Basta abbattere gli alberi a Rende: la denuncia di Giardini di Eva

Non si ferma la marea di adesioni a sostegno della denuncia fatta dai Giardini di Eva sul taglio e la potatura di alberi in pieno agosto a Rende.

Sono più di 50 le associazioni ambientaliste nazionali, regionali e locali che hanno aderito.

Spiega Nadia Gambilongo la fondatrice di Giardini di Eva: « Qualcuno dice “sono solo alberi”. Ma forse non sanno che gli alberi fanno parte di ecosistemi intelligenti che esistevano già prima della comparsa dei sapiens e che con molta probabilità li sopravviveranno. Gli alberi raccontano la nostra storia e il nostro modo di stare al mondo.

A Rende in questi giorni si sta compiendo una vera e propria strage degli innocenti, il sopralluogo effettuato da volontari esperti dei Giardini di Eva e le foto scattate dimostrano che molti degli esemplari abbattuti erano perfettamente sani.

Certo le capitozzature ripetute negli ultimi anni e la copertura maldestra con asfalto e cemento delle radici hanno indebolito alcuni esemplari, ma erano danni sanabili con interventi mirati che avrebbero consentito la messa in sicurezza.

Abbiamo chiesto ripetutamente in queste settimane all’amministrazione comunale di fare dei sopralluoghi congiunti con i volontari dei Giardini di Eva, insieme agli esperti incaricati dal comune di redigere le relazioni tecniche sullo stato vegetativo degli alberi nell’area urbana, ma non ci hanno ascoltato, hanno preferito avviare prima i tagli.

Questa scelta allontana i cittadini e la rete delle associazioni ambientaliste dal governo dei beni comuni e, ovviamente, stigmatizziamo questo comportamento, anche perché non è così che si gestisce il verde urbano in piena crisi climatica.

Gli alberi ci regalano ossigeno, ingentiliscono il paesaggio, abbassano la temperatura al suolo, in cambio chiedono il giusto rispetto e un po’ di cura che nelle aree urbanizzate si rende necessaria.

Il paesaggio rendese fortemente edificato era addolcito dalla presenza di viali alberati ad alto fusto. In passato, chi ha governato la città ha concesso molto ai costruttori, ma contemporaneamente ha messo a dimora moltissimi alberi. In questi giorni il paesaggio urbano  è stato deturpato irrimediabilmente. La rassicurazione sulla messa a dimora di nuove essenze in sostituzione di quelli abbattuti, dovrà vedere il coinvolgimento attivo delle associazioni ambientaliste nei prossimi mesi, così come la verifica e il monitoraggio nel tempo delle condizioni vegetative degli altri esemplari considerati a rischio.

Il taglio e le potature in pieno agosto dei viali alberati di Rende hanno riacceso l’attenzione e l’attivismo di tante associazioni presenti non solo nell’area urbana, ma su tutto il territorio regionale e costiero, segno di una sempre più crescente sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali che pone chi amministra il territorio di fronte ad una grande responsabilità e vocazione collaborativa che purtroppo ad oggi non si riscontra». (rcs)

IN 8 ANNI 20 MILIONI DI ALBERI IN CALABRIA
COSÌ DIVENTERÀ VERDE IL CUORE DEL SUD

di SERGIO DRAGONEMille miliardi di alberi entro il 2030 per salvare il pianeta, 20 milioni di alberi entro il 2030 per fare della Calabria il “cuore verde” del Mezzogiorno. 

Se la nostra regione avrà la capacità di sintonizzarsi sulla strategica risoluzione del G20 sull’ambiente, intercettando le risorse che lo Stato dovrà impegnarsi a reperire e rispettando i parametri abitanti/nuovi alberi, si potrà realizzare al sud il miracolo della rivoluzione verde da tanti invocata.

Facendo parlare i numeri, l’impegno raggiunto al G20 di Roma prevede la piantumazione di mille miliardi di alberi entro il 2030, con una quota parte per ogni Stato che per l’Italia dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi di piante in otto anni.

Alla Calabria spetterebbe pertanto il compito – perfino sottostimato – di piantare dai 20 ai 30 milioni di alberi da qui al 2030. Qualcosa come almeno 2,5 milioni di alberi all’anno, più di uno per ogni abitante.

Compito non facile, ma che diventa decisivo nella visione di una regione green che punta tutte le sue chances di sviluppo sul turismo sostenibile, sull’agricoltura biologica, sulla nuova mobilità, sulla salvaguardia dei mari e dei boschi, sulle energie rinnovabili. Senza contare il fondamentale apporto per contrastare il dissesto idrogeologico e il fenomeno delle frane.

Attraverso questa gigantesca operazione – che presuppone uno straordinario piano organizzativo, forse senza precedenti – la Calabria diventerebbe protagonista della lotta ai cambiamenti climatici con una significativa riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Le condizioni per mettere in piedi questa macchina da guerra ci sono tutte. Anche al G20 ci si è chiesto dove trovare le aree necessarie per piantare questo numero impressionante di alberi, antidoto naturale alle emissioni di CO2. Ebbene, in Calabria bisogna partire dalle aree devastante negli anni dagli incendi: si pensi che solo nel periodo 2004-2016 sono stati censiti 12.400 incendi che hanno percorso una superficie totale di quasi 163.000 ettari. A queste aree occorre aggiungere quelle desertificatesi naturalmente e quelle agricole abbandonate.

L’operazione, che presuppone la formazione di una vera e propria task force, dovrebbe estendersi anche alle aree urbane, beneficiando di parte dei 330 milioni di euro contenuto nella manovra finanziaria italiana per la piantumazione di 6,6 milioni di alberi nei perimetri delle città. Si tratta di un bonus rivolto a pubblico e privato che prevede una detrazione Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute.

Sarà capace la Calabria di raccogliere questa sfida epocale? Di certo ci sarà bisogno di una visione manageriale, di una regia unica che sia in grado di predisporre un progetto serio, indicando con precisione assoluta le aree da rimboschire, i costi e soprattutto le unità lavorative che potrebbero essere diverse centinaia. Senza dimenticare un aspetto fondamentale: la protezione e la sorveglianza delle nuove aree boschive (e di quelle esistenti) con l’utilizzazione delle più sofisticate tecnologie in grado di contrastare il fenomeno degli incendi. Ma bisogna fare presto perché il 2030 non è poi così lontano. (sg)