LA CALABRIA, UNA TERRA DALLE PROFONDE
CONTRADDIZIONI CHE VUOLE RIPARTIRE

di BRUNO GUALTIERII numeri parlano chiaro: 59 reati di disastro ambientale dal 2015 al 2024 (primo posto in Italia), 221 siti contaminati senza nemmeno un iter di bonifica completato, solo 13,9 milioni di euro ottenuti dal PNRR su 500 milioni disponibili per i “siti orfani”. Un danno ambientale e sociale che supera i 2 miliardi di euro. Un’emergenza silenziosa ma devastante.

In Calabria si confrontano due realtà molto diverse: da una parte c’è chi guarda al futuro con competenza e visione chiara, dall’altra chi rallenta il progresso tra inerzie amministrative, interessi poco trasparenti e lungaggini burocratiche. È come avere due rematori sulla stessa barca che vanno in direzioni opposte: uno spinge verso il futuro, l’altro frena. Questa contraddizione la viviamo ogni giorno, soprattutto quando si parla di ambiente e delle speranze dei cittadini nel cambiamento.

Un triste primato che grida vendetta

I dati presentati dal forum “La verità è nella terra” di Legambiente e Libera sono allarmanti: dal 2015 al 2024 la Calabria si è classificata prima in Italia per reati di disastro ambientale, con 59 casi accertati. Una classifica che nessuno vorrebbe guidare, fatta di discariche abusive, scarichi industriali non autorizzati e traffico illegale di rifiuti pericolosi che danneggiano il territorio e mettono a rischio la salute.

Ma c’è un dato ancora più preoccupante: dei 221 siti contaminati che la Regione ha in carico per le bonifiche, nessuno ha ancora completato l’intero iter di risanamento. Decine di ettari rimangono così inutilizzabili, spesso in aree che potrebbero tornare produttive.

«Il collegamento tra siti contaminati e rischi sanitari è scientificamente documentato», afferma il prof. Alessandro Marinelli, esperto in medicina ambientale dell’Università Magna Græcia di Catanzaro. «Senza bonifiche efficaci, ogni giorno perso è un rischio in più per la salute dei cittadini».

Una paralisi burocratica che, da anni, trasforma gli uffici da strumenti di tutela in ostacoli al risanamento del territorio.

Il paradosso dell’agricoltura sostenibile

Mentre si promuovono l’agricoltura biologica e i prodotti a chilometro zero — grazie all’impegno dell’Assessore Gallo — si dimentica una scomoda verità: molti terreni calabresi sono ancora contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e POP (composti organici persistenti) che non dovrebbero mai finire nel suolo.

Il Piano regionale delle Bonifiche si basa ancora su un elenco di siti inquinati fermo al 1999 e su un decreto ministeriale ormai superato. È come cercare di navigare con una mappa vecchia di 25 anni, ignorando strumenti moderni come i Sistemi Informativi Geografici (GIS) e le analisi di rischio aggiornate.

Manca un censimento aggiornato dei terreni contaminati, una lista di priorità basata sui reali rischi sanitari, e una guida regionale solida e competente che coordini e controlli gli interventi.

Le conseguenze sono gravi. Come ha dimostrato uno studio congiunto tra Regione e Istituto Superiore di Sanità, i siti contaminati costituiscono “un importante fattore di rischio per la salute umana“. Emblematico il caso del SIN di Crotone: sono stati rilevati “significativi eccessi di mortalità e ricoveri ospedalieri per numerose patologie“, con costi sanitari diretti di oltre 50 milioni di euro negli ultimi dieci anni.

La grande occasione perduta: quando 500 milioni evaporano

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) aveva messo a disposizione 500 milioni di euro per bonificare i cosiddetti “siti orfani” — luoghi contaminati per i quali non si riesce più a identificare un responsabile, spesso perché le aziende coinvolte sono fallite o scomparse.

Una grande occasione per la Calabria. Eppure, la regione ha ottenuto solo 13,9 milioni di euro, distribuiti tra sei Comuni (Amantea, Crotone, Lamezia Terme, Montalto Uffugo, Reggio Calabria e Vibo Valentia) per bonificare vecchie discariche comunali.

Il confronto con la Campania (60 milioni) e la Sicilia (55 milioni) è impietoso. Manca un censimento aggiornato, manca una regia regionale capace di pianificare progetti competitivi per attrarre risorse nazionali ed europee.

Il caso Marrella: quando il silenzio costa più delle parole

Grave è l’esclusione dai finanziamenti della discarica “Marrella” a Gioia Tauro, eredità dell’ex Commissario per l’emergenza rifiuti e ora sotto la responsabilità regionale. L’inquinamento di suolo e falde continua da anni, ma il Dipartimento Ambiente resta immobile.

Il Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006) è chiaro: se il Comune non interviene, la Regione deve subentrare. Eppure, dopo oltre dieci anni dalla chiusura del sito, la gestione post-operativa non è nemmeno iniziata.

Un silenzio che pesa come un macigno. E la domanda è inevitabile: chi pagherà il conto di questa inazione? Le istituzioni coinvolte possono ancora permettersi questo immobilismo?

L’arte di scaricare i costi: quando l’inerzia finisce in bolletta

Il timore è concreto: che a pagare siano, come sempre, i cittadini. Magari in modo silenzioso ma costante, con aumenti nelle bollette dei servizi ambientali, e con ARRICAL costretta — suo malgrado — ad assorbire anche i costi delle negligenze altrui.

Alla fine, si rischia di finanziare l’inerzia, camuffando gravi omissioni con formule rassicuranti come “adeguamento tariffario” o “riequilibrio strutturale“. Il risultato, però, non cambia: si tratta pur sempre di costi ingiustificati, generati da decisioni non prese e responsabilità mai assunte, che finirebbero per gravare sulle spalle dei cittadini.

Se questo è il nuovo modello di governance ambientale, allora lo slogan potrebbe essere: “Il futuro è sostenibile… purché lo paghino gli altri”.

Una politica che prova a cambiare: quando la volontà incontra il muro

Negli ultimi anni, sotto la guida del Presidente Occhiuto, la Regione ha mostrato concrete capacità d’azione: dalla sanità commissariata che migliora, alla nascita di ARRICAL per il sistema idrico e quello dei rifiuti, dai trasporti al turismo, fino agli investimenti nella depurazione.

Dove la politica regionale ha potuto agire direttamente, senza essere ostacolata dalla burocrazia, i risultati sono arrivati. Tuttavia, persiste un divario significativo tra gli obiettivi politici e l’efficienza degli uffici, soprattutto nel settore ambientale, dove mancano figure tecniche specializzate.

Eppure, le azioni necessarie non sono complesse: basterebbe che il Dipartimento competente tornasse a occuparsi della sua vera missione — la Programmazione e Pianificazione Strategica secondo criteri di ingegneria ambientale — competenza esclusiva delle Regioni.

Già il D.Lgs. 112/1998 ha affidato alle Regioni queste funzioni. Ignorarle oggi non è solo una dimenticanza, ma una violazione normativa, che rischia di generare inefficienza amministrativa e possibili sanzioni europee.

La verità comincia dalla terra: quando le mafie giocano in casa

La Calabria è oggi uno dei principali fronti della lotta alle ecomafie. L’operazione “Mala Pigna” della DDA di Reggio Calabria ha svelato un vasto traffico illecito di rifiuti, con legami tra imprese corrotte, amministrazioni compiacenti e criminalità organizzata.

Non è un’eccezione. Altre inchieste hanno scoperto discariche abusive e traffici tossici tra le regioni del Sud. Una realtà radicata, che si combatte solo con una Pubblica Amministrazione forte, trasparente e capace di agire rapidamente.

Una scelta di civiltà, non solo tecnica: o si bonifica davvero, o si smetta di vendere illusioni.

La Calabria ha risorse straordinarie: paesaggi, competenze, passione civile. Serve solo il coraggio di crederci e agire, investendo in formazione tecnica e tecnologie innovative per le bonifiche.

È una scelta: vogliamo una Calabria pulita e abitabile secondo i canoni della Green Economy europea, o vogliamo continuare a perdere tempo tra carte e ritardi, mentre il territorio muore?

L’ambiente è vita. Il resto sono solo chiacchiere da convegno.

La verità comincia dalla terra. E la terra, prima di tornare a generare bellezza e opportunità, va liberata dai veleni con metodi scientificamente provati ed economicamente sostenibili. (bg)

[Bruno Gualtieri è già Commissario Straordinario dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria (ARRICAL)]

IL FRUTTETO DELLO ZOMARO: DAI GIOVANI UN MODELLO DI SVILUPPO PER LA CALABRIA

di FRANCESCO RAO – Parlare concretamente di sviluppo economico, soprattutto in una regione come la Calabria che pur avendo per dote naturale molteplici valori aggiunti, puntualmente disattesi tanto dalla classe politica quanto da un crescente numero di imprenditori, stremati dalla burocrazia e dalla crisi dei vari comparti produttivi, potrebbe essere la prosecuzione dell’ormai perdurante mancata riconoscenza dell’intelligenza di tutti i Calabresi onesti. In questa occasione, certo che non sia l’unica e la sola, vorrei sottoporre ai nostri lettori l’alternativa reale e concreta, contrapposta alla chiara ed evidente assenza di una visione politica complessiva da mettere in campo per dare forma al futuro della Calabria, ponendo delle basi solide ed evitare di assistere alla presentazione di reiterate ricette messe a punto da un superato modello politico, sempre più intento a contarsi e vantarsi senza preoccuparsi di come agire per far contare di più la Calabria nello scenario nazionale ed internazionale.

Come già detto in apertura, la Calabria non ha un solo punto di forza per poter avviare un processo di sviluppo strutturale. I punti di forza sono molteplici. Purtroppo, gran parte dei decisori politici si limitano ad una superficiale conoscenza di tali indicatori e se qualche anima buona, con umiltà e disponibilità, offre spunti riceve silenzi per poi assistere all’uso improprio e storpiato di progetti utili ad alimentare i dibattiti televisivi senza vedere poi alcun seguito concreto. È possibile invertire la rotta ed è anche possibile trovare lungo i nuovi percorsi nuove soluzioni. La Calabria ci sta chiedendo di avviare un grande balzo in avanti, ricorrendo al coraggio ed alla determinazione da sempre nostri alleati per affrontare le molte difficoltà vissute in un Meridione povero e tecnologicamente arretrato che, a differenza della rimanente parte dell’Italia, è stato considerato nel tempo più una zavorra che una opportunità.

In tal senso, quanto ha svolto sino ad ora la Cooperativa “Zomaro Resort” con sede a Cittanova, territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, potrebbe essere una buona prassi da mettere in atto per dare vita ad un vero e proprio modello teso a consolidare un processo di sviluppo socioeconomico innovativo, capace di invertire la tendenza di questa regione, ricorrendo a processi di agricoltura moderna. Se l’idea imprenditoriale, condotta dai componenti della Cooperativa “Zomaro Resort”, è stata semplicissima, intuitiva e lungimirante, in contropartita la politica non è stata sempre attenta e pronta a sostenere in lungo e largo il progetto.

Il grande meleto dello ZomaroIl frutteto coltivato dalla Cooperativa, grazie alla sottoscrizione di un contratto d’affitto stipulato con il Comune di Cittanova, si trova in Aspromonte alla località “Zomaro” ed ha una estensione di 103 ettari di terreno. Per raggiungere gli odierni risultati sono stati utilizzati quei famosi finanziamenti Europei di cui tanto si parla durante le varie competizioni elettorali ma, una volta eletti, l’attenzione per gli impegni assunti viene meno e sopravviene l’isolamento ed il conseguente abbandono di proposte e progetti da mettere in atto per affrancare dall’isolamento e dalla povertà i rispettivi territori. C’è da dire che nell’ambito dell’agricoltura, la Regione Calabria, tramite i PSR, ha avviato una vera e propria rivoluzione a somma positiva che in pochissimo tempo ha reso possibile anche la realizzazione del più imponente meleto presente in Calabria. Nello specifico, il lavoro quotidiano di tutti i componenti della Cooperativa “Zomaro Resort” ha portato alla piantumazione di circa 25.000 piante di melo. La particolarità di questo impianto, oltre ad essere coltivato in modalità intensiva e certificato da sistema biologico, è la resistenza della pianta alla ticchiolatura, temutissima malattia del melo diffusa a livello mondiale causata dagli ascomiceti. Grazie a tale innovazione praticata dai vivai, la fase di produzione richiederà un minore numero di trattamenti, un ridotto consumo d’acqua ed in una maggiore qualità finale dei frutti.

Il 2021 sarà il terzo anno di produzione di mele. Già in passato, seppur in minime quantità, ricorrendo alla pubblicità programmata sui canali social, le mele ed i mirtilli della Calabria hanno raggiunto un segmento di consumatori di nicchia disseminati in quasi tutte le regioni d’Italia. La risposta ottenuta, commentano i titolari della Cooperativa, è stata entusiasmante: «Acquistando i nostri frutti, oltre ad apprezzare le straordinarie qualità siamo stati sostenuti tanto nell’azione imprenditoriale quanto nel senso etico intriso nell’intero progetto produttivo. Questa scelta, rinnovata di anno in anno, è una conferma che rende orgogliosi tutti noi, incoraggiandoci ad andare avanti».

Mirtilli e mele dello ZomaroOltre alle mele sono state piantumate ben 5000 piante di nocciolo, qualità “Tonda di Giffoni”; 300 piante di ciliegio, varietà “Kordia” e “Regina”; 20.000 piante di mirtilli, varietà “Duke”,“Blue crop” e “Brigette. Successivamente, sempre tramite finanziamenti regionali ed a seguito di una progettazione con finalità socioeducativa, è stata progettata una fattoria didattica per la quale sono stati ottenuti i finanziamenti per la realizzazione.

Il prossimo Anno Scolastico, verrà proposta all’Ufficio Scolastico Regionale la sottoscrizione di una convenzione volta a consentire la fruibilità del percorso didattico messo a disposizione degli studenti calabresi e fruibile all’interno dell’azienda nelle apposite strutture. Infine, proprio la scorsa settimana, la Cooperativa “Zomaro Resort”, avendo partecipato ad un bando promosso dall’Assessorato alla Tutela Ambientale della Regione Calabria, si è classificata al primo posto nella graduatoria regionale, ottenendo un nuovo finanziamento per la realizzazione di un punto di ospitalità diffusa annessa al percorso della ciclovia calabrese afferente al circuito italiano recentemente premiato nell’ambito dell’Italian Green Road Award 2021 (l’Oscar italiano del cicloturismo che premia ogni anno la miglior ciclovia italiana). Anche quest’ultima azione diverrà strutturale all’azione messa in atto dalla “Zomaro Resort” mediante la realizzazione di un progetto complessivamente ampio e teso a rendere possibile una maggiore fruibilità di quelle potenzialità positive, espresse dalla montagna e sino ad ora poco valorizzate.

Se la coltivazione e la produzione dei frutti è stato il punto di partenza, la realizzazione di apposite strutture in legno, l’apertura di una piccola officina per riparare le biciclette, la possibilità di offrire in noleggio l’utilizzo di biciclette a pedalata assistita e macchine elettriche, rappresenterà una ragione in più per incoraggiare i visitatori a recarsi sullo Zomaro per incontrare oltre alla bellezza dell’Aspromonte anche i sapori dei frutti coltivati ed una serie di servizi sino ad ora inimmaginabili.  Tutto ciò sarà anche una valida circostanza per creare opportunità occupazionali e guardare con maggiore attenzione all’ospitalità di quanti inizieranno a percorrere la ciclovia della Calabria.

Realizzate le opere già finanziate, una volta raggiunto lo Zomaro, ai visitatori potrà essere consigliata anche l’esperienza di percorrere in mountain bike i sentieri lungo le fiumare, raggiungendo in meno di due ore il mare, oppure far visitare i centri storici di Gerace, Siderno Superiore, Locri, San Giorgio Morgeto e Cittanova. Naturalmente bisognerà iniziare ad avere una visione molto più aperta ed attenta ai bisogni registrati, impegnandosi ad offrire tutta la bontà, la qualità e la tipicità dei prodotti che esprime il territorio.

Questa è l’esperienza che un gruppo di persone, intenzionate a non abbassare la testa al cospetto della disoccupazione ed alla persistente povertà educativa e culturale presente in questo territorio che ha fornito risposte concrete a quanti vorranno cogliere il segnale di riscatto e superare il consolidato sentimento di sfiducia ed apatia sempre più diffuso tra le giovani generazioni. In tali ambiti, oltre alla lavorazione della terra praticata con mezzi meccanici, c’è bisogno di tante altre professionalità.

Il modello illustrato vuole essere anche uno dei sistemi utilizzabili in Calabria per generare occupazione e nuova economia, promuovendo tutta la bellezza dei territori incontaminati dei tre Parchi nazionali e soprattutto impegnandosi a mantenerli tali anche per il futuro. Questi straordinari successi sono uno dei lati della medaglia che oggi condividiamo con i lettori di Calabria.Live. Dall’altra parte ci sono state anche molte amarezze, delusioni, momenti di sconforto e di profonda solitudine, ma alla fine trionfa il bene. Personalmente ho scelto di promuovere il bene di questa terra, in quanto della Calabria è stata diffusa una immane quantità di negatività che ha consolidato nel tempo una reputazione negativa e tale immagine nel tempo alimentava in modo silente lo sconforto e lo scoramento di quanti vivono in questa terra e di quanti non verranno mai per paura di trovare soltanto il male veicolato.

La natura, da sempre, è stata più generosa dell’uomo. Ma il male compiuto dall’uomo alla natura prima o poi dovrà essere motivo di riappacificazione. Occorre quindi una rinnovata volontà nella quale la sopraffazione non dovrà più trovare spazi per dare seguito ad ulteriori degenerazioni. Dove oggi la Cooperativa “Zomaro Resort” ha realizzato tanti piccoli sogni, gli storici lo hanno indicato come il luogo che nel 72 A.C. vide consumare la battaglia condotta dai Romani, guidati dal Console Marco Licinio Crasso, con lo schieramento di ben otto legioni per trovare e sconfiggere Spartaco ed i ribelli che al suo fianco stavano mettendo in difficoltà la Repubblica di Roma.

Oggi come ieri, nel medesimo luogo, si scrive una pagina di storia importantissima per il futuro della Calabria e, forse, anche per il futuro dell’Italia. I giovani componenti della Cooperativa sono orgogliosi del lavoro compiuto e si apprestano a guardare con fiducia la raccolta dei frutti, attendendo per la prossima primavera gli studenti delle scuole e l’accoglienza di quanti vorranno pernottare nelle strutture che presto verranno allestite in una straordinaria cornice offerta dal verde dell’Aspromonte dove ancora si respira aria pura.

Quanti continuano ad affermare che in Calabria non è possibile realizzare i sogni forse dovrebbero recarsi sullo Zomaro per vivere l’interezza di un sogno che non si conclude alle prime luci del mattino ma, proprio all’alba, schiude i suoi fiori per emanare quel profumo straordinario del riscatto e della speranza.s