INDUSTRIALI ALLARMATI PER IL RINVIO ZES
SE VINCE LA BUROCRAZIA NON C’È SVILUPPO

di ALDO FERRARALa transizione dalle otto Zes al nuovo modello Zes per il Mezzogiorno ha subito uno slittamento dell’ultimo momento proprio nella fase di scadenza di tutti i Commissari. Il mancato trasferimento di compiti e funzioni dagli otto Commissari straordinari alla nuova Struttura di missione centralizzata ha richiesto quindi un urgente provvedimento di proroga fino al 1° marzo degli attuali Commissari straordinari. I tempi per il perfezionamento del provvedimento di proroga hanno tuttavia provocato una sensibile discontinuità nei tempi di svolgimento delle conferenze dei servizi e nel rilascio delle autorizzazioni agli investimenti. Una circostanza che basta da sola ad evidenziare la complessità della materia e ad alimentare incertezze riguardo la fluidità della transizione e la messa a regime del nuovo modello.

Da mesi ribadiamo di come sia necessario un ordinato e graduale passaggio delle consegne affrontando per tempo alcune potenziali criticità del nuovo modello di Zes che rischiano di depotenziare la validità dello strumento e la sua utilità, soprattutto in Calabria. Il Mezzogiorno viaggia a una velocità ridotta rispetto al resto del Paese. La Zes calabrese, con il suo valore aggiunto determinato dalla semplificazione burocratica per l’avvio degli insediamenti produttivi, grazie ai poteri assegnati al Commissario, e dal sistema di incentivi fiscali, stava dimostrandosi uno strumento utile a rendere la nostra regione attrattiva per investimenti interni ed esterni.

La preoccupazione forte, adesso, è che il nuovo modello renda più sfumati i vantaggi, soprattutto in termini di semplificazione e fluidità delle autorizzazioni, tanto da rendere poco attrattiva la Zes a causa di sistema di gestione che centralizza i rapporti e riduce il legame con il territorio. E in questo senso, preoccupa anche il limite minimo di 200mila euro posto all’ammontare degli investimenti nell’area Zes: il tessuto imprenditoriale, soprattutto quello locale, è formato prevalentemente da piccole imprese che sarebbero disposte a investire nella Zes, ma quel limite le tiene fuori da un’opportunità concreta, limitandone così le potenzialità di crescita e di sviluppo. Ciò anche in considerazione del venir meno del credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno.

C’è poi una criticità non secondaria sollevata dagli amministratori locali: come si concilieranno gli strumenti urbanistici pianificati dai Comuni se tutto il Mezzogiorno sarà area Zes? Le deroghe urbanistiche saranno concedibili ovunque? Anche qui, è necessaria chiarezza. Così com’è necessaria chiarezza sulle risorse per la Zes unica, che attualmente appaiono inadeguate a coprire le esigenze dei territori. Non solo, mentre si prevede di erogarle “a rubinetto”, mancano ancora i moduli per le richieste e il termine ultimo di presentazione delle istanze scade il 15 novembre prossimo: in queste condizioni è impossibile programmare investimenti e pianificare nuovi insediamenti».

L’attrattività della Zes in Calabria è, poi, funzione degli investimenti in interoperabilità, servizi, ambiente, raccolta dei rifiuti e soprattutto sicurezza nelle aree industriali: senza un ecosistema accogliente, le imprese, a parità di vantaggi ottenuti dalla Zes, non sceglieranno certo la nostra regione per nuovi insediamenti produttivi. A tal fine, auspichiamo la pronta nascita dell’Agenzia regionale che sostituirà il Corap e l’immediato avvio della riqualificazione delle aree industriali».

Infine, il precedente modello aveva iniziato a dare frutti anche grazie alla stretta sinergia tra Commissario Zes e parti sociali. Il nuovo modello non prevede il coinvolgimento nella cabina di regia della Zes né delle associazioni datoriali, né dei sindacati, allargando lo scollamento tra imprese, territorio e lavoratori. Auspichiamo si ponga rimedio a questa che è una vera e propria stortura nel modello di management della nuova Zes unica, attraverso il coinvolgimento formale e sostanziale delle parti sociali. Ne va del futuro della nostra regione. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

“Alto impatto”, Ferrara (Unindustria): «Risposta importante dello Stato»

Le imprese ringraziano lo Stato che interviene per tutelarle dalla criminalità. «Sapevamo che la risposta dello Stato non si sarebbe fatta attendere e così è successo». Così, il presidente di Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro, Aldo Ferrara, ha commentato a caldo le prime notizie relative all’operazione congiunta delle Forze dell’Ordine denominata “Alto Impatto”, in corso di svolgimento nei quartieri Sud di Catanzaro.

«Gli eventi criminosi a danno di alcuni imprenditori avvenuti recentemente – ha proseguito Ferrara – avevano riacceso i riflettori sulla questione sicurezza in città. Già all’indomani dei primi eventi criminosi, immediatamente denunciati dagli imprenditori che li avevano subiti, avevamo auspicato un pronto intervento dello Stato: l’operazione di questa mattina ci restituisce l’ulteriore conferma che l’attenzione dello Stato, nelle sue articolazioni territoriali e centrali, sull’area del catanzarese non è mai calata. D’altronde, le interlocuzioni avute sul tema con i vertici della Prefettura nel corso delle recenti riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza avevano già messo in chiaro la determinazione delle Istituzioni nel voler immediatamente fornire risposta alla domanda di sicurezza da parte di imprese e cittadini. Nel congratularci, dunque, con i vertici della Prefettura, quelli delle Forze dell’Ordine e con tutti gli agenti intervenuti per il lavoro tempestivo ed efficace, ci auguriamo che questo necessario e importante segnale di vicinanza e presenza dello Stato possa servire quale sprone all’attività d’impresa e deterrente a ulteriori iniziative criminali». (rcz)

Aldo Ferrara, Silvano Barbalace e Franco Cavallaro entrano a far parte del Cnel

Aldo Ferrara e Silvano Barbalace entrano a far parte del Cnel. Sono stati pubblicati, infatti, in Gazzetta ufficiale i decreti del Presidente della Repubblica del 5 maggio, del 25 maggio e dell’8 settembre 2023 con la nomina di dieci esperti del Cnel, di sei componenti in qualità di rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato e dei 48 rappresentanti delle categorie produttive. I decreti del 5 maggio e del 25 maggio 2023 completano la composizione del Cnel, la cui XI Consiliatura ha iniziato ufficialmente il 22 settembre 2023 con la cerimonia di insediamento, alla presenza del Presidente della Repubblica. Il Cnel sarà, dunque, composto da 64 consiglieri, nominati, su designazione delle organizzazioni di rappresentanza, con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.

Tra i consiglieri figurano, dunque, Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, e Silvano Barbalace, segretario di Confartigianato Imprese Calabria.

La Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia formula gli auguri di buon lavoro ad Aldo Ferrara e a Silvano Barbalace, entrambi nominati consiglieri, in qualità di rappresentanti delle imprese, nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. L’undicesima consiliatura si è aperta nei giorni scorsi con l’insediamento dell’assemblea costituita da 64 componenti.

«Ad entrambi formuliamo i migliori auguri di un buon lavoro – dichiara in una nota il presidente dell’ente camerale, Pietro Falbo – A nome del segretario generale, della giunta e del consiglio esprimo le più vive congratulazioni per un incarico prestigioso che porta nel cuore delle istituzioni nazionali due validi e preparati rappresentanti delle imprese calabresi».

Riconferma nel Cnel invece per Franco Cavallaro, segretario generale della Cisal. «È un onore – commenta Cavallaro – rappresentare la Cisal, che conferma così lo status di organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa all’interno di un organo costituzionale di fondamentale importanza per la democrazia deputato a trasformare i legittimi interessi, di cui i corpi intermedi sono portatori, in responsabilità attraverso un’attività di ascolto e confronto costante».

«Oggi – sottolinea il segretario generale della Cisal – ribadiamo il nostro impegno per un lavoro pagato il giusto, dignitoso e sicuro. Il merito di questa conferma prestigiosa desidero attribuirla ai nostri iscritti, all’organizzazione tutta, cresciuta sotto ogni punto di vista in questi anni. Grazie a quanti quotidianamente collaborano in tutta Italia nelle nostre 800 sedi, per dare nuove e concrete risposte di tutela sindacale, ma anche in termini di servizi attraverso i nostri centri di Patronato e Caf, ai lavoratori, ai pensionati ed ai giovani, a cui dobbiamo guardare con particolare attenzione per costruire il futuro del Paese».
Calabrese di Melicuccà di Dinami, in provincia di Vibo Valentia, Francesco Cavallaro, 59 anni, il 19 aprile scorso è stato rieletto per acclamazione segretario generale della Cisal, fondata nel 1957, che con 1 milione e 400mila iscritti, oltre 70 contratti nazionali firmati, 107 unioni provinciali e 20 regionali, 49 federazioni di categoria che svolgono attività sui territori, è l’unico sindacato autonomo con una rappresentatività certificata e significativa che spazia dal privato al pubblico impiego.

Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 27 maggio 2000, è anche promotore e consigliere nazionale della Figec, la Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione che è la 49ª federazione della Cisal.

Grande soddisfazione per la conferma di Francesco Cavallaro nel Cnel viene espressa dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, dal presidente Lorenzo Del Boca, dalla Giunta Esecutiva, dal Consiglio Nazionale, dal Collegio dei Revisori dei Conti, dalla Consulta dei Fiduciari territoriali e da tutti gli iscritti alla Federazione Italiana Giornalismo Editoria e Comunicazione.

«La nomina di Francesco Cavallaro – afferma Carlo Parisi – conferma la qualità dell’uomo e la concretezza del lavoro svolto quotidianamente, in tutto il territorio italiano, da un sindacato che nei suoi 66 anni di storia ha fatto dell’autonomia la propria bandiera. Non a caso, il motto “Un sindacato libero dalla politica dei partiti”, che Cavallaro ha elevato a parola d’ordine, sottolinea l’azione di un’organizzazione totalmente votata a rappresentare gli interessi collettivi dei lavoratori».

«Essere la 49ª federazione della Cisal – sottolinea Parisi – è un privilegio e un onore per la Figec, nata grazie alla generosa disponibilità di Franco Cavallaro, che ci ha accolti nella Confederazione raccogliendo le richieste dei tanti giornalisti che si sono sentiti orfani, stranieri, soli, in quello che era – e dal 28 luglio 2022 non è più – il sindacato unico dei giornalisti italiani. Grazie a Cavallaro la Figec Cisal è, invece, il nuovo sindacato unitario di quanti lavorano nel mondo dell’informazione, dei media, della comunicazione, della cultura e che, di fatto, non hanno mai avuto una propria rappresentanza sindacale a tutela dei loro interessi. La conferma della Cisal nel Cnel, se ce ne fosse ancora bisogno, certifica la qualità di un sindacato che sta da una parte sola: quella dei lavoratori». (rcz)

L’INTERVISTA / Aldo Ferrara: Non bisogna fermarsi solo al Pnrr per il futuro della Calabria

di ARISTIDE BAVAL’incontro con Aldo Ferrara, presidente regionale di Unindustria Calabria avviene a Gerace in occasione di una importante manifestazione organizzata dal Cenacolo della cultura e delle Scienze. Parlare con lui del futuro del territorio e della  Calabria alla luce delle possibilità offerte dal Pnrr è quasi una scelta obbligata. Di seguito l’intervista esclusiva nella sua versione integrale.

Qual’è il futuro della Calabria?

«Abbiamo la nostra grande occasione – ci dice – per quella che viene considerata la programmazione in Italia legata al Pnrr, ma, a mio avviso, non bisogna fermarsi solo per quanto riguarda il Pnrr. Anche la programmazione 2021/2027 e parte della rimodulazione 2018/2020 possono costituire, con i grossi fondi disponibili, delle buone occasioni. È necessario, però, mettere a terra queste risorse con una visione di futuro ben precisa. Noi abbiamo tentato di farlo come Confindustria con la redazione della cosiddetta Agenda Calabria che è indirizzata a mettere insieme investimenti pubblici e investimenti privati per puntare ad una adeguata programmazione. Soprattutto una programmazione temporale. Riteniamo che per quanto riguarda gli investimenti pubblici siano indispensabile una tempistica avanzata e fatti e dati concreti».

Qui si vive in un territorio difficile con grosse carenze e scarsità di infrastrutture. Che futuro ci può essere?

«Partiamo dalla prevista realizzazione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo per la realizzazione del Ponte; ma non pensiamo che la realizzazione del ponte debba essere un cattedrale nel deserto. Il ponte deve essere un attrattore di infrastrutture. Parliamo di infrastrutture ad alta velocità ma anche a tutto ciò che riguarda la costa ionica a partire dalla SS. 106, di elettrificazione della linea ferrata che va da Sibari a Reggio Calabria, e sappiamo che purtroppo sembra sia stata definanziata dal Pnrr per essere rimodulata su altri fondi. Dopodichè insieme alle infrastrutture pubbliche di cui la nostra Calabria  ha molto bisogno per colmare il gap con le altre Regioni c’è la necessità di investire  sul sistema economico.

«Noi nell’agenda Calabria abbiano indicato una serie di idee e di proposte  molte delle quali hanno trovato accoglienza nelle linee guida che sono state licenziate ai primi di agosto dalla giunta regionale. Si punta su innovazione, sulla sostenibilità e su un sistema produttivo che sia di alta innovazione e quindi di tecnologia, di capitale umano con elevate competenze, digitale, sostenibile e soprattutto internazionalizzato».

Da anni si parla delle Zes come possibile volano economico di sviluppo ? 

Come Confindustria assieme al sindacato abbiamo sviluppato un memorandum con il commissario Zes Calabria, Giuseppe Romano.  Sappiamo, perché lo abbiamo appreso dal Ministro Fitto, che le Zes riguarderanno non solo alcune zone ben precise delle altre regioni ma anche l’intero Meridione e quindi pure la Calabria dove, ad esempio, il Porto di Gioia Tauro costituisce un nostro grande punto di forza. Ma ci sono altre possibilità e credo che la Zes calabrese possa diventare una forza trainante per lo sviluppo. Ovviamente questo è un fatto positivo ma aspettiamo di leggere i contenuti prima di fare delle considerazioni che potrebbero cozzare con la realtà».

Per la Calabria la situazione in questo momento sembra positiva ma, viste le esperienze del passato, quali possono essere i rischi che si corrono e quali, se ci sono,i fattori positivi per la nostra Regione?

«I fattori che potrebbero far perdere le risorse sono la debolezza della macchina amministrativa. Ho sostenuto e sostengo che spostare i fondi del Pnrr ad altri finanziamenti non è la stessa cosa. Il Pnrr obbliga a serrare i tempi e rispettare i protocolli. Nel passato tutti gli altri fondi non hanno dato grandi risposte e molti sono andati perduti. Ci possono essere, quindi, fattori negativi sia nella progettazione sia nella messa a terra. Bisogna, quindi fare affidamento a un necessario drastico cambiamento della situazione e non sarebbe male chiedere al Governo la possibilità di farci dotare delle figure neessarie anche utilizzando dei nuclei di progettazione e dei professionisti validi per fare in modo che si possano colmare le carenze dei Comuni e si possano superare le problematiche legate alla fase di progettazione e alla eventuale fase di realizzazione delle opere. Questo è un rischio che la Calabria ha e che noi dobbiamo scongiurare. D’altra parte questa è l’opportunità che ci può consentire non dico di colmare il Gap con le altre Regioni ma almeno di poter fare un salto di spesa nel nostro sistema produttivo ed economico. Abbiamo assolutamente bisogno di avere una  crescita economica soprattutto per frenare l’emorragia dei giovani».

«Noi purtroppo stiamo perdendo i nostri cervelli migliori e questo pesa enormemente. Per quanto riguarda i punti di forza posso dire che siccome siamo la Regione a maggior ritardo di sviluppo, siamo anche quella che ha le maggiori possibilità di crescita. Una grande risorsa sono le bellezze naturali e di conseguenza lo sviluppo del Turismo legato alle sue grandi potenzialità. In questo momento ci troviamo in una splendida località che può fare la differenza. Ovviamente possimo puntare sulle attività culturali, sull’agriturismo, sulle tradizionali  risorse enogastronomiche. Soprattutto ci si può, e si deve, concentrare sulle “fabbriche” del futuro, su quelle sostenibili, su quelle digitalizzate, su quelle per i giovani, ma che non siano di natura contingente. Risorse ci sono ma bisogna saperle cogliere».

«Sono anche convinto – questa è una visione prettamente personale – che alcune risorse del Pnrr produrranno benefici solo per brevi periodi. Noi dobbiamo adattarli, invece, ad una visione del futuro».

A proposito di questo qual’è la sua convinzione personale sul futuro? 

«Io non conosco pessimisti di successo, bisogna essere ottimisti ma con un ottimismo della ragione. Ciò anche perché finalmente abbiamo le risorse per fare un reale cambiamento; quindi dobbiamo essere ottimisti per forza e, soprattutto trasmettere questo ottimismo, per quanto è possibile, a tutti i calabresi. Il cambiamento nel nostro Paese ci può essere e la Calabria può realmente recitare un ruolo fondamentale. Non dimentichiamo che siamo situati in una zona strategica, un luogo di eccellenza che è il Mediterraneo. Possiamo quindi recitare un ruolo fondamentale ma bisogna essere consapevoli che tutto dipende da noi stessi». (ab)

Il direttore generale di Confindustria a Cosenza per parlare di PNRR

Il Paese si trova ad affrontare sfide impegnative che richiedono scelte coraggiose, anche a livello territoriale. Le prospettive economiche a breve termine annunciano una crescita estremamente fragile (+0,4% Pil nel 2023 secondo le stime del nostro Centro studi) e impongono particolare attenzione sui consumi delle famiglie e sugli investimenti. In una fase così delicata occorre una strategia nazionale condivisa e al tempo stesso calibrata sulle specificità territoriali, che sfrutti gli spazi di crescita evitando il rischio di lacerazioni del tessuto economico-sociale”. Lo ha detto il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti, intervenendo a Cosenza, nella sede territoriale degli industriali durante il seminario ‘Politiche, strumenti e opportunità per lo sviluppo del territorio’.

“La Calabria, ma è un discorso che può estendersi a tutto il Mezzogiorno, rappresenta – ha aggiunto la Mariotti – un enorme capitale sottoutilizzato per l’Italia e l’Europa. Promuoverne lo sviluppo significa affrontare i nodi principali, talvolta storici: l’avvitamento demografico e la fuga dei giovani, il mercato del lavoro, il ritardo infrastrutturale, la generazione di adeguata capacità amministrativa per mettere a frutto le risorse, nazionali ed europee, che pur ci sono. Non esistono bacchette magiche, ma affrontare questi nodi con politiche di lungo periodo, che pongano l’impresa al centro dei piani di sviluppo, è una scelta che non può essere rinviata”.

Al centro del focus c’è stato l’andamento dell’economia territoriale nel contesto di quella italiana e internazionale, in uno con il confronto sulle possibili prospettive future. All’incontro, moderato dal direttore degli industriali Rosario Branda, sono intervenuti il sindaco di Cosenza Franz Caruso, il prefetto Vittoria Ciaramella, la presidente della Provincia Rosaria Succurro, la consigliera regionale Luciana De Francesco, i presidenti di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli, di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante, di Unindustria Calabria Aldo Ferrara che ha posto l’accento sull’agenda Calabria messa a punto con il Centro studi Confindustria sulle priorità utili a colmare i gap territoriali ed a sconfiggere nuove sacche di povertà. “Di certo i livelli essenziali di prestazione di cui si parla a proposito di autonomia differenziata e la relativa copertura finanziaria – ha detto Ferrara – saranno al centro del dibattito e saranno determinanti per la sopravvivenza di molte aree”.

“Il Pnrr – ha detto il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli – è fondamentale, ma dall’analisi delle attività fatte finora si evince che forse un sistema fatto con bandi competitivi, che mette in diretta concorrenza città del Sud e del Nord Italia, probabilmente non è quello più giusto se non vi è un accompagnamento adeguato per le città meridionali. Se pensiamo alla Calabria, dove 180 Comuni su 400 sono in dissesto, capiamo quanto possa essere difficile attuare quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ci auguriamo che il Governo trovi nuove soluzioni e spero si faccia in fretta, altrimenti il divario tra Nord e Sud, che secondo Svimez è in aumento, non sarà recuperato”.

“Le amministrazioni periferiche non sono dotate di personale tecnico per avviare le pratiche con celerità e questo è un pericolo altissimo” – ha sottolineato il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante. “I soldi del Pnrr sono la nostra ultima possibilità per recuperare il gap. Infrastrutture, trasporti e turismo sono ambiti essenziali dove spendere bene i soldi, perché sbagliare ora significa sbagliare per sempre”. Le conclusioni del seminario sono state affidate al vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Alfredo Antoniozzi. “L’Europa si è presa qualche tempo in più per valutare alcuni dei progetti presentati prima della nascita di questo Governo – ha sostenuto Antoniozzi parlando con i giornalisti – ma questo esecutivo sta lavorando per risolvere i problemi residui. La necessità, però, di rimettere a posto alcuni progetti credo sia doverosa. Non ci sono rischi legati alla spesa, c’è solo un Governo serio che sta lavorando per portare a compimento le opere che riguarderanno l’Italia e la Calabria”.

Secondo le previsioni di quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali è solo nel 2024 che l’inflazione totale tornerà più vicina alla soglia del +2% annuo, valore cui aspirano le banche centrali. A confermarlo è anche uno documento del Centro studi Confindustria da cui si evince che per tutto il 2023 si faranno ancora i conti con un’inflazione alta sebbene in diminuzione. Secondo le stesse analisi previsionali, l’andamento del Pil italiano nel 2023 (+0,4%) appare in netto rallentamento rispetto alla media del 2022. Ma è più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si prevedeva una variazione annua nulla dell’economia italiana. Nel 2024, invece, grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si registrerà una dinamica migliore anche in Italia (+1,2% annuo). (rcs)

L’APPELLO DI BONOMI E OCCHIUTO DA RC:
«CHIEDIAMO IL RIGASSIFICATORE A GIOIA»

Dall’Assemblea di Unindustria Calabria, a Reggio, che ha visto la partecipazione di presenza del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, emerge chiaro il problema energetico nella regione, con tutte le sue contraddizioni. Il presidente della Regione Roberto Occhiuto non le manda a dire, a proposito del progetto (scellerato) di attuare l’autonomia differenziata che, nel fare felici le regioni settentrionali, penalizzerà tutto il Mezzogiorno. «Sulla questione energia – come ho detto anche a Capri, facendo una battuta sull’autonomia differenziata che vogliono molti presidenti del Nord – dobbiamo fare riferimento a quello che è scritto nella Costituzione, e cioè che i livelli essenziali delle prestazioni, i diritti, devono essere assicurati con uniformità in tutto il territorio nazionale. E quando la capacità fiscale delle Regioni non è sufficiente a farlo, allora interviene la perequazione. Se dopo la perequazione c’è qualche Regione che ha capacità fiscale ulteriore, ben venga per queste Regioni la possibilità di dare ulteriori servizi ai cittadini».

«Perché – ha detto Occhiuto – il tema dell’autonomia differenziata e delle risorse prodotte nelle Regioni non deve valere pure per l’energia? In Calabria produciamo il 42% di energia da fonti rinnovabili. Se aggiungiamo anche l’idroelettrico e altre fonti non fossili, abbiamo una produzione di energia pulita superiore al consumo dei calabresi. La Lombardia produce il 13% di energia da fonti rinnovabili. Allora, vogliamo farlo il federalismo differenziato? Facciamolo anche sull’energia, stabiliamo che se una Regione ha investito sulle rinnovabili è giusto che i cittadini e le imprese ne abbiano vantaggio. Perché se non rendiamo conveniente questo investimento è difficile che si inducano i decisori politici a sviluppare le rinnovabili. Quindi dobbiamo creare un rapporto tra ciò che si produce in termini di rinnovabili e ciò che è beneficio per la cittadinanza».

Se il rigassificatore di Gioia Tauro – ha aggiunto il Presidente Occhiuto trovando concorde Bonomi – l’avessero fatto 7 o 8 anni fa, oggi il tema dell’energia ci sarebbe, ma non sarebbe così grave, perché quel rigassificatore avrebbe prodotto un terzo del gas che noi prima importavamo dalla Russia. Su questa cosa, noi, il governo regionale, ma anche Unindustria e il presidente Bonomi, siamo intervenuti mesi fa, prima che il problema dell’energia fosse così gigantesco». Quindi Occhiuto e Bonomi insistono sulla necessità di realizzare al più presto il rigassificatore a Gioia Tauro.

«Ho parlato – ha detto Occhiuto – con Cingolani il quale dice, giustamente, che un rigassificatore galleggiante si fa in sei mesi per cui ora, siccome il tema è l’autonomia in tempi brevi, il rigassificatore galleggiante è un intervento da preferire rispetto al rigassificatore terreste che potrà essere realizzato in 4 anni. Quello che sta succedendo oggi ci dovrebbe insegnare che il tema dell’autonomia e dell’indipendenza energetica noi l’avremo anche fra 3 o 4 anni. Allora il rigassificatore io lo chiedo con forza al governo e sono contento che insieme a me lo chieda anche Confindustria, anche perché connesso all’intervento sul rigassificatore c’è la piastra del freddo che ci potrebbe consentire di sviluppare davvero l’area retroportuale di Gioia Tauro attraverso un grande distretto dell’agroindustria. La nostra Regione potrebbe diventare l’hub di un grande distretto dell’agroindustria di tutto il Mezzogiorno, di un distretto che comprenderebbe dalla Campania fino alla Sicilia. Si tratta di un investimento strategico per l’Italia».

Il presidente di Confindustria Bonomi ha espresso con convinzione la posizione degli industriali a proposito del Mezzogiorno: «C’è stata una interpretazione al voto del 25 settembre che ha dato una correlazione univoca che è quella che nel Sud basta incrociare i dati del reddito di cittadinanza con l’elettorato per capire qual è il modello di sviluppo che vuole il Sud. Tutti dicono quindi che il Sud è assistenzialista. Anzi, che su questo punto serve ancora più spesa pubblica. Per me è un errore capitale. Basta con questa narrazione». Il Sud – secondo Bonomi – non chiede come ricetta unica assistenzialismo, ma semplicemente ci si aggrappa se è l’unica ricetta che si propone. Se non diamo un altro modello, un altro progetto di sviluppo, non cambierà nulla. Lo chiederemo al prossimo Governo rispetto al Mezzogiorno. Serve una strategia che vada oltre i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Serve una strategia di medio-lungo periodo che addirittura vada oltre questa legislatura. Un piano, almeno decennale, per lo sviluppo del Sud, fatto per risorse per scuola, Università, di affiancamento delle reti territoriali di ricerca, che esistono già.
«Chiederò al nuovo Governo – ha rimarcato il capo degli industriali italiani – che si costituisca una squadra non di politici, ma di persone con speciali competenze per un progetto che definirei ItaliaSud 2032. Basta con l’idea che il Mezzogiorno si possa sviluppare solo con l’assistenzialismo. Ci sono delle grandi eccellenze. In Calabria non manca nulla, cultura, storia, Università. Le grandi imprese si sviluppano accanto alle grandi università. C’è tutto per far bene e noi non accetteremo che non ci sia l’idea di un piano di sviluppo ItaliaSud 2032. E qui, come nel resto d’Italia c’è un grande ceto imprenditoriale, tanto che nel prossimo Cda del Cnel indicheremo come rappresentante di Confindustria il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara».

All’Assemblea di Unindustria Calabria (che si è svolta al Museo archeologico nazionale di Reggio, dove sono custoditi dei Bronzi, ha introdotto il tema “Destinazione Calabria” il presidente degli industriali reggini ing. Domenico Vecchio. Il dibattito è stato moderato dal giornalista Piero Gaeta della Gazzetta del Sud. (rrc)

 

Unindustria contesta ipotesi proroga blocco licenziamenti: colpo alle imprese

Unindustria Calabria, per voce del suo presidente Aldo Ferrara, contesta l’ipotesi di proroga del blocco dei licenziamenti deciso dal Governo.

Secondo Ferrara, «la norma prevista dal Ministro del lavoro Andrea Orlando, al decreto sostegno bis che proroga inaspettatamente e ulteriormente al 28 Agosto il blocco dei licenziamenti è un colpo basso alle imprese e rileva criticità sia nel merito che nel metodo».

«Se è vero come è vero che – continua Ferrara- viene meno il bilanciamento fondato su un patto durato oltre un anno per cui lo Stato ha limitato la recedibilità dal rapporto di lavoro, ma si è fatta carico del costo del lavoro con il riconoscimento della cassa integrazione emergenziale, è da rilevare che il blocco riguarda anche le imprese che dopo il 30 giugno utilizzeranno la Cig ordinaria, pur con uno sconto sulle addizionali.

«Ma la cosa davvero inaccettabile – sottolinea Ferrara – è che un provvedimento così delicato in un momento difficilissimo per il sistema delle imprese è giunto inaspettato e senza preavviso senza essere discusso ufficialmente con le parti sociali.  Insomma, un cambio di rotta impresso dal Ministro del Lavoro che provoca disorientamento tra le imprese, in un momento come quello attuale, nel quale la condivisione delle scelte in campo economico dovrebbe rappresentare un valore fondamentale per poter assicurare la ripresa ed avviare il rilancio delle attività produttive e la loro riorganizzazione». (ed)