di ANNA COMI – Nel mio ruolo di Coordinatrice delle Pari Opportunità della Uil Calabria, e in quello di mamma di due bambini nati fuori dal nostro Paese, mi preme ringraziare e nel contempo rispondere, con alcune precisazioni, all’assessora Caterina Capponi in merito alla riflessione pubblicata sul suo giornale, dal titolo “Cari cittadini calabresi parlate di adozione”.
Parlo innanzitutto in prima persona, in nome di chi i fatti li ha vissuti e può raccontarli davvero dal di dentro.
L’esistenza e la funzionalità dell’ente regionale per le adozioni è di fondamentale importanza per chi vorrebbe adottare un bambino seguendo il percorso dell’adozione internazionale e per questo deve essere potenziato e il suo finanziamento reso strutturale. L’ente regionale infatti si occupa di adozioni internazionali, mentre sono i tribunali per minorenni ad occuparsi delle adozioni nazionali.
A differenza di queste ultime, le adozioni internazionali seguono un iter particolare per cui è necessario dare mandato ad un ente riconosciuto dalla commissione adozioni Internazionali per poter procedere. Uno di questi enti è proprio quello regionale a cui la nostra assessora fa riferimento nel testo. E’ da precisare che solo le coppie sposate, e purtroppo non i single, possono accedervi. Sarebbe buona cosa però se la nostra Regione iniziasse a pensare di farsi promotrice di un’azione forte nei confronti del Governo, affinché single e coppie di fatto tutte, possano avere l’opportunità di accogliere un bambino.
C’è da specificare che le coppie, prima di arrivare a dare mandato ad un ente devono essere in possesso di una idoneità derivante da una serie di relazioni attitudinali e quindi, dopo aver presentato domanda presso il Tribunale per i Minorenni, si devono rivolgere ai servizi sociali del territorio di appartenenza.
Ed è già qui che sorgono le prime difficoltà: in Calabria la rete welfare legata agli enti locali è pari a zero, aggravata dai continui tagli alle risorse. Unico supporto potrebbero essere i consultori ma, come evidenziato da un report presentato proprio dal coordinamento Pari Opportunità della Uil Calabria, a causa di poco personale, tendono a limitare le attività provenienti sia da enti locali che da tribunali per i minorenni cercando di attenersi strettamente alle loro competenze specifiche. La conseguenza è un serio rallentamento di una procedura già difficile di suo e che porta sconforto e frustrazione alla coppia stessa. Pertanto, se realmente stanno a cuore le adozioni, il primo passo per migliorare il sistema è proprio quello di rendere più operativi i consultori attraverso l’assunzione di assistenti sociali e psicologi, figure professionali queste carenti ovunque nella nostra regione.
Un altro punto è quello di dare strutturalità al finanziamento destinato alla operatività di questo servizio. Non di meno deve essere presa in seria considerazione la necessità di un potenziamento di organico per renderlo stabile e sempre più efficiente.
Il servizio delle adozioni, nato qualche anno fa e legato alla regione Piemonte, fino a questo momento ha fatto fatica a decollare. Purtroppo la sua esistenza è legata al mandato politico pertanto funziona a singhiozzo e, come successo già in passato, potrebbe ritrovarsi senza personale lasciando le coppie in balia delle onde. Nè tantomeno è possibile pensare che le coppie possano rivolgersi, per le loro stringenti necessità legate all’iter adottivo e post adottivo, ad operatori che fisicamente si trovano a Torino!
Pertanto, nel ringraziare l’assessora, ci auguriamo che la nostra riflessione venga presa in considerazione rendendo quindi più efficienti i consultori e stabilizzando una volta per tutte il servizio dell’ente regionale che attualmente procede con una programmazione proiettata in avanti soltanto di due anni.
La Uil, inoltre, è da sempre favorevole a incentivare misure a sostegno della genitorialità. (ac)
[Anna Comi è Coordinatrice Pari Opportunità Uil Calabria]