».

Tre gli obiettivi dell’iniziativa: mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani, richiamare le Autorità ad un’azione di controllo e repressione e di contrasto all’evasione fiscale e contributiva.

Ma non c’è solo un problema di abusivismo lavorativo nella nostra regione. C’è anche quello dell’abusivismo edilizio che, come è stato rilevato da Legambiente nel suo dossier Abbatti l’abuso presentato nel giugno dell’anno scorso, «ha pesantemente compromesso il territorio, le demolizioni sono ferme al palo andando, così, ad aumentare il divario con un Nord Italia che, invece, fa più controlli, sanziona l’abuso e demolisce».

La Calabria, infatti, «dal 2004 al 2020, su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, solo 133 sono state eseguite, ovvero l’11,2%. Gli immobili abusivi trascritti al patrimonio immobiliare del Comune sono stati appena 5, lo 0,4%. Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, solo 33 sono state trasmesse al Prefetto».

Dati che fanno preoccupare ma che, sembrerebbe, aver scosso qualche amministrazione: il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso, nei giorni scorsi ha reso noto che «anche a Sibari si è concluso  il forte intervento per il ripristino della legalità, la lotta all’abusivismo edilizio e, soprattutto, la lotta all’occupazione del suolo pubblico».

«Nei mesi scorsi – ha dichiarato il Sindaco Gianni Papasso – abbiamo emesso una quindicina di ordinanze per degli abusi edilizi commessi sul suolo pubblico. Devo dare atto ai cittadini di Sibari che, nella stragrande maggioranza, hanno provveduto da soli alla demolizione. Stamane, invece, era programmata la parte della demolizione a carico del Comune (ma che poi sarà addebitata agli inadempienti)».

«Sono delle azioni – ha detto ancora il sindaco – fatte con dolore ma che servivano per riconsegnare alla collettività degli spazi abusivamente occupati. C’era un elenco di 52 immobili che abbiamo trovato e che furono assunte con delle deliberazioni dalla commissione straordinaria e stiamo andando avanti. Non stiamo facendo niente di eccezionale, stiamo solo facendo il nostro dovere di amministratori pubblici ripristinando la legalità, demolendo ciò che era abusivo e riconsegnando alla comunità degli spazi pubblici occupati senza permesso».

«La mia amministrazione comunale – ha proseguito – sta intervenendo in lungo e in largo su tutto il territorio comunale anche per rimettere a posto ciò che non andava bene dalla collina al mare. Possiamo fare tutto questo se il nostro operato sarà improntato, allo stesso tempo, alla legalità, alla democrazia, al rispetto del prossimo, per vivere un nuovo civismo al passo con i temi moderni». (rrm)