ACQUAPPESA (CS) – Ricordata la vittima di ‘ndrangheta Lucio Ferrami

Ad Acquappesa, in contrada Zaccani, è stato ricordato Lucio Ferrami, imprenditore vittima della ‘ndrangheta in occasione del 42esimo anniversario della morte, nel luogo dove avvenne l’agguato e nel quale la deposizione di una corona di fiori ne omaggia ogni anno il ricordo.

Un appuntamento voluto e organizzato dall’Associazione antiracket Mani Libere di Cosenza, a lui intitolata, con lo scopo di diffondere un messaggio di partecipazione attiva alla cittadinanza e alle nuove generazioni.

L’incontro ha visto la presenza massiccia delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine – il Prefetto di Cosenza dott.ssa Vittoria Ciaramella, il Questore dott. Giuseppe Cannizzaro, il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Col. Agatino Saverio Spoto, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza Col. Giuseppe Dell’Anna, l’Assessore al Welfare e alla Legalità del comune di Cosenza Veronica Buffone e il sindaco di Acquappesa Francesco Tripicchio – che hanno espresso appoggio e vicinanza ai familiari di Lucio Ferrami – la vedova Maria Avolio, il figlio Pierluigi, la sorella Franca Ferrami – e ai componenti dell’associazione Antiracket di Cosenza, rappresentati da Alessio Cassano, Marco Moretti, Francesco Dursi e Roberto De Luca. Presente anche don Ennio Stamile, intervenuto in rappresentanza della Diocesi di San Marco Argentano.

In apertura è stato svelato il mosaico realizzato dagli alunni e da alcuni dei docenti del liceo artistico di Cetraro che ritrae il volto di Lucio Ferrami e che da oggi sarà un’ulteriore testimonianza del valore del gesto di ribellione alla criminalità organizzata pagato a caro prezzo. Partecipi e attenti anche gli studenti e le docenti dell’istituto “Pizzini-Pisani” di Paola.

«Oggi questo è diventato il “Muro della Libertà – ha dichiarato Pierluigi Ferrami, oggi presidente dell’Associazione Antiracket – perché mio padre Lucio era un uomo libero. Diventa il simbolo della libertà di espressione, di vita, che ognuno di noi dovrebbe vivere a tutte le età; quella libertà che la mafia ha negato a me e alla mia famiglia, cambiando per sempre il nostro modo di vivere, di essere, di crescere, di diventare».

Parole dense di significato anche quelle di Alessio Cassano, che ha ricordato come oggi la situazione di chi denuncia sia molto diversa da quella in cui si è svolta la vicenda dell’imprenditore cremonese, e della sorella Franca Ferrami, intervenuta anche in nome dell’associazione Libera in qualità di referente del Presidio di Cosenza, portando il saluto del Coordinamento regionale.

Un esempio di coraggio civile, secondo il Prefetto, «che non è comune e che ora deve servire a coloro che si trovano nella stessa situazione – ha affermato la dott.ssa Vittoria Ciaramella –. Bisogna dare coraggio, forza, e le istituzioni devono essere accanto ai cittadini. Non è facile, ma bisogna capire che questa è la scelta giusta, che questa è la strada da seguire per tutti noi. La strada della legalità». (rcs)

ACQUAPPESA (CS) – Al Terme Luigiane Film Fest arrivano Simona Izzo e Mimmo Calopresti

Edizione grandi numeri per il Terme Luigiane Film Fest, rassegna cinematografica in corso alle Terme Luigiane (Cs), organizzata dall’Associazione Carolina Novello sotto l’Alto patrocinio del ministero del Turismo. Il progetto è stato finanziato dalla Calabria Film Commission attraverso l’Avviso pubblico per il sostegno alla realizzazione di festival e rassegne cinematografiche e audiovisive in Calabria 2023.
Le prime tre serate hanno fatto registrare il tutto esaurito.

Ieri sera sul palco del festival è salita la direttrice artistica Graziella Bildesheim. In un dialogo con il conduttore Riccaro Mei, voce di numerosi programmi Rai e Mediaset, Bildesheim ha illustrato le scelte artistiche del festival e ha parlato al numeroso pubblico presente del suo mestiere di produttore cinematografico indipendente.

Ad aprire la terza serata è stata la proiezione di un cortometraggio del Flag La perla del Tirreno, partner del Terme Luigiane Film Fest. A illustrare l’azione del Flag e le prossime iniziative sono stati il consigliere comunale di Acquappesa Angelino Sirianni, consigliere del Cda e Annamaria Mele, direttore del Flag.

Sul palco, subito dopo la proiezione, il protagonista del cortometraggio, il pescatore Fulvio Grosso. Il programma della kermesse, oltre alle proiezioni e ai red carpet, prevede workshop e masterclass: una grande opportunità per i giovani registi e appassionati di cinema calabresi che possono approfondire le loro conoscenze con l’attenta guida di grandi professionisti del settore.

Due le masterclass che si sono svolte nei giorni scorsi. La prima, sul tema “Le dive di Hollywood e il rapporto con la moda. Il prototipo di bellezza nella storia della moda anni 50 e ’60”, ha visto la partecipazione dei docenti della Moema Academy e del Ceo Giada Falcone. La masterclass di Maria Francesca Nigro ha raccontato il cinema negli anni 50 e 60 con particolare riferimento alla storia del costume e degli stili che sono nati e che hanno fatto la storia attraverso le dive di Hollywood. Stesso tema in ambito makeup, con le performance delle allieve della Moema che si sono ispirate alle tendenze 50-60, attualizzandole con creatività e passione.

La seconda masterclass – tema “Il Dna delle colonne sonore. L’impatto emotivo” – è stata tenuta da Mario Fanizzi, producer e songwriter che vanta collaborazioni con Renato Zero, Tom Jones e Pete Murray, vincitore del Premio Speciale Tlff. «L’identità melodica e il suo contenuto emotivo – ha spiegato Fanizzi – rendono la colonna sonora memorabile».

Altri workshop e masterclass sono in programma oggi e nei prossimi giorni con Mimmo Calopresti, Giacomo Triglia e Gianfranco Confessore.

Cresce, intanto, l’attesa per la Cerimonia di premiazione del 9 settembre. Grandi registi e attori saranno insigniti con i premi Terme Luigiane creati da G.B. Spadafora. (rcs)

ACQUAPPESA (CS) – Il ricordo dei 5 soldati uccisi dopo l’Armistizio

«La terra di Calabria, famosa per il bergamotto, per la scuola pitagorica; per aver dato i natali a Gioacchino da Fiore e a Francesco di Paola, e ad altri uomini illustri; e per la fucilazione dei fratelli Bandiera, è pressoché ignorata per un eccidio che non ha uguali in Italia e forse in Europa nell’ambito della guerra, consumato a guerra finita», esordisce così una nota a cura della Libera Università Popolare di Acquappesa, presieduta da Emilio Sciammarella, da un’idea dell’avvocato scrittore Francesco Russo, affidata per la divulgazione al Sindacato Libero Scrittori Italiani sezione Calabria presieduto da Luigi Stanizzi.

«Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 – precisa il testo – cinque soldati vennero fucilati alle spalle davanti al cimitero di Acquappesa sul terreno cosentino. Erano tutti calabresi e poco più che trentenni: Michele Burelli e Francesco Trimarchi da Cinquefrondi; Saverio Forgione da Sinopoli, Salvatore Di Giorgio da Cittanova e Francesco Rovere da Polistena. Appartenevano al 16° Battaglione del 141° Reggimento Costiero di Acquappesa. Da qui, la mattina del 5 settembre 1945, assieme ad altri dodici commilitoni, si allontanarono dalla caserma con l’intenzione di fare ritorno alle loro case in seno alle loro famiglie, in paesi distanti un centinaio di chilometri. La loro idea, maturata dopo un attento e sereno esame, prendeva le mosse dalla sorte irreversibile della guerra, con gli angloamericani già sbarcati in Calabria e in marcia incontrastata verso il nord della Penisola. Erano noti gli eventi successivi alla caduta del Regime del 25 luglio, all’arresto di Mussolini e alla nomina a capo del Governo del Generale Pietro Badoglio, in fuga con la famiglia verso zone più sicure assieme al Re. Inoltre l’esercito era allo sbando, senza che fossero state emanate disposizioni circa il comportamento da tenere nei confronti sia dei Tedeschi che delle forze nemiche».

«Così stando le cose – va avanti la Libera Università Popolare di Acquappesa, presieduta da Emilio Sciammarella, da un’idea dell’avvocato scrittore Francesco Russo, affidata al Sindacato Libero Scrittori Italiani sezione Calabria presieduto da Luigi Stanizzi – i cinque soldati la mattina del 6 settembre 1943 vennero catturati mentre erano in cammino seguendo la linea ferroviaria e condotti in catene ad Acquappesa. In tempi normali il loro allontanamento dal reparto sarebbe stato ritenuto diserzione; ma giammai in tre anni di vita militare erano stati nemmeno sfiorati da tale pensiero. Tuttavia anche la decisione di passarli per le armi, per le stesse ragioni consigliava attenta riflessione. L’annuncio, poi, dell’armistizio, avvenuto il pomeriggio dell’8 settembre, imponeva una totale remissione della vicenda o quanto meno un rinvio dell’esecuzione. Ma così non fu; è come se dall’esecuzione dei soldati dipendesse chissà quale contropartita, fu comunque eseguita nelle primissime ore del mattino di giorno 9 settembre. Le cinque bare, si pensi, erano già pronte da due giorni! L’ordine dell’esecuzione capitale fu impartito dal Generale Luigi Chatrian, Comandante della 227esima Divisione di Fanteria di stanza a Castrovillari ed eseguita dal Colonnello Ambrogi. Il quale nel predisporre il plotone di esecuzione incluse anche un cugino dei fucilati. Questo triste e spietato Generale forse alla ricerca di notorietà e sordo a tutte le preghiere pervenutegli da ogni parte di sospendere almeno la fucilazione, nel corso del procedimento cui fu sottoposto, arrivò a scusarsi dicendo che non aveva conosciuto la voce del Generale Badoglio che comunicava l’armistizio! Fu assolto e poi mandato al Parlamento della Repubblica nelle liste della Democrazia Cristiana, a tacere di altri importanti incarichi avuti dal Governo. Così va il mondo. Ma Acquappesa e i paesi vicini in cui il terribile fatto per l’8 settembre viene tramandato di padre in figlio non li ha dimenticati. Il misfatto è divenuto memoria collettiva».

«Il Comune di Acquappesa – conclude la nota a cura della Libera Università Popolare di Acquappesa, presieduta da Emilio Sciammarella, da un’idea dell’avvocato scrittore Francesco Russo, affidata per la divulgazione al Sindacato Libero Scrittori Italiani sezione Calabria presieduto da Luigi Stanizzi – con delibera del Consiglio Comunale n. 47 del 2007, ha istituzionalizzato la ricorrenza dell’8 settembre; una stele marmorea è stata eretta nel luogo in cui avvenne la spietata esecuzione. I cinque soldati sono perennemente ricordati in tutte le famiglie, come fossero dei familiari. In occasione dell’ottantesimo anniversario della fucilazione vi saranno solenni celebrazioni». (rcs)

ACQUAPPESA (CS) – Terme Luigiane Film Fest al via con le masterclass di Calopresti e Triglia

Il programma del Terme Luigiane Film Fest – festival cinematografico in programma dal 5 al 9 settembre alle Terme Luigiane (Cs) – prevede anche prestigiose masterclass e workshop dedicate a giovani registi e appassionati di cinema, con la partecipazione dei registi Giacomo Triglia, Mimmo Calopresti e Gianfranco Confessore, il songwriter Mario Fanizzi e la Moema Academy.

Il progetto Terme Luigiane Film Fest è stato finanziato dalla Calabria Film Commission attraverso l’Avviso pubblico per il sostegno alla realizzazione di festival e rassegne cinematografiche e audiovisive in Calabria 2023.

Le masterclass e i workshop si terranno nella piazzetta delle Terme Luigiane, località termale nei Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa. Per iscriversi bisogna inviare un messaggio WhatsApp con nome, cognome e titolo della masterclass o del workshop al numero 3475264199. La partecipazione gratuita è una grande opportunità per i giovani registi calabresi.

Un’occasione unica per approfondire le conoscenze grazie al contributo di professionisti e personalità di prestigio nazionale e internazionale.

Giacomo Triglia è regista dei video musicali di tutti i più importanti artisti italiani degli ultimi anni: Jovanotti, Måneskin, Ligabue, Samuele Bersani, J-Ax, Brunori Sas, Levante, Annalisa. Sabato 9 settembre alle 18.30 terrà la masterclass “La ricerca dei sentimenti nella regia dei video musicali”.

Mimmo Calopresti è regista di numerosi film di successo, tra cui “Preferisco il rumore del mare” (2000) con Silvio Orlando, “L’abbuffata” (2007) con Diego Abatantuono e “Aspromonte – La terra degli ultimi” (2019). Venerdì 8 settembre alle 17 terrà la masterclass “L’influenza autobiografica nella regia”.

Mario Fanizzi è producer e songwriter che vanta collaborazioni con Tom Jones e Pete Murray. Il 6 settembre alle 18 terrà la masterclass “Il Dna delle colonne sonore – L’importanza dell’identità melodica nelle musiche per film”.

Gianfranco Confessore è regista, tra l’altro, del docufilm Menorah Esodo25, il cui trailer sarà presentato nel corso del festival. L’8 settembre alle 11 terrà la masterclass “Vpm – La regia tecnologica”.

Moema Academy, il 6 settembre alle 17, affronterà il tema “Le dive di Hollywood e il rapporto con la moda. Il prototipo di bellezza nella storia del costume anni 50/60”. La masterclass sarà a cura della docente Maria Francesca Nigro, con le performance di allievi di make-up e fashion designer. A seguire incontro con il Ceo Giada Falcone.

Cresce, intanto, l’attesa per il galà inaugurale del festival, in programma domani, 5 settembre, alle 20.30 nella piazza di Terme Luigiane. Condotta dal giornalista Riccardo Mei, autore e voce narrante Rai, la serata vedrà la partecipazione di personaggi del mondo dello spettacolo, rappresentanti istituzionali e autorità. (rcs)

Terme Luigiane, le precisazioni dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese

I sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, Francesco TripicchioVincenzo Rocchetti, tramite una nota stampa hanno voluto fare delle precisazioni in merito all’incontro avvenuto lo scorso 7 dicembre per la “mancata” riconsegna dei beni delle Terme Luigiane dopo la sentenza del Tar della Calabria per via delle “condizioni” poste.

I due primi cittadini, infatti, hanno ribadito che «non ci sono condizioni:le Amministrazioni comunali hanno convocato la SATECA per la riconsegna dei beni, lo hanno scritto ad inizio verbale e lo hanno ribadito a chiusura dello stesso. Le Amministrazioni comunali si sono limitate, unicamente – hanno spiegato – a precisare le condizioni d’uso del compendio e delle sorgenti alla stregua della sub-concessione esistente che il Tar Calabria ha ritenuto – fermo restando il diritto dei Comuni di proporre appello avverso tale sentenza, come sarà fatto – tuttora vigente sino alla “individuazione del nuovo sub-concessionario” ma precisando che “non potrebbe comunque che essere regolato dalle pattuizioni che avevano regolato il rapporto di sub-concessione tra le parti”».

«Così la sentenza – hanno proseguito –. E non v’è dubbio (sfidiamo, sul punto, i raffinati interpreti del diritto, sia pubblici che anonimi) che la sub-concessione regola lo svolgimento delle attività unicamente nel compendio. Non v’è incertezza, ancora, che: lo stabilimento “S. Francesco”, all’interno del compendio, risultasse vuoto ed inutilizzato al momento dell’apprensione: alle farneticazioni altrui rispondiamo con le riprese audio-video effettuate quel giorno anche, peraltro, dal personale della Questura di Cosenza»;

E ancora, «che i beni del compendio e delle sorgenti termali erano e sono (salvo gli interventi, tutti documentati, eseguiti nel frattempo dalle Amministrazioni comunali) in grave stato di abbandono ed in assenza di manutenzione che, per sub-concessione, gravava e grava su Sateca; che i lavori e gli interventi eseguiti dai Comuni avrebbero dovuto essere effettuati, negli anni, da Sateca, sempre in ossequio alla sub-concessione e che, quindi, come per ogni fattispecie di questo tipo, devono essere risarciti da chi non li ha eseguiti (Sateca) a chi li ha eseguiti in suo danno (i Comuni), tanto al pari di tutte le altre spese richieste».

«I cittadini – hanno spiegato Tripicchio e Rocchetti – e  ben comprendono che queste non sono ‘condizioni’ bensì precisazioni – peraltro già annunciate alla società a mezzo diffida inviata nei giorni antecedenti ma taciuta dalla stessa – perché, ove fossero state tali, nel verbale avrebbero scritto “si riconsegna a condizione che…”». 

«Nulla di tutto questo – hanno detto ancora – se non la volontà, ripetuta e manifestata, di riconsegnare i beni in data 7 dicembre 2021 e, immediatamente, ribadita con convocazione per il giorno 17 dicembre 2021 sempre per la riconsegna. La società, del resto, se avesse voluto – anche a tutela dei “250 lavoratori” (i quali, però, sono sempre, poco meno di 20 a ogni ‘incontro’) – avrebbe potuto riprendere i beni e contestare, nelle dovute sedi, le richieste dei Comuni ma nel frattempo riprendere le attività».

«Avrebbe potuto, appunto – si legge nella nota – ma non lo ha fatto perché, in verità, non ha alcuna voglia di rispettare la sub-concessione e pretende, esclusivamente, di esercitare l’attività al di fuori del compendio nel proprio stabilimento che con l’interesse pubblico termale non ha nulla a che fare».

«Le Amministrazioni comunali – che perseguono l’interesse della collettività e non quello dei sindaci – hanno sempre rispettato la legge e non intendono sottrarsi all’esecuzione di una sentenza (fermo restando il diritto di impugnazione) tanto da aver convocato la società per la riconsegna dei beni; le stesse, tuttavia, non intendono più tollerare l’esercizio di attività al di fuori del compendio ed in violazione della sub-concessione (ad effetti precari sino all’individuazione del nuovo sub-concessionario) perché la legge devono rispettarla tutti: Comuni, società e lavoratori».

«Per le medesime ragioni le Amministrazioni comunali ed i loro legali agiranno, in ogni sede, per l’accertamento e la punizione dei responsabili di tutte le fattispecie delittuose consumatesi in questa vicenda, da ultimo nella giornata di ieri» hanno concluso. (rrm)

Le Associazioni Antiracket calabresi hanno ricordato Lucio Ferrami, vittima innocente di ‘ndrangheta

Ad Acquappesa si è svolta la cerimonia di commemorazione in ricordo dell’imprenditore Lucio Ferrami, assassinato il 27 ottobre 1981 dalla ‘ndrangheta, al bivio per S. Iorio in Contrada Zacconi ad Acquappesa.

«Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere» ha dichiarato Maria Teresa Morano, coordinatrice delle Associazione Antiracket calabresi, prendendo in prestito le parole di Jose Saramago, nell’introdurre la cerimonia, che ha visto la partecipazoone dei rappresentanti dell’Associazione Antiracket di Cosenza, dei presìdi locali di Libera “Lucio Ferrami” e “Sergio Cosmai”, delle Forze dell’Ordine e dell’Associazione Antiracket Lamezia, la famiglia della vittima, il sindaco di Acquappesa, i cittadini e la classe III B della Scuola Primaria di Secondo Grado di Acquappesa.

Due corone di fiori sono state deposte per rinnovare la memoria del commerciante coraggioso.

Ferrami, cremonese d’origine, si era trasferito a Guardia Piemontese per lavoro e lì aveva conosciuto Maria Avolio, sua futura moglie. Con lei aveva deciso di mettersi in proprio avviando la “Ferrami ceramiche” per la vendita al dettaglio di materiali da costruzione. Da subito la ditta destò l’interesse del clan locale Muto che iniziò ad avanzare richieste di estorsione, mai accolte.

Alla denuncia seguì il vuoto della giustizia e, un anno dopo, l’agguato mortale in cui perse la vita sotto gli occhi di sua moglie. Ferrami, vittime innocente di mafia all’età di trentadue anni, scontava la colpa di aver compiuto un gesto rivoluzionario a cui la Calabria di 40 anni fa non era ancora pronta.

Nel corso del processo in Corte di Assise, in secondo grado furono assolti mandanti ed esecutori dell’omicidio, prima condannati all’ergastolo, con formula dubitativa. Fu sua moglie a ricostruire l’intera vicenda, denunciando la Procura della Repubblica di Paola competente sull’indagine, il silenzio delle Istituzioni e l’indifferenza delle forze dell’ordine.

Per tre decenni la famiglia Ferrami fu lasciata sola, e Lucio venne dimenticato anche dalla cronaca.

Nel 2014 le cose iniziarono a cambiare, grazie alla nascita dell’Associazione Antiracket di Cosenza che porta il suo nome. «Gli imprenditori hanno iniziato a fare rete, a sostenersi e proteggersi ha raccontato nel suo intervento Alessio Cassano, già presidente della stessa associazione – chi è solo è facile preda dei clan. Abbiamo restituito dignità al ricordo di Ferrami, che ora viene celebrato ogni anno. E a ciò si aggiunga che  lunedì 25 ottobre si è tenuta l’udienza preliminare del processo scaturito dall’operazione Katarion contro il clan Muto, cui è imputabile l’omicidio, in cui ci siamo costituiti parte civile».

«L’orologio si è fermato alle 19.15». La parola è passata subito a Maria Avolio, vedova Ferrami. «Ogni giorno percorro questa stessa strada, e il dolore è sempre lo stesso. Dimenticare l’episodio e quello che è successo dopo è impossibile. Ma ho scelto di restare qui per lottare e resistere in suo nome».

Il sacrificio di Ferrami, incompreso e ignorato quarant’anni fa, è oggi il riscatto di un’intera comunità che non ha più paura di dire “no”. «Anche se lo Stato non ti ha fatto giustizia, il tuo gesto ci rende ancora oggi orgogliosi» hanno scritto i giovani studenti presenti in una lettera poi donata alla famiglia.

«Lucio ha riconosciuto meglio di noi calabresi la bellezza di questa terra – ha incalzato Don Ennio Stamile, referente regionale di Libera – la storia di Cetraro non è quella dei Muto, ma è la storia di Ferrami. Il tribunale della storia ha già condannato i colpevoli».

Ha concluso la commemorazione già ricca di testimonianze l’appello lanciato da Pierluigi Ferrami, figlio di Lucio: «Mi rivolgo alle Istituzioni chiedendo che stiano vicino a tutti noi, perché il clan è ancora a piede libero per Cetraro. Spero che succeda prima possibile che si dica ‘Qui c’era la Cosca Muto e ora non c’è più». (rcs)

Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nei pagamenti per concessione acqua termale delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – I due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nel pagamento del canone spettante alla Regione Calabria sulla concessione dell’acqua termale delle Terme Luigiane e i legali  della Sateca chiedono il ritiro della concessione.

Lo aveva fatto notare nei giorni scorsi la stessa Sateca, attraverso i propri legali, con una lettera inviata al dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione, Roberto Cosentino. Un canone da calcolare sulla base del fatturato prodotto dalla stessa Società per gli anni 2018-2019-2020, dati necessari per poter calcolare la componente variabile del canone dovuto alla Regione Calabria. 

Nella lettera i legali della Sateca, Enzo Paolini e Ivan Incardona, facevano notare la morosità dei due Comuni sul pagamento del canone dovuto alla Regione da almeno tre anni, sia nella componente variabile, sia nella quota fissa. 

«In tal modo – hanno scritto i due legali – i Comuni, da una parte, chiedono alla Sateca un canone pari alla metà del totale di quanto pagato dalle circa 550 terme italiane, e dall’altro, si guardano bene dal versare quanto dovuto. Tale atteggiamento mostra la chiara ‘disattenzione’ delle amministrazioni comunali sulla vicenda, ma anche la disattenzione del soggetto preposto alla verifica del pagamento, ossia la Regione».

Una lettera che ha prodotto, comunque, un sollecito da parte del dirigente regionale ai due Sindaci, di procedere al pagamento delle quote dei canoni dovuti per gli anni di cui sopra, spingendo gli stessi a chiedere alla Sateca il fatturato prodotto negli anni 2018-2019-2020 per adempiere al calcolo del canone di produzione da versare alla Regione Calabria.

«L’improvvisa richiesta formulata dai Comuni – dicono dalla dirigenza della Sateca – è sicuramente motivata dalla lettera dei  nostri legali, nella quale si chiedeva pure l’emanazione  provvedimenti di legge con riferimento alle varie inadempienze che ci sono state nel corso della vicenda tra cui, appunto la morosità dei Comuni con riferimento al canone concessorio».

La normativa regionale, infatti, prevede un canone composto da una quota fissa e da una componente variabile, quest’ultima da calcolarsi in percentuale sul fatturato prodotto dalla stazione termale. Inoltre, la stessa normativa prevede esplicitamente la sospensione/decadenza della concessione in caso di morosità trascorsi 240 giorni. 

«Nonostante ciò, la Regione Calabria – puntualizzano ancora i dirigenti della Sateca – come ormai siamo abituati a vedere in questa vicenda, continua a non fare nulla e un altro motivo di decadenza della concessione si aggiunge ai numerosi che la Sateca spa segnala e denuncia da mesi. Continua così, nella totale indifferenza di istituzioni e politici e soprattutto nel silenzio della Regione Calabria, proprietaria delle acque e garante del loro regolare sfruttamento (vanno ricordate le vane promesse fatte ai lavoratori dal presidente f.f. Nino Spirlì), l’amara vicenda delle Terme Luigiane, chiuse a causa dell’incapacità dei due comuni di intraprendere un qualsiasi percorso dopo la scadenza nel 2016 della subconcessione della Sateca e dopo che le amministrazioni comunali hanno disconosciuto senza motivo alcuno due accordi sottoscritti per garantire la continuità del servizio sino al subentro del nuovo sub-concessionario». 

I 250 lavoratori delle terme e le migliaia di persone che lavorano nell’indotto, i 22.000 curandi e 600 soci della società Sateca si chiedono oggi: perché la Regione Calabria, venendo meno ai suoi obblighi,  non prende alcun provvedimento per garantire la continuità del servizio pubblico? Perché si consente che un bene prezioso di proprietà regionale non produca nulla e sia versato in mare? Chi pagherà i danni che certamente si dovranno ripagare alla Corte dei Conti, alla società e al territorio? Chi è responsabile di questa scempio e perché? A chi giova tutto questo?

Non può essere dimenticato e trascurato che il Comune di Acquappesa è già in dissesto finanziario da qualche mese su dichiarazione della Corte dei Conti, che ha prodotto l’insediamento di un commissario.

La notizia è di oggi e riguarda la mediazione annunciata dal locale circolo del Partito Democratico per un  intervento sui due sindaci in modo da trovare il giusto canone rispetto alla proposta di 90.000,00 euro chiesto dai due primi cittadini per l’anno 2021, dimenticando che non spetta ai due comuni stabilire il canone, ma alla Regione Calabria, a norma della delibera della Giunta regionale n.183 del 26 aprile 2012, come notificato dal Consigliere regionale Pietro Molinaro, tramite apposita lettera, al presidente Spirlì e all’assessore Fausto Orsomarso. Ma quest’ultimo intervento, scaturito dalla lettera dei legali della Sateca, pone ed evidenzia una nuova situazione che deve trovare a breve una regolamentazione incanalata nella immediata apertura delle Terme Luigiane, pena grossi guai giudiziari per i due amministratori locali, per il presidente f.f. Spirlì e l’assessore alle attività produttive ed il termalismo.

Intanto è doveroso dire che la Sateca negli anni del fatturato richiesto ha versato puntualmente alle casse dei due Comuni un canone annuale di 44 mila euro, da cui le due amministrazioni dovranno individuare e versare alla Regione la quota dovuta. (fb)

                                                                                 

La nuova farsa delle Terme Luigiane: l’accordo ancora lontano

di FRANCO BARTUCCI – La nuova farsa delle Terme Luigiane. Una brutta pagina è stata scritta ieri dai Sindaci dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, nonché dell’assessore regionale alle attività produttive, Fausto Orsomarso, visto in coincidenza in diretta in una trasmissione televisiva, che non si sono presentati questo pomeriggio all’incontro organizzato dal Presidente facente funzioni Spirlì per risolvere la questione delle  Terme Luigiane, suscitando nei lavoratori rabbia, delusione e vergogna per quanto accaduto. Della loro assenza non è stata data alcuna giustificazione; eppure si trattava di assicurare una continuità lavorativa a 250 lavoratori delle stesse Terme e le cure termali agli oltre ventiduemila curanti che annualmente frequentano questo gioiello calabrese termale. Il presidente Spirlì per dare seguito all’impegno preso con i lavoratori ha pure rinunciato ad un incontro istituzionale romano.

«Un gesto inqualificabile, sia sul piano dell’educazione che su quello istituzionale» – hanno dichiarato i lavoratori perplessi per il comportamento tenuto da questi illustri figure del nostro firmamento politico calabrese.  Un autentico schiaffo in faccia inferto, non solo alla Regione Calabria, ma anche alla persona di Nino Spirlì.  Una vergognosa offesa a noi Lavoratori, oltre che al Sindacato, agli imprenditori ed all’intero territorio.

«Con un tale atteggiamento, i Sindaci hanno calato la maschera, vanificando tutto il percorso da noi proposto e sollecitato – hanno proseguito –  per giungere ad un ragionevole compromesso,al fine di assicurare la salvaguardia dei livelli occupazionali e la continuità del servizio pubblico termale. I Sindaci, infatti, dopo avere rinnegato l’Accordo solennemente firmato in Prefettura nel 2019 e ratificato dai rispettivi Consigli Comunali, hanno, in sequenza, proceduto alla violenta spoliazione del compendio termale, rifiutato la proposta avanzata dalla CISL, respinto al mittente quella avanzata dalla Sateca, completamente ignorato quella della Curia vescovile e, da ultimo, mortificato l’autorevole mediazione del Presidente della Regione».

«Nel contempo, gli stessi Sindaci – prosegue la nota dei lavoratori – hanno letteralmente sabotato le Terme Luigiane: hanno interrotto il flusso dell’acqua delle sorgenti termali, provocando così un danno alla condotta termale che, se protratto ulteriormente, può divenire irreversibile. Con la definitiva perdita del patrimonio idrotermale appartenente alla Regione Calabria che, attualmente, stanno sversando in un torrente attraverso uno scarico abusivo.  Esattamente l’opposto di quanto previsto dalla Legge Regionale, che fa obbligo ai concessionari di salvaguardare e sviluppare adeguatamente il patrimonio idrotermale, nel rispetto del preminente interesse pubblico».

I lavoratori delle Terme Luigiane, preso atto di quanto è accaduto oggi,  considerata l’evidente incapacità di gestire e di valorizzare la risorsa termale e, al contrario, la palese volontà di distruggere una ‘scomoda’ realtà aziendale ed una risorsa ambientale inestimabile, hanno testualmente dichiarato che: «Non possiamo che ribadire la nostra richiesta al Presidente Spirlì di assumere un provvedimento forte ed immediato, che assicuri la sopravvivenza delle Terme Luigiane e delle famiglie dei Lavoratori, con la revoca della concessione ai Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese e l’assunzione diretta della responsabilità da parte della Regione».

Sull’accaduto è pure intervenuto il segretario della Cisl di Cosenza, Gerardo Calabria, presente anch’egli all’incontro, dichiarando che i due Sindaci boicottando il tavolo di lavoro, convocato dal Presidente Spirlì, si sono assunti una responsabilità grave. «Non riteniamo giusta – ha dichiarato il sindacalista –  la scelta fatta dai due Comuni. Correttezza ed etica politica vuole che si partecipi e si discuta nel trovare le giuste soluzioni. Visto che da mesi sbandierano la tutela dell’occupazione dei lavoratori delle Terme Luigiane, con la loro assenza hanno dimostrato il contrario».

Tutti i lavoratori si ritroveranno oggi in riunione telematica in assemblea  per decidere le iniziative da intraprendere. (fba)

Terme Luigiane: Carlo Tansi si schiera con i lavoratori a rischio occupazione

Carlo Tansi, ex capo della Protezione Civile calabrese ed ex candidato governatore alle passate elezioni regionali (si presenta alle prossime con Luigi De Magistris) si schiera con i lavoratori delle Terme Luigiane che rischiano di restare senza lavoro.

«C’è da sempre – ha dichiarato Tansi – un dilemma con cui fare i conti, soprattutto in Calabria, quando ci si determina di stare a fianco dei meno privilegiati, ossia se tale presa di posizione possa pure comportare, in parecchie situazioni, l’inevitabile difesa di quanti li usano o strumentalizzano per trarne profitto facendo pressione sull’opinione pubblica, e quindi sulla politica, affinché i più deboli siano ‘salvati’ con ad esempio conseguenti grossi vantaggi per i proprietari di un’azienda in cui sono occupati che altrimenti chiuderebbero ‘baracca e burattini’. Ecco perché, e voglio precisarlo a chiare lettere, il mio intervento odierno è soltanto indirizzato a sostenere in tutto e per tutto dei lavoratori, da sempre l’anello debole della catena in qualsiasi contesto, che subiscono immancabilmente le scelte della parte datoriale da cui sono stipendiati e soprattutto della politica, non meno opportunista di coloro i quali devono trarre profitto dalle rispettive attività. Semmai il contrario.
Fatta la doverosa premessa, nel caso di specie, mi voglio occupare, spendendomi in loro favore, delle 250 unità finora impiegate a vario titolo nelle Terme Luigiane. Ma non mi limiterò a farlo con un comunicato stampa, quasi di prammatica. Dal momento che, viceversa, è mia ferma intenzione capire bene come stiano le cose anche alla luce di quanto letto sugli organi di informazione da moltissimo tempo.

«È il motivo per cui profonderò, nei limiti della mia funzione attuale s’intende, il massimo impegno personale, battendomi insieme ai dipendenti delle Terme a cui ho peraltro chiesto un incontro a breve. Un confronto a cui parteciperò al fine di avere un quadro ancora più chiaro dell’ormai lunga storia che dal 2016 a oggi, anno di scadenza del contratto di concessione della gestione delle acque alla Sateca SpA da parte dei Comuni di riferimento Guardia Piemontese e Acquappesa, hanno vissuto la grama prospettiva del precariato a oltranza. Io, lo ribadisco, non voglio addentrarmi in questioni di gestione o accordi aziendali, benché vada ricordato come i diretti interessati nella circostanza difendano a ‘spada tratta’ i vertici della stessa Sateca. Ma è un aspetto che, ripeto, a me interessa poco.
«Credo però sia doveroso a… prescindere supportare questa gente che nella difficile fase corrente potrebbe ritrovarsi in mezzo a una strada in preda a un’emergenza assoluta. Senza un euro in tasca, insomma. Mi preme allora sollecitare la Regione, che in base alla legge avrebbe un ruolo da protagonista nella vicenda ma finora ricoperto all’insegna della più totale inerzia, e le due amministrazioni municipali citate in precedenza. Che, qualunque sia lo sbocco finale dell’ormai annosa querelle fra enti pubblici a ogni livello e impresa privata, dovrebbero avere l’imperativo categorico di salvaguardare il tasso occupazionale della loro area di pertinenza. Sempre e comunque. Perché il resto sono vuote chiacchiere fatte da chi coltiva interessi, diversi e particolari, sulla pelle di brave persone, che hanno il solo torto, lo dico per paradosso come ovvio, di voler continuare a guadagnarsi il pane onestamente e con sacrificio».  (rcz)

Terme Luigiane: ultima spiaggia. Oggi incontro dei lavoratori ad Acquappesa

di FRANCO BARTUCCI – Circola la voce negli ambienti territoriali dei due comuni che i primi cittadini starebbero per lanciare un piano “B” risolutorio per la questione delle Terme Luigiane. A queste voci i lavoratori delle Terme in un loro documento hanno chiarito che domani, lunedì, si recheranno in massa al comune di Acquappesa per cercare di avere un contatto ed un confronto con il sindaco Francesco Tripicchio.

Intanto diramano un loro comunicato in cui si dice: «Ormai siamo quasi arrivati ad Aprile e, purtroppo, noi lavoratori delle Terme Luigiane ci prepariamo ad una Pasqua amara all’insegna dell’incertezza per il nostro futuro. Le tante domande che in questi mesi abbiamo posto sul futuro della stazione termale sono rimaste tutte senza risposta e ogni giorno in noi cresce la certezza che stiamo assistendo alla fine dell’ultima importante realtà lavorativa del tirreno cosentino che, nell’indifferenza delle Istituzioni, sta seguendo la fine della Marlane, della Foderauto e della Faini. Sono settimane che chiediamo di essere ricevuti dai sindaci di Guardia Piemontese ed Acquappesa e non riceviamo risposta: le nostre PEC sembrano essere indirizzate all’ignoto e, nonostante i ripetuti “domani vi faccio sapere” del buon vicesindaco di Acquappesa De Caro, questo domani non è mai arrivato. Ai signori sindaci vorremmo fare essenzialmente una domanda: “cosa prevede il piano B?”. Noi lavoratori e le comunità interessate da questa complicata vicenda vorremmo sapere ora cosa succede. Non vogliamo entrare nel merito di questioni che a noi non competono, ma la determinazione con la quale le amministrazioni hanno di fatto impedito alla Sateca di immaginare un futuro, non può che lasciarci senza orizzonti.

«In cosa consiste il piano B? Del famoso bando, nonostante le continue rassicurazioni “a giorni esce” – dicono i lavoratori nel loro documento –  non ne vediamo traccia e in ogni caso non solo non c’è alcuna certezza sulla qualità dei partecipanti (e i nomi che girano non ci rassicurano), ma rispetto al prosieguo del nostro lavoro, è totalmente irrilevante, poiché le strutture in cui veniamo impiegati non sono oggetto del bando. Abbiamo letto la nota della Sateca, inviata alla Cisl, e ci sembra che esprima la volontà di trovare un accordo sul futuro con richieste abbastanza legittime, e voi che intenzione avete? Ci piacerebbe saperlo, ed è per questo che lunedì verremo, anche “senza invito”, al comune di Acquappesa per parlare con il sindaco e sapere cosa prevede il piano B.  Vogliamo continuare a credere che una strada possibile e percorribile per salvaguardare realmente l’esistente, possa convivere con qualsiasi piano di sviluppo immaginato o immaginabile da parte delle amministrazioni».

Fin qui la lettera dei lavoratori, mentre una delegazione del Partito Democratico locale ha avuto la fortuna di avere un incontro e dialogare con il sindaco di Acquappesa senza avere un minimo di disponibilità ad addivenire ad una risoluzione bonaria della questione. Per loro resta la disponibilità a concedere alla Sateca tutta l’acqua necessaria per aprire la nuova stagione termale con termine improrogabile al 30 dicembre 2021 ed un costo di canone da rivedere.

Per la Sateca è opportuno rivedere la percentuale effettiva dell’acqua necessaria all’erogazione dei servizi e cure termali sufficiente a soddisfare le esigenze dei consueti. 22/25mila curanti  abitudinari annuali, che fino al 2019 hanno usufruito delle cure, provenienti da tutta la Calabria e da altre regioni italiane. Che a stabilire tale percentuale fosse un gruppo di specialisti dell’Università della Calabria, senza alcun sospetto di parzialità. Sulla base di questo riconoscimento si potrà stabilire il canone dell’acqua da erogare ai due comuni e di conseguenza alla Regione Calabria

Una volta stabilita la quota necessaria, questa dovrà essere riconosciuta permanentemente negli anni a venire alla Società Sateca, in modo da essere autonoma nella  funzionalità  del proprio stabilimento, assicurando all’organico continuità lavorativa a partire dalla nuova stagione di quest’anno, coronavirus permettendo. Questo porterebbe la Sateca ad un suo atteggiamento di completo disinteresse verso il bando di concorso che i due comuni sono chiamati ad indire per la ricerca del nuovo sub concessionario, eliminando i conflitti presenti e futuri. Tutto questo è stato chiarito in una lettera che la Sateca ha inviato  ai due sindaci senza ricevere alcuna risposta.

Un compromesso che potrebbe far superare l’empasse del momento sarebbe da prendere in considerazione, sulla base  dell’accordo sottoscritto dalle parti l’8 febbraio 2019, presso la Prefettura di Cosenza, la seguente modifica:  «la Sateca può continuare a gestire i servizi termali fino al 30 dicembre 2021 e comunque in caso di impossibilità fino all’effettivo subentro del nuovo sub concessionario nella gestione del servizio»”.

In questo modo i due comuni sarebbero tutelati, sia rispetto alla data da loro richiesta come termine del rapporto, così delle cose impreviste e non considerate al momento, che potrebbero sorgere nel frattempo e ce ne sono già tante. In primo luogo la  “vacatio della governance” regionale, come anche il periodo bianco dell’attuale amministrazione comunale di Guardia Piemontese; un bando non supportato dall’approvazione della regione Calabria, soprattutto in mancanza di quel piano finalizzato alle potenzialità di sviluppo delle Terme Luigiane indicato nelle leggi regionali n.40/2009, n.11/2015 e relative successive deliberazioni 405/2015, 64/2016 e verbale 14 gennaio 2019; come anche lo stesso regolamento di distribuzione delle acque termali approvato solo dalle maggioranze dei due consigli comunali con la disapprovazione delle rappresentanze di minoranza; la mancanza dell’ illustrazione e presentazione del Regolamento e come questo andrà a condizionare il sistema della vita sociale ed economica in quel contesto territoriale, così come ha rilevato al sindaco di Acquappesa la delegazione del Partito Democratico nel corso del loro ultimo incontro; ed infine gli stessi percorsi giudiziari aperti presso la Procura della Repubblica di Paola.

Sono tutti argomenti e posizioni che impediranno o quanto meno rallenteranno di molto la fase concorsuale per la ricerca del nuovo sub concessionario delle Terme Luigiane, nei tempi che i due sindaci rivendicano come possibile al 30 dicembre 2021. Oltre all’iniziativa presa dai lavoratori di presentarsi quest’oggi, lunedì 22 marzo, presso la sede comunale di Acquappesa,  per chiedere al Sindaco spiegazioni in merito al “Piano B”; resta ancora una nuova opportunità prevista per domani, martedì 23 marzo, presso la Regione Calabria, dove, grazie a una richiesta ufficiale fatta dal segretario di categoria del sindacato provinciale Cisl, Gerardo Calabria, le parti interessate  si ritroveranno insieme per decidere sul da farsi. Le soluzioni ci sono e le abbiamo indicate nel servizio. Occorre buon senso e collaborazione reciproca comune guardando e rispettando i tanti curanti delle Terme Luigiane, che hanno anch’essi un legame forte con questo bene, avendo l’ambizione di trovare un ambiente accogliente sano e sereno per un suo percorso di crescita e sviluppo. Che tutti diano un segnale di grande responsabilità e maturità nel dare ascolto ai lavoratori ed ai curanti, a cominciare dal Presidente Spirlì e dall’Assessore Orsomarso.  (fb)