LA CALABRIA PIANGE LA PRESIDENTE JOLE
GRANDE TRISTEZZA, CORDOGLIO UNANIME

di SANTO STRATI – Otto mesi sono un tempo troppo breve per poter parlare di eredità politica, ma l’improvvisa morte di Jole Santelli lascia insieme un vuoto e un tesoro da capitalizzare. La presidente Jole nel suo troppo corto periodo di governo aveva dato un’impronta decisa su come amministrare una regione difficile come la Calabria.

Abbattendo, prima di ogni cosa, l’apparato burocratico, che strangola ogni iniziativa e blocca la crescita sia nel pubblico che nel privato, poi avviando una decisa azione votata al fare.

La presidente Jole, nel momento in cui aveva deciso di sfidare fino alle estreme conseguenze il male che l’aveva aggredita, sin dal primo annuncio della sua candidatura aveva voluto sottolineare che il progetto andava necessariamente coniugato al plurale: noi, noi, noi. Un obiettivo nobile, di difficile realizzazione in un tessuto territoriale politicamente lacerato sia a destra sia a sinistra, ma che meritava di essere esplorato e percorso per il bene della Calabria.

Non era un capriccio il suo attaccamento alla Calabria e, soprattutto, alla sua Cosenza: ci credeva veramente ed era convinta che, pur nella ristrettezza dei tempi a sua disposizione, sarebbe riuscita a lasciare il segno. Quel segno che contraddistingue i combattenti nati, quelli che ogni mattina, al risveglio, sanno che la giornata presenterà ogni tipo di insidie, soprattutto nell’agone politico.

La politica era un’idea costante, ci metteva la stessa passione che riservava alla sua terra, e in suo nome aveva sacrificato affetti, amicizie, comodità, accettando molte rinunce, ma cogliendo sempre grandi soddisfazioni personali.

La sua presenza in Parlamento non passava inosservata, i suoi interventi in aula erano sanguigni e passionali, ma non erano il solito comizio di autocitazioni e di parole suggestive ma vuote: i suoi erano discorsi, rigorosamente a braccio, che coglievano nel segno ed entusiasmavano la sua parte politica, facendo aggrottare le ciglia a qualche esponente dell’opposizione. Già, perché la sua simpatia/antipatia era trasversale: era amata/odiata, ammirata/invidiata a fasi alterne sia dai suoi colleghi di partito che dai suoi avversari politici, ma tutti dovevano riconoscerle la capacità di ammaliare e affascinare quando metteva gli artigli e combatteva le sue battaglie in aula e fuori.

Anche l’esperienza da sottosegretario non era passata sotto silenzio, sia alla Giustizia che al Lavoro. Jole Santelli ci metteva l’anima nelle cose che faceva e non demandava ad alcuno, non delegava, il disbrigo anche delle cose più banali. Da perfezionista amava occuparsi dei particolari e andava, poi, orgogliosa dei risultati conseguiti.

Anche da vicesindaco a Cosenza, con la delega alla Cultura, non aveva fatto mancare di far notare la sua capacità di rendere semplici le cose difficili, di trovare soluzioni rapide a inutilmente complicate procedure.

Non è stato facile, all’indomani dell’annuncio della candidatura alla Regione, affrontare l’amico fraterno Mario Occhiuto che andava a tradire facendo evaporare il suo progetto di governatore. Erano stati giorni difficili, di quasi rottura, ma aveva prevalso il buon senso e gli amici-nemici erano tornati in buona armonia per raggiungere insieme, con tutto il centrodestra unito, il traguardo di Germaneto. Traguardo, com’è noto, largamente raggiunto con una percentuale di voti di tutto rispetto (55,29% contro il 30,14% di Callipo).

E poi l’avventura a Germaneto, breve, ma intensa, vissuta con caparbietà e passione, ascoltando più spesso l’istinto che i buoni consigli. Le avevano rimproverato, in questi mesi, di fare troppo di testa sua, senza consultare nessuno, ovvero dando udienza ai più fidati consiglieri, ma poi decidendo in piena autonomia.

La sua battaglia contro il Covid ha marcato decisamente i rapporti Governo-Regioni, con le sue iniziative combattute (e vinte) a colpi di carta bollata dall’amico-nemico ministro Boccia, per poi essere adottate successivamente dal governo centrale.

La sua visione era disincantata, grazie all’esperienza politica maturata nell’aula di Montecitorio, ma indulgeva spesso – perché era nel suo carattere – a sognare. Nel caso dell’elezione a Presidente della “sua” Calabria, il suo sogno era di veder cambiare il territorio, far scomparire i pregiudizi, investire sulle intelligenze, vera risorsa insostituibile di questa terra. Voleva scommettere sui giovani, ma si fidava poco dei calabresi (chiamando personalità estranee alla regione per iniziative che le avrebbero portato molto rancore da parte degli esclusi) e sognava di trasformare con un piglio diverso, con una innovativa visione strategica di sviluppo. Aveva, la presidente Jole, i cassetti pieni di idee come la sua testa, e con una forza ammirevole lottando contro la malattia senza mai cedere né chiedere comprensione: la sua battaglia voleva e doveva condurla da sola, da fiera combattente, guerriera indomita, impegnata a combattere il pregiudizio che vuole la donna calabrese passiva e mai protagonista. Lei, invece, rappresentava l’esatto opposto e rimarcava il suo essere donna in un mondo – quello politico – solo da pochi anni riempito di presenze femminili. La sua forza era anche questa sfidare gli avversari sapendo di avere la capacità di batterli.

Alla campagna elettorale per la Regione, condotta con un filo di voce, non si era risparmiata un secondo e aveva saputo conquistare la simpatia di chi diffidava di lei, ritenendola non adatta al ruolo.

La scelta dei due primi assessori, il capitano ultimo (Sergio De Caprio) per l’Ambiente e l’astrofisica Sandra Savaglio per l’Università e la Scuola, aveva dato il primo segnale di discontinuità con il passato. Un’indicazione che la Giunta regionale che aveva in mente doveva lavorare sulle specificità e sulle competenze. Chi meglio del Capitano Ultimo – noto per le sue clamorose battaglie per l’ambiente – a difendere l’ecosistema calabrese? E chi meglio della Savaglio (che, ricordiamolo, conquistò alcuni anni fa la copertina di Time, come “cervello in fuga”), forte della sua capacità di dialogo con gli studenti all’Università avrebbe potuto gestire i temi della formazione e della ricerca scientifica.

La squadra, per la verità, ha mostrato la capacità di operare, pur con gli strozzamenti della burocrazia regionale ancora non domata, e se si guarda a questi pochi mesi di Presidenza Santelli non si può fare a meno di riconoscere un cambiamento di passo nell’affrontare problematiche e criticità.

Non dimentichiamoci l’emergenza covid che ha condizionato non poco l’attività di governo e messo a dura prova la capacità di gestire situazioni difficili: la Calabria è risultata la regione con meno casi di contagio, grazie anche a un’intelligente opera di “chiusura” delle frontiere regionali. La seconda ondata di Covid che stiamo vivendo la presidente Jole si stava preparando a fronteggiarla con provvedimenti che non l’avrebbero resa simpatica a molti calabresi, impegnati in attività imprenditoriali. Ma la vera sfida sarebbe stata quella di risolvere una volta per tutte il disastro della Sanità in regione: una sfida epocale contro un mostro ingigantito e fagogitato dalla piaga del commissariamenti continui. Il decreto Sanità Calabria aveva dato il colpo di grazia a nuove assunzioni, sistemazione di impianti, attrezzature, ospedali e centri di soccorso.

Sarebbe stato un compito difficile, ma non impossibile, costringendo il Governo con l’intelligenza e la forza della ragione a cancellare quell’assurdo provvedimento passato col nome di decreto Sanità. Quando i cinquestelle, con Conte a Reggio Calabria, l’avevano presentato in pompa magna come panacea di tutti i mali,  alla Regione c’era ancora Mario Oliverio che aveva tentato senza successo – il ricorso per la sua incostituzionalità.

La presidente Jole aveva detto durante la campagna elettorale e ripetuto poi da governatrice «lavoriamo facendo esperienza degli errori passati». Una formula applicata poco, anche per mancanza di tempo, però il suo modello – non da tutti apprezzato – di governo “snello” in grado di “fare” finalmente dimenticandosi degli annunci eclatanti (cui, in genere non segue nulla), andrebbe studiato e preso ad esempio.

Il suo successore (maschio o femmina che sia) dovrà fare tesoro di questo lascito, di questa modesta (in termini di durata) eredità politica ricca di spunti e di idee. La Calabria dovrà ricordarsi della presidente Jole, prima donna alla guida di una Regione e di una terra davvero complicata e difficile. Una Calabria che non può più permettersi di rinviare le scelte necessarie a garantire il futuro dei propri figli. Guardando alla crescita e allo sviluppo come un obiettivo non solo possibile, ma ineludibile per il bene dei calabresi di oggi e di quelli che verranno, di quelli che vivono in Calabria e di quanti hanno dovuto o scelto di stare lontano e studiavano con occhio generoso l’impegno della Jole. Addio presidente, anzi no, ciao. Resta tra noi la tua allegria, il presente delle cose avviate e dei progetti immaginati. Sarà facile sentire ancora la tua vicinanza. Amavi la Calabria che non tutta ricambiava l’affetto e l’attenzione prestata, ma oggi il cordoglio unanime che è stato espresso da ogni parte sta a indicare che un piccolo miracolo lo avevi già avviato. Il risveglio delle coscienze, senza il quale questa terra non troverà mai la strada della rinascita.         (s)

Arrivano gli aiuti della Regione per il Covid a favore degli imprenditori agricoli

Arrivano i fondi Covid della Regione in aiuto di agricoltori e le aziende del comparto che hanno subito gravi perdite a causa dell’emergenza coronavirus. I termi di presentazione delle domande sono scaduti il 9 Ottobre e già si è insediata la Commissione di valutazione per permettere di effettuare i pagamenti a partire già da dicembre.

Questo lo stato della Misura Covid, promossa con fondi Psr (e l’aiuto determinante dei Gal calabresi), per uno stanziamento complessivo di 21 milioni di euro, dall’Assessorato regionale all’Agricoltura con l’intento di assicurare un sostegno alle aziende dei settori agricoli per i quali, nei mesi scorsi, la giunta presieduta da Jole Santelli ha dichiarato lo stato di crisi a causa delle conseguenze negative della pandemia. Per la precisione, sono state 1.608 le domande presentate in relazione ai due interventi della misura 21 “Sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori e PMI particolarmente colpiti dalla crisi di Covid-19”. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’intervento 21.1.1, rivolto agli agricoltori, sono 554 le domande pervenute relative al settore lattiero, 143 relative al settore florovivaistico e 383 relative al settore agrituristico, inclusivo di fattorie didattiche e fattorie sociali; per quanto concerne invece l’intervento 21.1.2, destinato alle piccole e medie imprese di trasformazione, sono 260 le domande relative al settore lattiero-caseario e 268 quelle del settore vitivinicolo DOP e IGP.

La Commissione di valutazione, avvalendosi dell’incrocio di banche dati e di istruttorie informatizzate, curerà adesso la fase istruttoria, in tempi ben definiti. «Avevamo scelto la strada della semplificazione – commenta l’Assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – per dare risposte rapide e sicure agli agricoltori, al fine di consentire loro almeno di attutire le drammatiche ripercussioni derivanti dall’emergenza sanitaria e ricevere ristoro rispetto alle perdite subite. Si continuerà a lavorare alacremente, con l’obiettivo prioritario di iniziare a pagare quanti più beneficiari possibili già a partire dal mese di Dicembre, se possibile anche in anticipo rispetto al cronoprogramma stabilito». (rcz)